Gli effetti dell’inflazione sul welfare familiare

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Nonostante nel 2022 il comparto domestico abbia contribuito al 5,6% dell’occupazione nazionale, dando lavoro a 1.429.000 collaboratori (regolari e non), l’emergenza inflazione ha iniziato a pesare sulle famiglie italiane determinando nei primi sei mesi del 2023 un aumento medio del costo dei servizi di assistenza forniti dai collaboratori domestici pari a 58 euro (passando da 733 di gennaio a 791 di luglio), che diventano quasi 80 euro netti nel caso della badante, con pesanti ricadute sui budget familiari.

Sono questi alcuni dei risultati dell’indagine contenuta nel 4° Paper del Rapporto 2023 “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”, presentato da Assindatcolf (Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico), in collaborazione con Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Dal 2000 a 2022, secondo i dati di contabilità nazionale di fonte Istat, l’occupazione in ambito domestico è aumentata del 30,5%, a fronte di un dato medio del 10,9%. Su 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro sorti in più di 20 anni, 334.000 (il 13,3%) sono stati creati grazie alle famiglie italiane. Un forte segnale della rilevanza di questo settore sul versante occupazionale, economico e sociale del Paese, che necessita di essere valorizzato maggiormente. A questo si aggiunge la questione del lavoro sommerso.

Nelle collaborazioni domestiche si concentra il grosso dell’occupazione dipendente irregolare in Italia, pari al 35,6% del totale; un dato eclatante se si considera che il settore pesa, in termini occupazionali, per il 7,8% sul totale dell’economia. Se le attività di collaborazione domestiche fossero tutte “in chiaro”, il tasso di irregolarità del lavoro dipendente in Italia passerebbe dall’attuale 11,4% al 7,3%, con una contrazione di 4 punti percentuali.

Al fine di studiare gli effetti prodotti sui consumi delle famiglie, a luglio scorso Assindatcolf ha promosso un’indagine presso i propri associati, da cui risulta che nei primi 6 mesi dell’anno la spesa che queste hanno sostenuto per servizi domestici è mediamente aumentata di 58 euro al mese (+7,8%), passando da 733 di gennaio a 791 di luglio. Nel dettaglio, la retribuzione corrisposta mediamente alla colf è passata da 546 euro netti di gennaio ai 561 di luglio; della baby-sitter da 747 a 859, mentre per le badanti, l’incremento netto si avvicina ai 100 euro, passando da 1.146 a 1.224. Tale balzo in avanti ha causato ricadute sulla spesa, diventata insostenibile per il 36,9% delle famiglie: a gennaio dello stesso anno la percentuale era del 25,6%.

Più in difficoltà i nuclei a basso reddito, dove la quota di quelli che hanno dichiarato insostenibile la spesa è cresciuta in 6 mesi passando dal 67,1% di gennaio al 79,7% di luglio. Nel 2022 il settore delle collaborazioni ha registrato una flessione occupazionale di quasi 100 mila occupati. Oltre al caro vita e ad un fisiologico ridimensionamento successivo alla sanatoria introdotta con il Decreto Legislativo n.52/2020, che aveva prodotto un netto incremento del numero di collaboratori, pesa anche l’innalzamento dell’età media dei collaboratori. Un fenomeno, quest’ultimo, che determinerà un fabbisogno crescente di nuovi collaboratori nei prossimi anni. Basti pensare che, negli ultimi dieci anni, la quota di collaboratori con più di 50 anni è passata dal 34,6% del 2013 al 52% del 2022. E per quanto riguarda le badanti tocca il 62,2%.