Trainato dalla pandemia, il settore biotech mette il turbo

Team di gestione - Pharus Sicav -

La pandemia ha inevitabilmente dimostrato l’importanza del settore sanitario, mettendo in luce i vari punti di forza e di debolezza dei sistemi sanitari. E ha sollevato, ancor più marcatamente, il velo da un settore ad alto potenziale di crescita: le biotecnologie, candidate tra i vincitori di chi investe con l’occhio puntato sul futuro. La diffusione di un virus tanto sconosciuto quanto contagioso ha necessariamente sancito una tappa disruptive anche nel settore medico e farmacologico, accelerando quel processo iniziato nel ventunesimo secolo che vuole l’applicazione delle nuove tecnologie alla biologia e al settore healthcare.

I vantaggi derivanti dalle biotecnologie non sono quantificabili solo in termini di risparmio di costi e di tempo, ma anche in termini di vite umane. Esse si caratterizzano per essere il settore a più alta intensità di spesa in Ricerca e Sviluppo, più del doppio rispetto all’industria farmaceutica tradizionale e 5 volte di più rispetto al mercato nel suo complesso. Questa peculiarità gli permette di studiare e produrre cure per malattie rare, malattie orfane, malattie cardiovascolari, infezioni, virus, malattie neurologiche (come, ad esempio, i morbi di Alzheimer e Parkinson) e tumori.

In particolare, il Covid-19 ha sottolineato l’importanza dei big data, non solo del loro utilizzo ma anche della loro disponibilità, avvantaggiando tra l’altro le società che producono apparecchiature di diagnosi e test. Inoltre, la consapevolezza che evitando inutili visite ospedaliere si possano eliminare costi non necessari per i sistemi sanitari potrebbe accelerare la diffusione dei trattamenti domiciliari mediante il monitoraggio da remoto e la telemedicina (ad esempio la dialisi presso la propria abitazione).

Per le cure e le operazioni chirurgiche “a distanza” vengono in aiuto anche la robotica e la realtà virtuale.

Nell’attuale scenario, in cui l’ulteriore evoluzione della pandemia di coronavirus e il suo superamento indurranno probabilmente un profondo riesame dei rischi per la salute su scala globale e dei correlati sistemi sanitari, la rilevanza del settore biotecnologico dovrebbe aumentare ulteriormente. Ciò si è già riflettuto nel fatto che, dall’inizio del timore sanitario, il settore biotech ha iniziato a sovraperformare il Nasdaq;

E nel rimbalzo dei corsi azionari di molte società nel portafoglio del Pharus Sicav Biotech già dalle prime settimane di aprile, che hanno portato il comparto ad ottenere una performance pari a +4,46% da inizio anno (aggiornata al 26 maggio 2020).

Nei prossimi mesi il team di gestione continuerà a ricercare opportunità di investimento in aziende biotecnologiche che mettono in campo approcci innovativi per conseguire miglioramenti clinici pionieristici e creare valore economico. In particolare, monitorerà con attenzione gli sviluppi di un eventuale vaccino contro il Covid-19 e gli investimenti, al fine di garantire:

  • la crescita dei prodotti commerciali lanciati
  • la tenuta della produzione dei farmaci e della catena di approvvigionamento
  • la solidità finanziaria e l’accesso ai mercati finanziari per sostenere lo sviluppo nelle pipeline di promettenti principi attivi candidati all’approvazione
  • il ritmo di avanzamento, conduzione e qualità degli studi clinici
  • il rispetto degli sviluppi sul piano normativo
  • gli accordi di licenza e le operazioni di fusione e acquisizione (M&A).

Uno dei maggiori problemi nello sviluppo di un vaccino anti Covid-19 è che non esiste nessun predecessore clinicamente provato per nessun tipo di coronavirus umano. I farmaci sviluppati con tecniche di “vecchia scuola” depositano nelle cellule umane del materiale genetico di base di un virus, il DNA o l’RNA, e qui poi costruiscono le proteine necessarie per attivare una risposta immunitaria.

I vaccini a base di DNA e RNA hanno il vantaggio di essere più veloci ed economici da sviluppare, una volta che il produttore ha reso pubblico il genoma del microbo. Sono anche più facilmente modificabili in modo da ottimizzare una risposta immunitaria efficace.

L’aspettativa più ragionevole di un vaccino efficace contro il coronavirus, accessibile da tutti su scala mondiale, è di almeno 2-3 anni, accorciabile a 18 mesi nel caso più ottimistico. Un tempo breve “senza precedenti” se confrontato con il passato, grazie appunto anche agli ingenti sviluppi registrati fin qui nel settore delle biotecnologie.