Grigiore autunnale: il contesto pare meno fragile rispetto a fine agosto

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Le nuvole si addensano, l’estate sta lasciando il posto all’autunno e i mercati cadono in preda alla malinconia tipica di questa stagione. Certo, le notizie degli ultimi giorni sono tutt’altro che entusiasmanti. Dopo un nuovo lockdown in Israele anche il Regno Unito e la Spagna hanno annunciato un inasprimento nelle misure sanitarie per frenare una seconda ondata di contagi ormai innegabile nel Vecchio Continente. La Francia si è poi allineata a metà della scorsa settimana contribuendo a suscitare forti timori circa il proseguimento della ripresa economica europea. Questi stessi timori si sono del resto intensificati dopo la pubblicazione dei PMI preliminari per il mese di settembre che hanno certamente dato atto del proseguimento di un miglioramento molto graduale nell’attività manifatturiera ma rispecchiato soprattutto un netto calo delle attività nei servizi. Così, in Francia e in Germania, i PMI compositi scendono nuovamente sotto la soglia dei 50 e indicano una contrazione complessiva delle attività.

Negli Stati Uniti, i dati economici sono stati generalmente soddisfacenti. Tuttavia, dopo che il suo discorso era stato ritenuto deludente dai mercati, Jerome Powell ha rincarato la dose. Durante l’audizione al Congresso ha infatti chiarito che la Fed aveva fatto tutto il possibile in questa fase e esortato i Repubblicani e i Democratici a raggiungere rapidamente un accordo su un secondo piano di rilancio. Queste dichiarazioni sono in linea con le sue recenti dichiarazioni anche se i mercati sembrano esserne ora più consapevoli. Non c’è proprio da rallegrarsi di fronte a un possibile status quo da parte della banca centrale mentre si tergiversa sulla messa a punto di un nuovo piano.

Questi elementi, che provocano ansia, sono addirittura aggravati da un contesto di mercato fragile. Mentre la correzione di inizio settembre ha messo fine all’eccessivo ottimismo nei confronti dei titoli tecnologici, tra dubbi sulla ripresa europea e ritardi nel voto di un secondo piano di ripresa negli Stati Uniti, il quadro continua a presentare troppe incertezze perché si possa ipotizzare uno spostamento in massa verso i titoli ciclici. A ciò si aggiungono le incertezze relative alle elezioni americane, le prospettive fosche sulla Brexit e le tensioni tra Cina e Stati Uniti, in particolare sulla questione TikTok.Possiamo quindi capire l’attuale fase ribassista.

Tuttavia, questa flessione si sta verificando senza che dilaghi il panico. I volumi scambiati non si stanno impennando e il mercato delle opzioni rimane più posizionato sulle opzioni di acquisto che di vendita. Altri segnali di una persistente propensione al rischio sono rappresentati dal successo delle recenti IPO e dai massicci flussi di acquisto di alcuni ETF all’inizio della scorsa settimana. Il quadro non è quindi del tutto negativo. Dal punto di vista economico, il contesto sta migliorando in Germania, con un IFO che continua a crescere in settembre e anche in Francia, stando all’INSEE. Dal punto di vista sanitario, la pandemia sta iniziando a rallentare in alcuni dei Paesi emergenti maggiormente colpiti (in particolare l’India) e la ricerca su un vaccino sta regolarmente alimentando le speranze. Sul fronte monetario, la BCE si è dimostrata decisamente accomodante con François Villeroy de Galhau, Governatore della Banque de France, e i prestiti fatti dalle banche europee presso la banca centrale attraverso il meccanismo TLTRO si sono rivelati superiori al previsto, dando così un segnale positivo per quanto riguarda la trasmissione della politica monetaria all’economia reale.

In questa fase, il grigiore autunnale dei mercati sembra aver in gran parte cancellato gli eccessi di ottimismo estivo. E benché non manchino le incertezze all’orizzonte, la situazione sembra meno fragile di quella di fine agosto. La principale incognita è rappresentata dalle misure sanitarie che potrebbero essere adottate dai governi nelle prossime settimane. Le proteste accese, ad esempio, degli amministratori locali francesi contro gli ultimi annunci ministeriali dimostrano la portata politica che sta assumendo in molti paesi la gestione della crisi sanitaria. Ciò potrebbe dare origine a errori o eccessi che impatterebbero ulteriormente i mercati, ai quali, però, questi finiranno per abituarsi.