Simbiosi industriale: un approccio collettivo per l’economia circolare

-

Dal 2015 al 2021 il consumo mondiale dei materiali è cresciuto di circa il 13%, più della crescita della popolazione che è stata dell’8% e poco meno della crescita annua del PIL mondiale del 2,2%, a fronte di una crescita annua del consumo di materiali dell’1,9%. Entro il 2050 consumeremo tra le 170 e le 184 Gt di materiali ogni anno. Bisogna aumentare la circolarità dell’economia per dissociare la prosperità dal consumo di risorse naturali.

Il rapporto IRP Global Resources Outlook 2019 afferma che, al ritmo attuale, entro il 2050 ci sarà bisogno delle risorse di tre pianeti; da una società di tipo “produzione-consumazione-scarto” si dovrà necessariamente passare a un’economia a zero emissioni di carbonio, libera da sostanze tossiche, sostenibile da un punto di vista ambientale e totalmente circolare entro il 2050. La circolarità per essere tale, però, deve essere integrata in tutte le fasi della catena del valore: dalla produzione fino al consumatore.

Nel 2020 la CE ha adottato un ambizioso pacchetto sull’economia circolare per incentivare le imprese verso modelli più sostenibili, caratterizzati da un maggior grado di “circolarità“ dell’economia locale, promuovendo un approccio integrato, attraverso la collaborazione e le opportunità di sinergia disponibili tra le organizzazioni di uno stesso distretto. Già nel piano d’azione dell’Unione Europea del 2015 la Commissione aveva incluso la simbiosi industriale come parte integrante della politica industriale e ambientale dell’UE.

A tal proposito L’ENEA sta lavorando da tempo per rafforzare le competenze di regioni ed enti locali su questi temi, attraverso: linee guida tecniche per la simbiosi industriale, linee guida tecniche per il recupero di materiali, linee guida tecniche per la produzione di biogas e compost da rifiuti organici, linee guida tecniche per l’efficienza energetica degli impianti di trattamento reflui, strumenti per il calcolo delle emissioni ammoniacali in agricoltura e zootecnica, un rapporto sulle tecnologie di produzione di biogas e gas di sintesi da PMI agricole, zootecniche e agroindustriali.

Con il modello di simbiosi industriale si fa riferimento all’interazione tra i diversi stabilimenti con l’obiettivo di massimizzare il riutilizzo di risorse, normalmente considerate scarti, e la condivisione di conoscenza e competenze tra aziende diverse, con importanti benefici sia a livello economico che ambientale. Da un punto di vista economico, le imprese traggono vantaggio, evitando i costi di smaltimento, ottenendo ulteriori ricavi dalla vendita dei sottoprodotti e acquistando risorse più economiche e, da un punto di vista ambientale, si riduce il consumo di risorse e l’impatto sul territorio.

Uno dei casi più emblematici e conosciuti di simbiosi industriale è quello dell’eco-parco di Kalundborg in Danimarca, dove questo processo è nato spontaneamente a partire dagli anni ’60, a seguito della necessità – da parte di alcune aziende – di trovare una soluzione alternativa per l’approvvigionamento dell’acqua. Sei imprese, un impianto di produzione di energia elettrica, una raffineria di petrolio, una società biotecnologica, una società di prodotti da costruzione, una società di gestione dei rifiuti e l’amministrazione locale, hanno iniziato a cooperare, traendo dei vantaggi comuni attraverso uno stile di gestione aperto, in un clima di fiducia reciproca. Inizialmente, la simbiosi era rivolta al solo approvvigionamento delle risorse idriche, con il passare del tempo, e con la fortificazione dei collegamenti, iniziarono i primi scambi di materiali e risorse energetiche. Nel 1996 nasce il Kalundborg Symbiosis Center, un cosiddetto “matchmaker” per fronteggiare i problemi di gestione, coordinazione e allargamento della rete di simbiosi con nuovi partecipanti. Nel 2015, inoltre, viene fondato il Symbiosis Center Denmark con lo scopo di favorire l’economia circolare attraverso la ricerca di potenziali cooperazioni tra impianti, favorendo gli incontri tra diverse società e facendo da mediatore per portare a termine gli accordi.

Il secondo caso di successo lo troviamo in Francia, a Dunkirk, dove si trova un’area altamente industrializzata di aziende metallurgiche, chimiche e petrolchimiche, energetiche, alimentari e logistiche che per anni hanno generato alti livelli di inquinamento; in questa località nel 2001, nasce la fondazione Écopal con l’obiettivo di promuovere progetti di economia circolare in un’ottica di riduzione dell’impatto ambientale dei processi produttivi. Ad accelerare la nascita di progetti di simbiosi è stata, soprattutto, la difficoltà – da parte delle imprese – di gestire efficacemente i rifiuti secondo le normative, gli elevati costi di smaltimento e la mancanza di adeguate informazioni per una corretta gestione. Grazie al modello di simbiosi, dal 2007 al 2009 si è riusciti ad avere informazioni su input e output di materiale da 147 società diverse, corrispondenti a informazioni su 5000 flussi di materie prime, energia, rifiuti, sottoprodotti e liquami. Nel 2018 è stato rilevato che più di metà delle iniziative previste dal piano sono state realizzate e diverse proposte legislative sono state riviste, includendo misure concrete per incentivare la simbiosi industriale.

Il tema dell’economia circolare non è solamente un tema ambientale, ma richiede una politica industriale ed energetica. A livello nazionale l’ENEA si è fatta promotrice della costituzione della prima rete italiana di simbiosi industriale, SUN – Symbiosis Users Network, che attualmente riunisce 39 partner tra Università, Istituzioni politiche, Enti di ricerca, Società private, reti tecnologiche ed Enti locali. La rete SUN si propone come riferimento italiano per gli operatori che vogliono applicare la simbiosi industriale, a livello industriale, di ricerca e di territorio.

Il 4° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia, presentato dal CEN, evidenzia che nella classifica complessiva dei trend di circolarità delle principali cinque economie dell’UE, l’Italia si conferma prima con 20 punti. Questo evidenzia che siamo il Paese più virtuoso in Europa in merito all’economia circolare, ma questo non deve assolutamente far decelerare tale processo, anzi l’evoluzione del contesto geopolitico impone di accelerarlo per ridurre la dipendenza strutturale del nostro Paese dall’approvvigionamento di materie prime estere e raggiungere gli obiettivi che l’UE si è prefissata per salvaguardare il nostro Pianeta.