Efficienza energetica: le normative e gli incentivi a disposizione delle imprese
Crediti di imposta, bonus e contributi a fondo perduto per le imprese: negli ultimi due anni sono cresciute sensibilmente le nuove misure messe a disposizione dal Governo volte a promuovere la produzione di energia green e contrastare le attuali criticità sul fronte energetico.
E’ sempre più evidente, vista anche la complessa situazione internazionale, la debolezza strutturale del nostro Paese lato approvvigionamenti energetici: la dipendenza dalle nazioni estere è un fattore di rischio per l’intero sistema produttivo. Diventa necessario accelerare la transizione verso le energie rinnovabili e l’adozione di modelli per l’efficientamento energetico delle nostre industrie.
Questa rinnovata esigenza ha trovato risposta in un variegato ventaglio di incentivi fiscali e manovre politico-economiche, sia a livello nazionale che europeo. La maggior parte delle quali, seppur con qualche modifica, sono state prorogate anche nel 2022.
Oltre all’Ecobonus e al Superbonus rivolti al settore privato, per il comparto industriale sono stati prorogati sia il Credito d’imposta per i beni strutturali, sia i certificati bianchi che il Conto Termico.
Dal punto di vista degli incentivi, i certificati bianchi – entrati in vigore ormai nel lontano 2005 – si posizionano sicuramente come il più longevo e utilizzato strumento per l’efficienza energetica: ognuno di essi corrisponde ad una tonnellata equivalente di petrolio (c.d. TEP). Trattandosi di titoli negoziabili, cumulabili tra loro oppure con altri incentivi, una volta rilasciati possono essere scambiati e valorizzati dalle aziende sulla piattaforma di mercato gestita dal GME (Gestore dei mercati energetici) o attraverso contrattazioni bilaterali. Perché ciò avvenga, tutti i soggetti ammessi al meccanismo sono inseriti nel Registro Elettronico dei Titoli di Efficienza Energetica del GME.
Secondo l’ultimo rapporto del GME datato 11 marzo 2022, nell’anno 2021 si è registrato un forte utilizzo del meccanismo con esiti sorprendenti: 1.170.000 certificazioni portate a termine, con un 50% di adesioni ex novo e un 86% di titoli solo per il settore industriale. Al contempo, sul sito del MITE (Ministero per la transizione ecologica), è già evidente come la mole di nuove richieste di certificazione da parte delle imprese nel primo trimestre del 2022 profili dei risultati ancora più performanti nel corso di quest’anno.
La misura del Credito d’imposta per i beni strutturali, prorogata con la legge di bilancio 2022, ha subito diverse modifiche. In particolare, la proroga (fino al 2025) investe esclusivamente i beni materiali e immateriali denominati “4.0”, escludendo tutti gli interventi strumentali c.d. “Ordinari” per i quali resta in vigore l’attuale disciplina prevista fino al 2022. Per quanto riguarda quest’ultimi, infatti, l’aliquota del credito prevista è il 6%, mentre il termine perentorio per l’approvazione del progetto e la consegna resta il 31 Dicembre 2022. Un’ulteriore modifica sostanziale dell’incentivo risiede nella rimodulazione delle aliquote assegnate ai beni “4.0” a partire dal 2023: 20% del costo per investimenti fino a 2.5 milioni di Euro, 10% per investimenti compresi tra 2.5 e 10 milioni, e 5% per investimenti superiori a 10 milioni, con un tetto massimo di 20 milioni di Euro.
Anche il Conto Termico, contenuto sempre nella legge di bilancio, si dimostra un aiuto più che sostanziale per pubbliche amministrazioni, aziende e privati che vogliano intraprendere interventi mirati per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e impianti di piccola dimensione. Lo stato mette a disposizione di chi ne faccia richiesta un fondo di 900 milioni, di cui 200 destinati esclusivamente alle pubbliche amministrazioni. Sulla scia della spinta europea infatti, il conto termico si posiziona tra quella serie di incentivi mirati a promuovere la produzione di rinnovabili “sul lungo termine”, così come si legge sull’informativa di Mario Draghi sulla crisi energetica. La diversificazione dell’approvvigionamento energetico è stato il punto centrale del documento rilasciato dalla Commissione Europea, il quale evidenzia, tra le altre cose, come la concentrazione di alcune materie prime, soprattutto in Cina, possa e debba essere contrastata con il capillare incentivo alla produzione di rinnovabili, oltre alla necessità di nuove politiche mirate ad ottenere nuove alleanze industriali. Insomma: pensare in piccolo, per poter pensare in grande.
Da non sottovalutare le misure specifiche previste per la promozione dell’efficientamento energetico e dell’economia circolare a vantaggio delle micro, piccole e medie imprese italiane: a partire dal 18 maggio potranno richiedere incentivi per realizzare investimenti innovativi legati a tecnologie 4.0, economia circolare e risparmio energetico. Si tratta di un aiuto che mette a disposizione delle organizzazioni circa 678 milioni di euro di finanziamenti garantiti dal programma d’investimento europeo React-Eu e dai Fondi di coesione.
Si delinea così un piano strategico volto a sostenere le imprese in questa delicata fase di transizione energetica dettata anche dalle contingenze geopolitiche. Gli scenari politici attuali hanno reso più evidente come sia necessario investire in efficienza energetica e produzione da fonti rinnovabili per contrastare le incertezze del mercato. Ed è ancora più chiaro come la sostenibilità abbracci l’economia: la competitività del nostro sistema Paese dipende da questo.