L’inflazione aggiunge combustibile all’incendio sui mercati

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Mentre l’aggressione russa in Ucraina continua, il rischio di un’ulteriore escalation crea inquietudine tra gli investitori. L’impennata dei prezzi dell’energia è al centro delle vulnerabilità economiche. Con gli acquirenti che rifuggono il petrolio russo e il Segretario di Stato USA che ha addirittura pensato a un divieto nel corso del fine settimana, le preoccupazioni per la scarsità di fonti energetiche hanno spinto il prezzo del Brent vicino ai 130 dollari USA. Anche i prezzi del grano, dell’alluminio e del carbone sono saliti. Le pressioni sui prezzi sono aggravate dal rischio crescente di interruzioni della catena di approvvigionamento, dato che le aziende russe sono tagliate fuori dal circuito finanziario e il traffico merci è ridotto.

La conseguente spinta stagflazionistica sta intensificando i dubbi delle banche centrali. La BCE vuole evitare un errore politico come nel 2011, quando alzò i tassi prematuramente. Tuttavia, con l’inflazione che continua a superare il 5,8% a febbraio e le aspettative di un ulteriore aumento, la BCE è pronta ad annunciare la fine del programma PEPP. Ciò nonostante, l’elevata incertezza geopolitica le impedirà probabilmente di fissare una qualsiasi data per la fine del programma APP ed il rialzo dei tassi. La Fed è ancora sulla buona strada per definire la prossima settimana il primo rialzo dei tassi dal 2018, incoraggiata dal positivo rapporto sul mercato del lavoro di pochi giorni fa (con un incremento di 678k unità nell’occupazione non agricola a febbraio) e dall’inflazione di febbraio che probabilmente si confermerà intorno all’8%.