Rosso e Blu, analisi della polarizzazione politica degli Stati Uniti

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Negli anni successivi all’elezione di Donald Trump, sembra che l’unica decisione politica su cui gli americani si trovano d’accordo sia la polarizzazione del paese. Infatti, è sempre più comune la percezione secondo cui gli Stati Uniti siano un paese molto diviso dal punto di vista politico, una spaccatura mai così forte dalla guerra civile del 1861-65. Nell’anno di elezioni presidenziali, la pandemia di Covid-19 ha aggravato le vulnerabilità sociali e ha contribuito alla polarizzazione tra repubblicani e democratici.

Gli Stati Uniti sono il paese con il più alto tasso di contagio e di decessi causati dal Covid-19 a livello mondiale. Paradossalmente, il Paese si sta preparando a riaprire l’economia (mantenendo le scuole chiuse) con poche infrastrutture mediche per gestire le strategie test-and-trace messe in atto dalle altre nazioni che escono dall’isolamento. Queste decisioni devono essere prese dai governatori dei singoli stati e assumono un carattere politico attraverso alcune limitate proteste contro le continue restrizioni.

Gli americani sembrano sensibili a questa crisi. Meno di un quarto degli adulti con un reddito basso intervistati dal Pew Research Center ha dichiarato di avere fondi sufficienti per sopravvivere senza ricevere lo stipendio per tre mesi e il 52% ha dichiarato di aver perso il lavoro o di aver subito una riduzione dello stipendio durante la pandemia. Fortunatamente, le azioni messe in campo dal governo per affrontare la pandemia sono state quelle dalla maggior portata e quelle implementate più rapidamente rispetto a qualsiasi altra economia, e sembrano essere particolarmente incisive rispetto alla risposta più frammentaria vista in Europa.

Grande potere monetario e fiscale

La Federal Reserve ha affermato di voler lasciare bassi i tassi di interesse e che ci sarà un continuo afflusso del credito, impegnandosi a raggiungere i più alti livelli di coordinamento fiscale e monetario visti fino ad ora. “Questo è il momento di mettere in atto il grande potere fiscale degli Stati Uniti per fare tutto il possibile per sostenere l’economia”, ha dichiarato il presidente della Fed Jerome Powell in una conferenza stampa del 29 aprile. Attualmente le misure fiscali ammontano a 2,5 trilioni di dollari, l’equivalente di oltre il 12% del prodotto interno lordo.

Tale somma sembra del tutto giustificata. Nei primi tre mesi dell’anno il PIL statunitense è sceso ad un tasso annuo del 4,8%, fattore che è dipeso principalmente da un calo del 7,6% dei consumi nello stesso periodo, ovvero la flessione più pronunciata dalla crisi del 1980. La scorsa settimana, il numero di disoccupati ha raggiunto i 30 milioni, il più alto livello toccato dai tempi della Grande Depressione. Ci aspettiamo che il tasso di disoccupazione raggiunga il 15%-20%, attualmente costituito principalmente da i lavoratori con contratti a tempo determinato, e che i tassi di insolvenza delle aziende si attestino tra il 5% e il 10%. Naturalmente, se non fosse stato per il sostegno monetario e fiscale senza precedenti, queste cifre avrebbero potuto essere ancora più elevate e i dati del secondo trimestre forniranno maggiore chiarezza.

Pandemia polarizzante

Se da un lato gli Stati Uniti sono regolarmente definiti un paese polarizzato dal punto di vista politico, dall’altro è essenziale inserire tali divisione in un contesto. Nella prima metà di aprile, Gallup, azienda che si occupa di sondaggi, ha dichiarato che il 27% degli elettori statunitensi si definisce repubblicano e il 31% democratico. Tuttavia, il 39% ha affermato di avere un’idea politica indipendente e, e negli ultimi 16 anni di sondaggi, questa percentuale si è dimostrata essenzialmente stabile.

Durante la sua presidenza, Trump – non identificandosi con nessun partito politico – ha costantemente ottenuto circa il 40% delle preferenze, nonostante gli stravaganti standard della sua presidenza. Ad esempio, durante la campagna elettorale del 2016, Trump si vantava di poter sparare a qualcuno senza perdere voti, frase che solo poche volte è stata così azzeccata.

Il carattere del suo avversario nella corsa alla Casa Bianca, Joe Biden, ex vicepresidente di Barack Obama, cambia in base al punto di vista politico che si sceglie per analizzarlo. Biden è o un geniale moderato, capace di conquistare i repubblicani scontenti, o un fannullone con poco appoggio politico. La sua performance nei dibattiti è stata deludente e, se le elezioni dipendessero dai dibattiti televisivi, Trump non dovrebbe sentirsi minacciato da una serie di pessime interviste televisive e di apparizioni pubbliche del suo avversario. In ogni caso, nell’attuale crisi, Biden è un personaggio alquanto invisibile, mentre Trump tratta usa i suoi briefing quotidiani sulla pandemia come un’opportunità per fare campagna elettorale.

“L’economia, stupido”

Fino alla crisi di Covid-19, per il suo secondo mandato il presidente faceva affidamento su un’economia forte, mentre adesso, di fronte a una recessione economica senza eguali, sta alimentando le divisioni e sferrando un attacco ai rivali. Dall’ultimo sondaggio YouGov, pubblicato il 3 maggio Biden è in vantaggio di 6 punti e Trump ha affermato di non credere ai numeri. Per vincere le elezioni a novembre, Biden deve ottenere la maggioranza del collegio elettorale, non solo dai cittadini. Il fatto che Trump continui a rimarcare di non aver perso il voto popolare del 2016 suggerisce che il presidente potrebbe non esitare a mettere in discussione la legittimità del voto. Proprio la settimana scorsa continuava ancora a twittare sulle elezioni del 2016.

Nel frattempo, la pandemia sta portando all’estremo le differenze sociali e le tensioni politiche. New York ha registrato oltre 18.000 morti di Covid-19, quasi un terzo del totale nazionale. Il costo della gestione di questo fenomeno ha aperto un dibattito largamente dimenticato sui beneficiari e sui contribuenti netti del bilancio federale. Il 23 aprile, il leader della maggioranza del Senato Mitch McConnell ha affermato che invece di utilizzare l’assistenza federale che “prenderebbe in prestito denaro dalle generazioni future”, la legge statunitense dovrebbe essere modificata per consentire agli stati di presentare istanza di fallimento. Il governatore di New York Andrew Cuomo ha risposto che il suo stato è uno dei maggiori contribuenti al bilancio federale, mentre lo stato del Kentucky, leader al Senato, è un beneficiario netto. “Ci sta salvando? Mi restituisca i miei soldi e basta, Senatore”, ha dichiarato Cuomo.

Di fronte a così tante incertezze, abbiamo mantenuto una posizione relativamente cauta all’interno dei nostri portafogli. In tutto il mondo, le misure di contenimento di Covid-19 sembrano avere successo e si registrano progressi nelle cure. Insieme allo straordinario sostegno delle banche centrali e dei governi di tutto il mondo, i rischi a breve termine sono diminuiti, ma i potenziali vantaggi sembrano limitati.

Aumento dell’esposizione all’azionario statunitense

Negli ultimi mesi abbiamo incrementato la liquidità dei nostri portafogli e rafforzato i cuscinetti, pur mantenendo una leggera sottoponderazione all’azionario, fattore che in parte riflette il rischio di bassi prezzi del petrolio. Una volta che i peggiori effetti della pandemia saranno superati, ci aspettiamo di assistere a una crescita nei settori IT e healthcare. Questi settori dominano gli indici azionari statunitensi e, per questo, abbiamo aumentato la nostra esposizione in questi mercati.

Quando gli esperti paragonano l’attuale linea politica degli Stati Uniti e l’eccessivo uso dei social media alle tensioni che hanno portato alla guerra civile che ha causato almeno 620.000 decessi, è opportuno ricordare il periodo precedente al conflitto. Nel 1856, un membro del congresso favorevole alla schiavitù ha colpito un senatore abolizionista con un bastone, facendolo svenire sul pavimento del Senato. Per quanto sia allettante parlare di una nazione polarizzata dal punto di vista politico, almeno gli americani si fanno ancora sentire.