Alla ricerca di un equilibrio tra inflazione e domanda dei consumatori

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La lista dei rischi per gli investitori continua a crescere, ma i principali continuano a riguardare inflazione e tapering. Le pressioni sui prezzi continuano a montare data l’impennata dei prezzi dell’energia – compresa la domanda di gas e carburante in Europa – i colli di bottiglia lato offerta non sembrano essere risolti, le scorte si stanno esaurendo e la domanda repressa continua a dispiegarsi di pari passo con la riapertura dell’economia. Si parla sempre più spesso di pressioni sui prezzi in aumento e anche un elemento di questo tipo sta contribuendo ad intensificare i dibattiti sul tapering, con anche le Banche centrali ormai consapevoli che queste pressioni potrebbero durare più a lungo di quanto inizialmente previsto. La Fed ha indicato che “una moderazione nel ritmo degli acquisti di asset potrebbe presto essere giustificata”, annuncio che potrebbe prendere forma a novembre.

Le analisi mostrano un potenziale primo rialzo dei tassi già alla fine del 2022 negli Stati Uniti. Allo stesso modo, la Banca d’Inghilterra ha incrementato la propria previsione d’inflazione di fine anno al 4%, lasciando anche intendere un possibile rialzo dei tassi l’anno prossimo. La Banca centrale norvegese è diventata la prima Banca centrale europea ad aumentare il proprio tasso principale. Non pensiamo che questo sarà un reale problema in grado di mettere in discussione la ripresa. Gli aggiustamenti saranno graduali e anticipati dai mercati, i rendimenti sono balzati a livello globale e sono tornati ai livelli di giugno, con il gilt a 10 anni che ha raggiunto il suo massimo livello toccato negli ultimi due anni dopo l’intonazione più hawkish della BoE. Ci aspettiamo che i rendimenti continuino a salire di pari passo con il processo di normalizzazione della politica monetaria, il dispiegamento della traiettoria di ripresa e la persistenza delle pressioni inflazionistiche. Crediamo ancora che l’inflazione possa essere un fenomeno transitorio, ma è probabile che rimanga ancorata ad un livello più alto prima di iniziare la fase calante verso un processo di stabilizzazione.

Nonostante i segnali di rallentamento, la ripresa economica rimane sulla buona strada. Abbiamo probabilmente superato il picco di crescita, ma pur decelerando, pensiamo che rimarrà ad un livello elevato. L’attività manifatturiera rimane forte e il settore dei servizi, che ha sofferto delle preoccupazioni legate alla diffusione della variante delta durante l’estate, ha ancora margine di recupero e può riprendere la crescita. Il sostegno fiscale continua ad essere ampio con il pacchetto bipartisan di infrastrutture da 1 trilione di dollari e il piano di bilancio da 3,5 trilioni di dollari che si concentra sulle infrastrutture “soft” attualmente in discussione alla Camera dopo essere stato approvato il mese scorso al Senato. La necessità di un aumento del limite del debito pubblico è attualmente in discussione al Congresso, ma il Tesoro ha preso provvedimenti per fornire i fondi necessari nel frattempo. In Europa, i paesi continuano a ricevere le prime tranche di denaro dall’European Recovery Fund da 750 miliardi di Euro. C’è ancora molta liquidità e domanda repressa da impiegare, e la solidità della domanda e della spesa da parte dei consumatori dovrebbe continuare a sostenere la ripresa.

In linea generale ci aspettiamo una forte crescita economica nonostante una fase di decelerazione, con un forte sostegno da parte delle Banche centrali e della spesa pubblica. Le valutazioni rimangono a livelli elevati, ma crediamo che la crescita degli utili continuerà a sostenere il mercato nei prossimi mesi.