Come cambia la politica monetaria della Fed con il fallimento della SV Bank

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Nell’Eurozona l’inflazione scende con lentezza mentre sorprende l’inflazione “core”, in febbraio ha accelerato a 5,6%. L’inflazione si fa “appiccicosa” anche da noi e corrobora l’idea di una Banca Centrale Europea che nella prossima riunione aumenterà i tassi nella misura di cinquanta punti base.

Negli Stati Uniti le carte sono rimescolate dal dato sul lavoro. Le aspettative erano di un incremento mensile di 225.000, i nuovi occupati non agricoli sono stati oltre 311.000. Aumentano i posti di lavoro, aumentano (meno del previsto) le retribuzioni orarie medie, mancano 3,5 milioni di lavoratori rispetto alle proiezioni pre-Covid19, segnali di un’attività economica lontana dal raffreddamento, l’inflazione è ancora pericolosa.

Appuntamento a martedì 14, quando verrà pubblicato il nuovo dato di inflazione. La Fed vorrà vedere un allentamento nel mercato del lavoro prima di invertire la rotta della politica monetaria. Segnali economici non univoci complicano lo scenario, non ci sono bianco e nero ma diverse sfumature di grigio (non necessariamente cinquanta).

Il mercato del lavoro resta forte ma l’economia americana dà segni di rallentamento, è calato il Pil reale del quarto trimestre del 2022, 2,7% rispetto al 3,2% del trimestre precedente (tasso annuo), il settore manifatturiero ha messo in fila quattro mesi consecutivi dell’indice ISM sotto il valore di 50. Un’altra sfumatura di grigio è la fiducia dei consumatori misurata dall’Università del Michigan: dopo una costante diminuzione nel 2022, ha ripreso a salire nel febbraio 2023, è al livello più alto da oltre un anno ma i valori sono ancora prossimi a quelli del 2008 e 2009.

Ma anche il Congresso ha scompaginato le carte di Powell. Il presidente della Fed è uscito dall’audizione semestrale con un messaggio molto chiaro della politica: che non si renda responsabile, con errori di policy, nel rallentare o addirittura affossare la ripresa economica che la politica ha messo in moto con migliaia di miliardi di dollari di stimoli.

L’invito del Congresso alla prudenza nel maneggiare i tassi collide con la dichiarata priorità di abbassare l’inflazione anche a costo di indebolire il mercato del lavoro. Un atteggiamento conciliante, accondiscendente verso la politica verrebbe accolto con favore dai mercati, assuefatti al denaro facile, ma l’euforia dei listini e la possibile ricaduta sui consumi dell’effetto ricchezza potrebbero vanificare il lavoro svolto fino a oggi. D’altro canto, attendere il peggioramento nel mercato del lavoro potrebbe davvero concretizzare quell’atterraggio duro che, invece, si intende evitare.

La “carta matta” che potrebbe cambiare il gioco è il crollo della Silicon Valley Bank, le autorità federali ne hanno chiuso l’attività venerdì. Una banca tra le più attive nella regione e nel settore più avanzati del pianeta è stata travolta dalla più antica delle maledizioni bancarie, la corsa agli sportelli. Al di là dei dettagli, la domanda nella testa di tutti riguarda le possibili conseguenze sistemiche.

La banca ha avuto un ruolo centrale nel supporto finanziario alla crescita delle aziende della Silicon Valley, alle giovani start-up come alle blasonate società degli acronimi. Il più grande fallimento bancario americano dal 2008 travolge un istituto presente nella metà delle start-up tecnologiche dell’area, un esperto del settore lancia l’allarme, le start-up della Silicon Valley potrebbero trovarsi di fronte a un “evento di livello estintivo”.

L’equilibrio dell’ecosistema e la disponibilità di finanziamenti sono le necessarie pre-condizioni per lo sviluppo delle giovani società tecnologiche, l’aumento dei tassi mette sotto pressione le società indebitate e ciò che accadrà alla SVB, fino a ieri sconosciuta ai più, sarà seguito con preoccupazione dalla politica e dall’economia. La fiducia è la moneta corrente nell’attività finanziaria, per preservare (o ripristinare) la fiducia le autorità di controllo dovranno intervenire con rapidità e con interventi appropriati, garantendo i depositanti non assicurati e dando sostegno alle altre banche per garantire la disponibilità dei fondi depositati.

Il rischio del contagio sistemico, per quanto si possa presumere con le informazioni disponibili, non sembra probabile. Dal 2008 il sistema di regole, gli standard regolamentari e la robustezza patrimoniale del sistema finanziario sono molto migliori. Lo spread FRA-OIS a tre mesi (Forward Rate Agreement-Overnight Index Swap, affidabile indicatore delle tensioni sui finanziamenti interbancari) si è ampliato venerdì ma non segnala una situazione anomala.

La Silicon Valley Bank si è trovata al crocevia di tre diverse alterazioni di stato: le svalutazioni del portafoglio obbligazionario che ha innestato la corsa agli sportelli, le difficoltà delle aziende tecnologiche, le criptovalute. I mercati hanno reagito al dato sul lavoro e alla vicenda della banca californiana con vistosi cali, gli operatori hanno rivalutato l’intensità della stretta monetaria, le difficoltà del sistema bancario potrebbero incrinare la determinazione della Fed, intrappolata tra due obiettivi divergenti, la tutela della stabilità finanziaria e la lotta all’inflazione.

Per gli investitori le dinamiche dei tassi restano la bussola delle scelte allocative, se non scenderanno l’attrazione relativa delle attività rischiose resterà indietro rispetto alle obbligazioni.

Le carte sul tavolo sono scompaginate, al netto della vicenda SVB restano cruciali l’andamento del mercato del lavoro e dell’inflazione, sulla quale le previsioni sono sempre azzardate.