Eurozona, i costi si riducono ma l’inflazione dei servizi rimane bloccata

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Gli analisti di HSBC annunciano che i costi dell’eurozona si riducono ma l’inflazione dei servizi rimane bloccata.

  • Il PMI composito dell’eurozona è sceso da 54,1 a 53,3 (vicino alle aspettative), ma il divario tra servizi e manifattura si è ampliato.
  • Le pressioni sui costi si stanno attenuando, ma la domanda potrebbe alimentare un’inflazione dei prezzi alla produzione ostinata nei servizi…
  • …in linea con la nostra opinione secondo cui l’inflazione rimarrà ostinatamente vischiosa e la BCE aumenterà il tasso di deposito al 4,00% entro settembre.

In termini di attività economica aggregata, i PMI continuano a indicare un discreto ritmo di espansione. Dopo un inverno difficile e nonostante un’inflazione ancora elevata, i consumatori europei sembrano ancora sostenere una certa resistenza della domanda interna. Non ci preoccupa il leggero rallentamento dell’indice dei servizi, che ad aprile sembrava forse irrealisticamente forte.

Ma il divario tra servizi e industria manifatturiera si è ulteriormente ampliato, più di quanto previsto. Questa volta, il calo del PMI manifatturiero non può essere imputato all’indice dei “tempi di consegna dei fornitori”: tale componente, che alimenta inversamente l’indice principale, si è attenuato. Il calo dei nuovi ordini di esportazione è forse la preoccupazione maggiore. Sebbene alcuni produttori possano aver provato un certo ottimismo per la ripresa post-pandemia nella Cina continentale, tale ripresa è stata finora fortemente orientata verso i servizi (nazionali).

Per noi, gli indici dei prezzi sono forse l’aspetto più interessante della pubblicazione odierna. In particolare, ci si chiede come interpretare il calo dei prezzi degli input, a fronte di un aumento dell’indice dei prezzi alla produzione dei servizi. Si potrebbe essere tentati di indicare che la resilienza della domanda di servizi alimenta la “greedflation”, in base alla quale le imprese continuano ad aumentare i prezzi in modo aggressivo anche se la crescita dei costi dei fattori produttivi si sta attenuando. In alternativa, si potrebbe sostenere che un’inflazione dei prezzi dei fattori produttivi più contenuta passerà con un certo ritardo attraverso la catena di fornitura. La giuria non ha ancora deciso. Tuttavia, notiamo che, nonostante l’attenuazione dell’indice dei prezzi dei fattori produttivi dei servizi, esso rimane elevato rispetto agli standard storici. In effetti, l’inflazione del costo del lavoro per unità di prodotto rimane elevata in Europa e riteniamo che ciò sia destinato a mantenere l’inflazione di fondo ostinatamente appiccicosa (cfr. Deriva continentale, 16 maggio 2023).

Coerentemente con la nostra opinione che l’inflazione rimarrà ostinatamente vischiosa e con la retorica da falco del Consiglio direttivo, oggi abbiamo alzato le nostre aspettative sui tassi di policy della BCE (cfr. Escursioni estive 2023, 23 maggio 2023). Prevediamo ora aumenti dei tassi di 25 pb a giugno, luglio e settembre, portando il tasso di deposito al 4,00% (in precedenza avevamo previsto solo un altro aumento a giugno).