Prosegue la stagione del lungo inverno demografico

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L’andamento della curva demografica del nostro Paese rappresenta una variabile particolarmente critica guardando alla sostenibilità del sistema di Welfare. Secondo le ultime Dinamiche demografiche pubblicate dall’ Istat confermano i ben noti cahiers de doleances con al 31 dicembre del 2022 la popolazione residente inferiore di circa 179mila unità rispetto all’inizio dell’anno, nonostante il positivo contributo del saldo migratorio con l’estero.

La perdita di popolazione si manifesta in tutte le ripartizioni, anche se con diversa intensità. Nel Nord il decremento è di -0,1%, di entità decisamente inferiore rispetto a quella dell’anno precedente (-0,4% nel 2021). Anche al Centro il calo di popolazione è più contenuto (-0,3% contro il -0,5% del 2021). Il Mezzogiorno, invece, subisce effetti più pronunciati passando dal -0,2% del 2021 al -0,6% nel 2022. .
Nuovo record negativo poi per le nascite, con lievi recuperi al Sud. Nel 2022 si contano 392.598 nascite, 7.651 in meno rispetto al 2021 (-1,9%), nuovo record negativo che accentua la denatalità degli ultimi anni. Se l’andamento delle nascite del 2021 ha lasciato pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia nei confronti dei mancati concepimenti, più complesse sono le dinamiche alla base del calendario nel 2022. Il contesto della crisi sanitaria ancora presente nel 2021 e le conseguenti incertezze economiche potrebbero avere incoraggiato le coppie a rimandare ancora una volta i loro piani di genitorialità.

A livello europeo, la situazione registrata nel nostro Paese non è un’eccezione, trovando punti di contatto sia con la Spagna, che è caratterizzata da un profilo simile al nostro, sia con la Francia che, pur facendo rilevare livelli di fecondità storicamente più elevati, nel 2022 registra comunque un calo soprattutto a partire dal mese di luglio. A livello territoriale il tasso di natalità, pari a 6,7 per mille residenti in media nazionale nel 2022, conferma ancora una volta il primato della provincia autonoma di Bolzano con il 9,2 per mille, mentre la Sardegna presenta il valore più basso: 4,9 per mille.

L’eccesso di mortalità si concentra nei mesi estivi e nelle età anziane. Nel 2022 in Italia si registrano 713.499 decessi, circa 12mila in più rispetto all’anno precedente ma 27mila in meno rispetto al 2020 anno di massima mortalità dovuta alla pandemia da Covid-19. Se nel 2022 si fossero manifestati i medesimi rischi di morte del 2019, decisamente più favorevoli, si sarebbero riscontrati 660mila decessi anziché 713mila, ossia 53mila in meno. Un terzo dell’eccesso di mortalità del 2022 rispetto al valore atteso, globalmente pari al +8,1%, si concentra nei mesi di luglio e agosto, quando si è registrato un numero di decessi superiore del 16%. Per rilevare un quantitativo analogo di decessi (complessivamente 125mila nei due mesi estivi) bisogna andare indietro nel tempo fino al 2015 (110mila). Anche tale anno fu contraddistinto da un significativo aumento dei decessi a causa dei fattori climatici, con incrementi molto accentuati nei mesi caldi e freddi dell’anno.

In ripresa i movimenti migratori dall’estero, in calo le emigrazioni. Nel 2022 in totale vi si contano 1.887.463 iscrizioni in anagrafe e 1.745.978 cancellazioni dovute a trasferimenti di residenza. Nel 2021 si era già registrata una ripresa della mobilità, a seguito dell’attenuazione delle misure restrittive di contenimento della pandemia. Questa prosegue nel 2022, mostrando incrementi moderati dei flussi migratori interni e incrementi più marcati delle iscrizioni dall’estero, accompagnati da una forte riduzione dei flussi in uscita dal Paese.