GhostNets: la pulizia dei fondali siciliani che fa bene all’ambiente e alla Blue Economy
GhostNets: la pulizia dei fondali siciliani.
Tre tonnellate di reti da pesca rimosse e 52.000 m² di habitat marino ripristinati grazie a un progetto sostenuto dal PNRR: un modello di rigenerazione ecologica e investimento ambientale
Nel cuore del Mar Mediterraneo, la Sicilia si conferma protagonista della transizione ecologica blu con l’operazione “GhostNets”, un intervento strategico che ha portato alla rimozione di 3 tonnellate di reti da pesca abbandonate dai fondali marini di Siracusa, Avola e Milazzo. Il risultato? Oltre 52.000 metri quadrati di fondale marino bonificati, un contributo concreto alla rigenerazione della biodiversità marina e un investimento strutturale nella Blue Economy, settore chiave per un futuro sostenibile.
Reti fantasma: un danno ecologico (e finanziario)
Le cosiddette “reti fantasma” rappresentano una delle principali minacce invisibili per gli ecosistemi marini. Oltre a uccidere indiscriminatamente pesci, tartarughe e cetacei, degradandosi rilasciano microplastiche che si accumulano nella catena alimentare, con impatti anche sull’economia della pesca e del turismo. Secondo i dati dell’ISPRA, ogni chilogrammo di attrezzatura abbandonata sottratta al mare significa minori danni alla fauna, minori costi per la filiera ittica e un beneficio diretto per la salute pubblica.
PNRR MER: quando l’ambiente diventa investimento
L’operazione GhostNets si inserisce nel progetto MER (Marine Ecosystem Restoration), il più ambizioso programma nazionale di recupero degli ecosistemi marini, finanziato con fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e coordinato dal Ministero dell’Ambiente con l’ISPRA come soggetto attuatore. L’intervento in Sicilia è solo il primo di una serie che interesserà 20 aree marine italiane. Un approccio sistemico e data-driven, che unisce ricerca scientifica, analisi dei costi ambientali e sostenibilità economica, in linea con i principi della finanza verde europea.
Economia circolare: dal rifiuto alla risorsa
Le reti recuperate sono state attentamente analizzate dai biologi per liberare eventuali organismi marini intrappolati. A seconda del materiale, verranno avviate a smaltimento controllato o riciclo, contribuendo così alla creazione di nuove filiere circolari nel settore dei rifiuti marini. Un’opportunità che potrebbe generare nuovi posti di lavoro green, innovazione tecnologica e crescita per startup specializzate in economia circolare applicata al mare.
Valore naturale e ritorno sociale
Ogni metro quadro di fondale rigenerato rappresenta un ritorno multiplo: ecologico, in termini di biodiversità; economico, per la filiera blu; e sociale, per le comunità costiere che vivono di pesca, turismo, ristorazione e cultura del mare. Progetti come GhostNets dimostrano come gli investimenti ambientali non siano un costo, ma un asset strategico per lo sviluppo sostenibile. Restituire il mare al suo equilibrio originario non è solo un dovere etico: è un’azione concreta che genera valore, lavoro e futuro. La sostenibilità, quando ben finanziata e gestita, è la migliore alleata dell’economia.