Le implicazioni del conflitto in Ucraina per i mercati

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I mercati hanno reagito in modo molto logico all’invasione russa dell’Ucraina, focalizzandosi soprattutto sui titoli direttamente impattati dalle sanzioni o che rischiano di essere colpiti da sanzioni future.

Che questa sarà una breve incursione è ora un risultato meno probabile di quanto si sperasse. Ciò significa che i problemi alle catene di approvvigionamento e le pressioni inflazionistiche probabilmente persisteranno più a lungo. Lo vediamo già riflesso nei mercati del petrolio, ma ci aspettiamo che questi impatti riguarderanno anche altri mercati, come il grano e altri prodotti provenienti dall’Ucraina e dalla Russia.

In generale, per quanto riguarda il reddito fisso, T. Rowe Price si trovava in una posizione di rischio piuttosto bassa all’inizio di questa crisi, il che ci potrebbe dare l’opportunità di trarre potenziale vantaggio dalle dislocazioni che potrebbero verificarsi nei prossimi mesi. I mercati stavano già diventando più volatili prima di questo evento e ci aspettiamo che il conflitto aggravi la situazione.

Tra gli effetti più ampi di questo conflitto, le problematiche legate alle catene di approvvigionamento e le pressioni inflazionistiche saranno le più rilevanti per molti investitori a livello globale. Queste molto probabilmente complicheranno il ruolo già molto complesso che le banche centrali si trovano a svolgere: cercare di combattere l’inflazione.

Le aspettative prima di questo conflitto prevedevano che gran parte delle banche centrali dei mercati sviluppati iniziassero ad alzare i tassi nel breve periodo, ad esempio la Fed a marzo.

Gli avvenimenti degli ultimi giorni quasi certamente complicheranno il quadro per i banchieri centrali. Ciò renderà difficile progettare un soft landing, un compito arduo in quasi tutti i contesti di mercato.

A questo punto riteniamo che le banche centrali procederanno come stabilito e che i tassi inizieranno a salire a marzo. Il contesto sarà più difficile da prevedere nel corso dell’anno e dipenderà probabilmente dal modo in cui evolverà il conflitto.

Cosa aspettarci guardando avanti

Stiamo monitorando diverse aree che potrebbero potenzialmente innescare un’escalation, ovvero gli sviluppi riguardo alla fornitura di gas e petrolio da parte della Russia e il rispetto dei trattati della NATO da parte russa: Mosca ha segnalato di volerli rispettare, ma qualsiasi segnale di cambiamento in tal senso sarebbe fonte di preoccupazione.

Prima del conflitto i tassi di interesse stavano per muoversi al rialzo e gli spread creditizi si stavano leggermente ampliando. Si tratta di movimenti logici, basati sul fatto che le banche centrali stavano rimuovendo le loro politiche monetarie ultra-accomodanti, che sono state operative per tutto il corso della pandemia di Covid-19.

I dati su crescita e inflazione sono stati estremamente solidi, rendendo la svolta delle banche centrali sensata. Uno dei risultati di un tale cambiamento sul fronte delle politiche è stato l’aumento della volatilità. Periodi del genere possono generare dislocazioni di prezzi e opportunità di acquisto.

Nell’ultimo periodo i rendimenti dei Treasury USA nel range 2%-2,5% e gli spread dei bond high yield attorno ai 500 punti base sono stati estremamente interessanti per i nostri clienti. Ci aspettiamo che questi livelli verranno raggiunti di nuovo nel corso dell’anno. Di conseguenza, ciò potrebbe contribuire a far crescere l’interesse per le obbligazioni nel corso del 2022.