Il Coronavirus mette il freno alle rinnovabili

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L’emergenza sanitaria rende più sfidante la realizzazione in Italia di impianti rinnovabili in assenza di incentivi

L’emergenza sanitaria ha causato un crollo del prezzo del gas a livello mondiale. Oltre alla Cina, infatti, anche altri Paesi hanno cominciato ad invocare la forza maggiore per respingere i cargo di gas naturale liquefatto, e ciò (assieme alle temperature invernali miti e alla forte produzione di shale gas statunitense) ha provocato un eccesso di offerta di gas naturale sul mercato. In Italia, ciò ha un impatto immediato: gran parte della produzione italiana di energia elettrica viene affidata al nostro portafoglio di cicli combinati, che è tra i più moderni e flessibili al mondo. Conseguentemente, la riduzione dei prezzi del gas ha causato un’immediata riduzione dei prezzi dell’elettricità. Il rallentamento nei prezzi dell’energia, tuttavia, rende la market parity degli impianti da fonte rinnovabile – che sembrava finalmente vicina –   più difficile da realizzare. La situazione attuale di emergenza sanitaria rende quindi, nell’immediato, più sfidante la realizzazione in Italia di impianti rinnovabili in assenza di incentivi. Gli operatori devono, pertanto, ricorrere a soluzioni innovative. Vediamo opportunità, ad esempio, nei contratti di fornitura di energia elettrica di lunga durata (PPA) attraverso la previsione di formule che garantiscano un prezzo base minimo, legato ai prezzi attuali, e una condivisione tra le parti del contratto di futuri benefici legati all’aumento del prezzo allorché il mercato salirà nuovamente.