L’indipendenza dal gas russo e le nuove opportunità di lavoro in Italia
Rilancio economico, nuovi posti di lavoro, indipendenza energetica e transizione green. Sono questi gli elementi chiave che potrebbero descrivere il periodo storico – molto complesso, anche in termini di approvvigionamento energetico – che stiamo vivendo. Non mancano, però, risvolti positivi in termini di occupazione, soprattutto per professionisti altamente qualificati.
“La crisi che stiamo vivendo in questi mesi a causa del conflitto in Ucraina e delle relative conseguenze – precisa Nunzia Sancineto, Area Manager della filiale Emiliana di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale altamente qualificato – rafforza l’esigenza della progressiva autosufficienza energetica poiché, come abbiamo visto, importiamo il 38% del fabbisogno di metano da Mosca e questo, a lungo andare, potrebbe rappresentare un grosso problema. Il nostro Paese si sta già muovendo e sono iniziati, a Ravenna e a Piombino, i lavori per realizzare nuovi rigassificatori, dai quali sembrerebbe passare la strada per l’indipendenza dalla Russia che, oggi più che mai, diventa di fondamentale importanza. Al di là degli aspetti geo-politici, però, c’è un impatto notevole anche a livello di occupazione e che non possiamo certamente trascurare”.
L’Emilia Romagna è, ancora una volta, la regione del rilancio e della ripartenza. All’interno del porto di Ravenna – già dotato di infrastrutture a mare per l’ormeggio di navi che trasportano gas liquefatto, lo stoccaggio e la sua rigassificazione e del collegamento a terra per l’immissione nella rete di distribuzione italiana agli utenti finali – verrà ormeggiata una nave di stoccaggio e rigassificazione galleggiante con una capacità di circa 5 miliardi di metri cubi (un valore pari a circa un sesto della quantità di gas che importiamo dalla Russia). Si tratta di un progetto di enorme portata, che richiederà l’impiego di nuove figure professionali da individuare a livello locale e nazionale.
Si cercheranno, in particolare:
- Responsabile HSEQ: è responsabile della corretta gestione della sicurezza dell’impianto sia in termini di sicurezza sul lavoro, sia a livello di controllo e prevenzione dei rischi legati alle attività dell’impianto. Si tratta di un ruolo di grande responsabilità a cui è riconosciuto uno stipendio che, in media, si aggira sui 50.000 euro annui.
- Electrical Engineer Cadet: è un tecnico qualificato addetto alla manutenzione e riparazione degli impianti elettrici e di automazione a bordo del terminale. E’ previsto un compenso annuo pari a circa 40.000 euro annui.
- Field Engineer: si occupa di coordinare e progettare la gestione dei lavori a bordo del terminale. Le posizioni entry level percepiscono uno stipendio lordo di 35.000 euro all’anno, mentre i lavoratori con più esperienza guadagnano fino a 55.000 euro.
“Ci sono – aggiunge Nunzia Sancineto – ottime opportunità anche per i progettisti (meccanici, elettrici e civili) e specialisti di Project Control che continuano ad avere occasioni di carriera interessanti, anche dal punto di vista economico. Come nel resto d’Italia, infine, prosegue quella che potremmo definire l’emergenza ingegneri. Un’emergenza ormai fortemente radicata nel nostro Paese ma che, in realtà, avrebbe due possibili soluzioni: la prima riguarda le aziende che dovrebbero creare dei piani di rientro dei cervelli andati all’estero magari subito dopo la laurea e che, dopo qualche anno lontano da casa, desiderebbero tornare; la seconda, invece, riguarda coloro che hanno intrapreso percorsi accademici in discipline economiche e che difficilmente guardano a settori diversi da quello bancario. Fuori dai percorsi classici, però, le opportunità non mancano”.