USA, e ora che ne sarà delle valutazioni?

-

Con il dato mostruoso relativo alle perdite dei posti di lavoro negli Stati Uniti nel mese di aprile e il tasso di disoccupazione tra i peggiori di tutta la storia americana non si tratta più di capire se i numeri sono “meglio o peggio” rispetto a quanto atteso. La vera domanda è capire se siamo di fronte ad un bagno di sangue già compreso nei prezzi o meno. Gli investitori sembrerebbero concordi nel ritenere che per la maggiorparte dei dati e delle trimestrali usciti finora i prezzi incorporino già la nuova realtà, pertanto ogni reazione istintiva dovrebbe rimanere contenuta a meno che lo scostamento dalle previsioni sia davvero significativo. Se “trend is your friend”, un’ ulteriore ripresa dei prezzi è ciò che dovremo attenderci, senza farci spaventare da questi dati devastanti sia dal punto di vista macro che micro. Il Nasdaq ha già recuperate l’80% del terreno perso perché la rapida diffusione del lavoro in remote e la corsa alle attrezzature tecnologiche necessarie per renderlo possibile sono state alimentate dal lockdown. Se l’aumento dell’attività tecnologica sia un episodio una tantum o meno, non possiamo escludere che vi sia un’ulteriore correzione. Nella maggiorparte dei casi, significherebbe solamente che si tratta di società che avranno semplicemente una base organica più grande. Sul mercato valutario, il dollaro è in leggero calo a causa di un rinnovato appetito per il rischio per quanto i governativi americani rimangano fortemente richiesti, con il decennale che paga un rendimento vicino allo 0,7%. Le negoziazioni tra Usa e Cina continueranno anche la prossima settimana dopo le minacce iniziali di Trump seguite alla mancata esecuzione degli accordi da parte della Cina di acquistare quello che era stato promesso nei primi quattro mesi dell’anno. D’altra parte però solo la Cina può realizzare il miracolo comprando grandi quantitatiivi di prodotti agricoli americani proprio nel momento in cui il partner a stelle e strisce ne ha maggiormente bisogno. Pertanto rimaniamo costruttivi riguardo i colloqui sino-americani anche se il “rischio Trump” rimarrà una spada di Damocle sulle negoziazioni considerando il temperamento imprevedibile del Presidente.

L’oro rimane in guadagno (e con correlazione positiva con i risk asset) perché probabilmente gli investitori lo stanno comprando a protezione contro possibili nuove turbolenze di mercato, per quanto al momento continuino a prevalere gli acquisti, in sprezzo a cattive notizie sia economiche che finanziarie.

L’euro si rafforza sulle parole della Lagarde che ha difeso le decisioni di politica monetaria  della BCE contro la decisione della Corte Costituzionale tedesca sulla “sproporzionalità” degli acquisti in base al programma PPSP, affermando che il mandato della banca centrale è quello di riportare in vita l’economia esangue dell’Europa, anche a costo di gonfiare il proprio bilancio attraverso acquisti di governativi . Se l’euro rimane forte nonostante la BCE continui a stampare moneta per finanziare i debiti dei Paesi è solo perché gli investitori si fidano ciecamente nella BCE. Ciò detto, i guadagni della moneta unica sono comunque destinati a rimanere limitati sotto 1,10 perché le giustificazioni della Banca Centrale Europea dovranno essere accettate dalla Corte Costituzionale tedesca, pena il collasso dell’intero programma monetario, che “toglierebbe il tappeto” dai piedi dell’economia europea proprio nel momento in cui ce n’è maggiore bisogno.