Le società dagli effetti più rivoluzionari in grado di crescere durante le fasi di recessione

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Nel primo trimestre ci aspettavamo che le azioni growth avrebbero toccato il fondo. Certamente sembrava un processo in corso nel segmento più sicuro del mercato. In effetti, i titoli growth a mega capitalizzazione hanno fatto molto bene nel 1° trimestre. Ma quelli duration growth hanno faticato ancora parecchio. Una delle ragioni principali di tale fenomeno è stata la grande incertezza ancora presente nel trimestre relativamente alle dinamiche dei tassi di interesse, al livello dell’inflazione e agli interventi da parte delle banche centrali. Poi verso la fine del trimestre abbiamo attraversato un periodo molto difficile, in particolare nella seconda metà di marzo, con la mini-crisi del settore bancario, iniziata in California con Silicon Valley Bank e che ha avuto poi qualche ripercussione sulle azioni growth in campo tecnologico, e questo non per una ragione concreta, ma più che altro perché la banca aveva sede nella Silicon Valley, l’istituto finanziava molte start-up della Silicon Valley e dunque era coinvolta con alcune delle società tecnologiche growth. La situazione si è poi evoluta in una crisi in Svizzera con il salvataggio di Credit Suisse, e ciò ha generato ulteriore incertezza che indubbiamente non ha aiutato gli strumenti più esposti al rischio.

Per illustrare il fenomeno è utile esaminare le azioni growth facendo riferimento all’indice MSCI World Growth, che sono salite dell’11% circa nel trimestre, riportando dunque un’ottima performance. Le società che rappresentavano una crescita ciclica, e nella previsione degli investitori che non ci sarebbe stata una recessione, hanno fatto molto meglio di così. L’indice dei semiconduttori ha guadagnato il 20% nel primo trimestre, e questo per noi è stata una grossa sorpresa. Invece il Russell 2000, un indicatore del mercato in crescita e in particolare per le società a piccola e media capitalizzazione, è stato stabile nel trimestre. Questi tre fattori ci danno l’idea della portata della disruption tra le diverse componenti dell’asset class. Non c’era una così ampia differenza tra i titoli ciclici growth sotto forma dei semiconduttori e il Russell 2000 da oltre 20 anni. Non c’è stato un solo trimestre che ha evidenziato la stessa dispersione. Ciò dimostra quanto è stato difficile.

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Crediamo che il segmento disruptive growth offra ancora opportunità molto interessanti in vista di un periodo di indebolimento dell’economia, forse persino di una recessione economica. Infatti, siamo convinti, anche sulla base dei dati storici, che le società dagli effetti più rivoluzionari crescano durante le fasi di recessione. Spesso citiamo il caso di Amazon e di Sales Force nel 2008/2009. Queste aziende sono cresciute durante quella fase di recessione, praticamente senza cambiare il loro profilo di crescita. Il prezzo delle loro azioni ha risentito della crisi come altri settori, eppure rappresentavano un’eccezionale opportunità di acquisto. Chi ha acquistato queste società all’epoca ha guadagnato più di dieci volte tanto nei successivi 10 anni. È così che stiamo guardando il mercato in questo momento. Questa è una di quelle rare opportunità di acquistare titoli growth veramente appetibili a una frazione del prezzo a cui scambiavano un anno o un anno e mezzo fa. Credevamo che avrebbero toccato il fondo nel 1° trimestre, ovviamente questo momento è stato posticipato, ma non ancora per molto. Forse sarà il 2° trimestre. Forse il 3° trimestre. A un certo punto vedremo che i titoli growth e duration faranno meglio del mercato.

Prevediamo che con la stagione degli utili del 1° trimestre e la correzione della guidance sul secondo trimestre e per il resto dell’anno, dovremmo iniziare a vedere che le preoccupazioni per l’economia in generale si rifletteranno sui titoli azionari più sensibili all’andamento economico. Ma speriamo anche che i titoli in più forte crescita veramente disruptive non modifichino le loro prospettive future. Inizierà dunque a emergere la loro opportunità di crescita rispetto alle società più sensibili all’andamento dell’economia.

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