I mercati emergenti con fondamentali più solidi saranno i beneficiari dei nuovi flussi in entrata

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Nel 2022, il contesto globale ha innescato ampi deflussi dai mercati del debito dei ME. Il rialzo dei tassi di interesse negli USA (e l’aumento dell’inflazione nei ME) e l’incremento del premio al rischio generale hanno ridotto l’attrattiva relativa del debito dei ME per gli investitori globali; i tassi USA più elevati si sono direttamente tradotti in costi di finanziamento più onerosi per gli emittenti di debito in dollari dei ME. Nei primi 11 mesi dell’anno, i deflussi globali netti dai ME hanno totalizzato poco meno di USD 100 miliardi. Di conseguenza, la partecipazione globale nel debito dei ME è oggi al livello più basso in quasi un decennio. Data la base di partenza ridotta, esiste la possibilità di ampi flussi in entrata – quando questi ultimi riprenderanno, ossia probabilmente quando la Fed interromperà i rialzi dei tassi oppure ne ridimensionerà il ritmo. Dopo un anno di rialzi aggressivi dei tassi di interesse, ci aspettiamo ulteriori incrementi in questo 2023 ma riteniamo che i prossimi mesi faranno da sfondo a una situazione politica meno drammatica. I Paesi dei ME che potrebbero beneficiare di questi primi afflussi saranno probabilmente quelli con tassi di riferimento reali interessanti e saldi con l’estero solidi.

I tassi di riferimento reali sono in genere più alti nei Paesi dell’America Latina come il Brasile e il Messico perché hanno alzato anticipatamente i tassi di interesse, contribuendo a contenere l’inflazione. L’inflazione nell’America Latina sembra ora vicina al picco, aiutata non solo dall’impatto ritardato dell’inasprimento monetario, ma anche dall’inflazione dell’energia più ridotta, insieme alla crescita più debole. L’inflazione in Asia continua tuttavia a salire, seppur lentamente, sulla scia dei ritardi nella riapertura del mercato insieme all’eliminazione dei sussidi per l’acquisto di carburante in alcune economie. La situazione appare più eterogenea nell’Europa centrale e orientale, nel Medio Oriente e in Africa (CEEMEA): l’inflazione potrebbe aver ormai raggiunto il picco in alcuni Paesi come il Sudafrica (anche se il dato inerziale ha recentemente ricominciato a salire) ma rimane elevata nell’Europa orientale.

Le previsioni relative ai saldi con l’estero sono piuttosto eterogenee. La combinazione di aumento dei tassi di interesse USA e del premio al rischio generale ha comportato un netto incremento del costo di finanziamento per gli emittenti di debito in dollari dei ME. Alcuni Paesi sono stati effettivamente esclusi dai mercati primari e le ristrutturazioni del debito sovrano hanno raggiunto livelli record negli ultimi due anni. Questa, in linea generale, è stata la situazione dei mercati di frontiera.

La situazione è completamente diversa per alcuni dei Paesi dei ME più sviluppati, molti dei quali sono ora meno dipendenti dai finanziamenti esteri rispetto ai periodi di volatilità precedenti. Questi Paesi hanno esteso la scadenza delle loro emissioni e il possesso estero delle obbligazioni in valuta locale è in generale diminuito, il che dovrebbe ridurre il rischio di un’improvvisa inversione dei flussi di capitale. Molti di questi Paesi hanno bilanci esterni sufficientemente solidi e un accesso ai capitali tale da poter gestire la volatilità e hanno costruito ampie riserve in valuta estera, che rimangono a livelli confortevoli nonostante la pressione di quest’anno. I differenziali dei tassi reali positivi rispetto agli USA offrono un ulteriore elemento di protezione.