Due scenari di rischio per la Fed

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Durante il FOMC dello scorso 16 marzo, la Fed ha alzato i tassi di 25 punti base, segnalando che questo sarà probabilmente un ciclo di inasprimento molto più veloce di quello successivo alla crisi finanziaria globale. L’obiettivo della Fed rimane quello di ridurre l’inflazione da un livello storicamente alto, in un contesto di solido mercato del lavoro e robusta domanda dei consumatori a seguito della pandemia.

Dalla svolta falco della Banca Centrale alla fine dello scorso anno, il mercato del lavoro e l’inflazione sono risultati più solidi del previsto, richiedendo un’azione più urgente. Riteniamo improbabile che l’inflazione rallenti senza un decisivo intervento politico, visione sempre più condivisa dai membri del FOMC: lo dimostra il fatto che si è passati da una previsione di tre aumenti dei tassi di interesse nella riunione di dicembre, ai sette di marzo.

La svolta falco del FOMC potrebbe intensificarsi. Il Presidente Jerome Powell non ha escluso la possibilità di aumentare i tassi di 50 pb invece di 25 pb nel corso di quest’anno, qualora ce ne fosse bisogno, cioè se l’inflazione dovesse persistere a un livello più alto delle attuali proiezioni del FOMC. I dot plot di marzo hanno rivelato che sette partecipanti al FOMC prevedono più di sette rialzi quest’anno. Questo suggerisce un sostegno più ampio per un’azione politica più incisiva e aumenta le possibilità di un aumento di 50 pb in una delle prossime riunioni.

La crescente incertezza influenza le previsioni

Il Summary of Economic Projections (SEP) ha mostrato che la Fed si aspetta una crescita sostanzialmente più lenta quest’anno, probabilmente riflettendo l’effetto della stretta della politica monetaria così come l’aumento dell’incertezza sull’economia statunitense, mentre l’invasione russa dell’Ucraina agita i mercati delle materie prime e genera ulteriori interruzioni nelle catene di approvvigionamento, già sotto pressione a causa della pandemia.

Allo stesso tempo, ha rivisto significativamente al rialzo le previsioni sull’inflazione, riconoscendo un ampliamento delle pressioni sui prezzi al di là delle interruzioni legate alla pandemia. Pensiamo che questo cambiamento di valutazione delle dinamiche dell’inflazione sia fondamentale per capire la svolta della Fed e la sua decisione di inasprire la politica quest’anno. Un altro punto chiave del SEP è che il FOMC intende spostare la posizione della politica monetaria da accomodante a neutrale e poi a leggermente restrittiva prima della fine del prossimo anno, un altro segno che intende muoversi a un ritmo veloce.

Le difficoltà della Fed

A nostro avviso, una politica monetaria più stretta è necessaria per controbilanciare l’elevata inflazione e un mercato del lavoro in agitazione. I prezzi globali delle materie prime sono aumentati rapidamente, e le tensioni geopolitiche rischiano di mettere ulteriormente a dura prova le catene di approvvigionamento. Entrambi implicano rischi al rialzo per le prospettive di inflazione. Inoltre, la guerra russo-ucraina e le sanzioni che ne sono seguite hanno pesato sulle condizioni finanziarie e causato una significativa volatilità del mercato, rappresentando un nuovo vento contrario alla crescita. Anche se l’economia statunitense è meglio isolata da questi rischi rispetto ad altri mercati sviluppati, non può operare nel vuoto e sarà probabilmente colpita in caso di rallentamento della domanda globale, cosa che Powell ha riconosciuto durante la conferenza stampa del FOMC di marzo.

Tutto sommato, pensiamo che quest’anno l’economia USA affronterà più rischi al rialzo per l’inflazione che al ribasso per la crescita. Ciò porterebbe la Fed a mantenere una posizione restrittiva e aumenti regolari dei tassi, a meno di un brusco calo della crescita o dell’inflazione.

Scenario base: un’uscita ordinata dalla politica accomodante

Il nostro scenario di base è che l’economia statunitense avrà probabilmente un’uscita ordinata dall’attuale politica accomodante, evitando una recessione. Tuttavia, la Fed dovrà essere paziente nel far scendere l’inflazione: a nostro avviso, l’inflazione al 2% (l’obiettivo formale della Fed) non sarà probabilmente raggiungibile fino alla fine del 2023.

Due rischi potenziali

Vediamo due potenziali scenari di rischio per la Fed. Nel primo, un atterraggio economico morbido sfugge alla banca centrale. Avendo aspettato a restringere fin quando l’inflazione fosse già alta, il FOMC potrebbe dover aumentare i tassi di interesse a un ritmo più veloce di quanto sarebbe coerente con un moderato rallentamento della domanda e l’indebolimento dei mercati del lavoro. Il rallentamento della domanda in Europa (e a livello globale) con la guerra tra Russia e Ucraina aggraverebbe questo rischio.

Nel secondo scenario di rischio, il mercato del lavoro in subbuglio, la forte domanda di consumo e i molteplici shock dal lato dell’offerta che hanno spinto l’inflazione più in alto potrebbero causare un aumento delle aspettative di inflazione. Infatti, i recenti dati sui consumatori indicano che mentre le aspettative di inflazione a lungo termine rimangono stabili, le aspettative a breve termine si sono spostate significativamente più in alto. Senza un forte inasprimento della politica della Fed, le aspettative di inflazione a lungo termine potrebbero anche aumentare, con il risultato che una maggiore inflazione si radicherebbe nell’economia.