La BCE non seguirà la Fed nel rinunciare alla visione dell’inflazione transitoria

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La Fed ha iniziato ad aggiustare la sua visione sull’inflazione. L’evidenza ha costretto il presidente della Fed Powell a rinunciare a etichettare l’inflazione come “transitoria”. A novembre il dato complessivo per l’euro zona è balzato ad un massimo del 4,9% rispetto allo scorso anno. Gli aumenti dei prezzi si stanno diffondendo in diversi settori e ad ottobre i prezzi alla produzione sono avanzati del 21,9% su base annua. Considerando anche i prezzi delle importazioni in aumento (8,2% anno su anno a settembre), è evidente che sta emergendo un’ulteriore pressione inflazionistica.

Tuttavia è improbabile che la BCE segua il cambiamento della retorica sull’inflazione della Fed nella riunione del 16 dicembre. I funzionari della BCE hanno infatti continuato a sottolineare che continuano a valutare l’attuale picco di inflazione come transitorio per la ben nota trinità legata all’effetto base (confronto con il dato molto basso dell’anno precedente), ai prezzi energetici più alti e ai colli di bottiglia nella produzione. Per il resto, le pressioni salariali sono ancora contenute e le aspettative di inflazione ancorate. Tuttavia, la BCE dovrà aggiornare le sue proiezioni d’inflazione e i membri del Consiglio direttivo sottolineano sempre di più i rischi al rialzo, con gli effetti di secondo ordine come un segnale chiave da monitorare. In conclusione, un rialzo dei tassi nel 2022 è ancora altamente improbabile, ma il nostro scenario base di tassi invariati nel 2023 è sempre più a rischio.