Una conferenza stampa confusa: reazione alla riunione del FOMC di luglio

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Con i tassi di interesse in area neutrale, nei prossimi meeting la Fed mira ad aumenti più graduali rispetto ai 75 punti base dell’ultima riunione. Tuttavia, il percorso di rialzo dipenderà dalla crescita dell’inflazione e dell’occupazione.

La percezione iniziale lasciava intendere un Powell con obiettivi più falco. Tuttavia, in questa riunione, non ha potuto fare a meno di tornare più volte sull'”ammorbidimento” dell’attività e sui primi segni di un possibile raffreddamento del mercato del lavoro. I dati economici danno segnali contrastanti ed è più difficile per Powell dare un messaggio chiaro. Nelle sue dichiarazioni ha fatto cenno al rallentamento dell’attività, spingendosi più in là di quanto previsto. Sembra che il rallentamento della crescita e i primi segnali di raffreddamento del mercato del lavoro stiano pesando. Avrei immaginato uno scenario simile quando il mercato del lavoro avesse rallentato in modo più significativo: è sorprendente che Powell si sia espresso in questo modo con oltre 350mila assunzioni al mese e l’IPC core allo 0,7% su base mensile.

Non credo che il cambio di tono sia saggio, dato che da giugno i dati si sono mossi al rialzo sia sul mercato del lavoro sia sull’inflazione. Ritengo che nelle prossime settimane correremo il rischio di dover rivalutare parte dell’ammorbidimento della Fed. Il 28 luglio guarderemo il PIL del secondo trimestre e, venerdì 29 luglio, l’indice del costo dell’occupazione.

Powell ha più volte accennato al fatto che il FOMC a settembre potrebbe dover procedere ad un altro aumento dei tassi di interesse insolitamente elevato. Tuttavia, a mio avviso, questo messaggio è stato smorzato dai discorsi sul rallentamento della crescita e sui primi segnali di raffreddamento del mercato del lavoro.

Ora che i tassi di interesse sono neutrali e che abbiamo avuto due aumenti sequenziali di 75 punti base, la Fed vorrebbe rallentare il ritmo degli aumenti, magari già a settembre, ma i dati potrebbero non permetterglielo. Un rallentamento della crescita delle assunzioni al di sotto delle 300mila al mese e un CPI core più vicino allo 0,4% su base mensile potrebbero eliminare questo ostacolo. La giustificazione sarebbe che, anche se il ritmo della stretta sta rallentando, un aumento di 50 punti base sarebbe comunque coerente con una stretta significativa e porterebbe la politica monetaria in territorio restrittivo. Entrambe le affermazioni sono vere, perché tra i segnali di un chiaro rallentamento del mercato del lavoro e dell’inflazione, le ragioni per mantenere il ritmo di rialzo a 75 punti base si ridurrebbero.

Tuttavia, dobbiamo stare attenti a non concludere che il naturale passo successivo ad un rialzo di 50 punti base a settembre sarebbe una pausa a novembre. Non credo che per quella data la Fed avrà avuto sufficienti prove che l’inflazione sia stata domata.

Su cosa devono concentrarsi gli investitori?

Powell ci ha fornito alcuni indicatori da tenere d’occhio in vista della riunione di settembre. La composizione del PIL (in particolare la spesa per consumi), l’inflazione salariale, l’IPC e i rapporti sul mercato del lavoro. Ha anche menzionato la divergenza tra le misure di crescita dei posti di lavoro a livello di buste paga e di famiglie. Quest’ultima misura è considerata molto inaffidabile dal Bureau of Labor Statistics che la produce, quindi, non credo sia saggio concentrarsi su di essa.