Clima instabile

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La speranza di un imminente vaccino sostiene le borse. I perdenti di ieri vincono e i vincitori perdono. Ma tale andamento è sostenibile?

Le scorse settimane sono state senza dubbio ricche di eventi: le elezioni negli USA, i progressi nello sviluppo di un vaccino contro il Covid-19, per non dimenticare la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), un accordo asiatico sul libero commercio con la Cina come forza trainante sullo sfondo. Siamo certi che i dipartimenti strategici dei governi occidentali stiano esaminando molto attentamente quanto accade in Estremo Oriente. Le strutture di potere si stanno spostando – e non a favore dell’Europa. Chi diventa invece sempre più influente è la Cina. È piuttosto significativa la scarsa importanza che l’opinione pubblica attribuisce a queste dinamiche.

È altrettanto interessante notare come l’esito delle elezioni americane e le notizie sullo sviluppo dei vaccini abbiano concesso ai mercati dei capitali internazionali un enorme sospiro di sollievo. Se avessimo saputo qualche settimana fa che le elezioni americane sarebbero state vinte per un pelo da Joe Biden, che Donald Trump come presidente americano in carica non avrebbe riconosciuto la sua sconfitta, ma avrebbe invece parlato di brogli elettorali e addirittura avviato un’azione legale, probabilmente non avremmo ipotizzato uno sviluppo simile. Inoltre, si sapeva che la ricerca sul vaccino stava facendo progressi. L’unica novità riguarda la possibile efficacia del candidato più promettente: oltre il 90% sarebbe senza dubbio un successo. Ma tutto questo spiega i recenti movimenti dei prezzi?

L’indice del sentiment di Flossbach von Storch ai massimi storici

Il maggiore ottimismo si riflette anche nel recente incremento del Flossbach von Storch Sentiment Index. Gli investitori tedeschi che hanno partecipato al nostro sondaggio mensile ritengono che la quota azionaria ideale nel portafoglio sia in media superiore al 67% (un massimo storico), inoltre anche l’indice sulla fiducia degli investitori americani AAII (American Association of Individual Investors) indica che il sentiment sta migliorando. L’umore al momento è alto ma a nostro avviso ben lungi da un’inversione di tendenza, che sarebbe la peggiore delle ipotesi. Ci sembra quindi che il sentiment possa essere considerato un segno positivo. Piuttosto, siamo propensi a credere che il cruccio più grande per gli investitori sia non riuscire a partecipare al rally – in molti casi perché si aspettano opportunità d’ingresso più economiche, che tuttavia potrebbero non arrivare molto presto.

L’enigma del prezzo dell’oro

Vale la pena spendere due parole su quella che secondo noi è stata la più grande sorpresa delle ultime settimane, almeno in termini di sviluppo del mercato dei capitali. C’era da aspettarsi che, in un contesto di ripresa, le realtà più colpite dal Covid suscitassero un grande interesse, mentre i precedenti vincitori finissero temporaneamente sotto pressione. È stato invece insolito il forte sconto sul prezzo dell’oro pari a circa il 4-5 %. Se si parte dal presupposto che la pandemia finirà più prima che poi, ma che gli stimoli economici proseguiranno e i tassi d’interesse dovranno rimanere bassi per finanziare i bilanci pubblici sempre più gonfi, quello che si viene a delineare è esattamente un terreno fertile per l’inflazione. Visto così, un aumento del prezzo dell’oro del 4-5 % sarebbe stato più ovvio e più facile da giustificare.

Non siamo amanti degli scenari estremi e quindi non ci aspettiamo una fase di iperinflazione. Tuttavia, riteniamo probabile un aumento più significativo dei tassi d’inflazione. È alquanto probabile che dopo la correzione il prezzo dell’oro si muoverà presto nella direzione opposta. Ad ogni modo, il rialzo dei corsi ha sollevato una questione completamente diversa, ovvero quella della strategia d’investimento: avrebbe forse senso passare dalle aziende e dai settori più difensivi a quelli ciclici? Per noi questa domanda è particolarmente importante, proprio perché ci concentriamo sui modelli di business meno ciclici e quindi non abbiamo (o quasi) beneficiato da questa ripresa.

La qualità ha il suo prezzo

Non intendiamo modificare il nostro focus, riteniamo però che un investitore a lungo termine possa raggiungere al meglio i suoi obiettivi di conservazione del patrimonio e di generazione di rendimenti discreti senza preoccuparsi troppo delle turbolenze selezionando attentamente un portafoglio di aziende con un modello di business collaudato e solido, un bilancio ben finanziato, una presenza globale e un management di alto profilo. Ovviamente la qualità non è gratis, e conviene quasi sempre accettare una valutazione corrente elevata per una società di buona qualità piuttosto che acquistare azioni di un’azienda “a buon mercato” come fanno in molti nella speranza che il prezzo torni presto a salire

Eppure, anche i titoli di buona qualità possono essere troppo costosi se il mercato sconta già gran parte del potenziale di crescita. Se la quotazione di un’impresa ben gestita, con prodotti promettenti ed elevate prospettive di crescita, sconta un fatturato che dovrebbe triplicarsi nell’arco di cinque anni, le aspettative dovranno essere soddisfatte o gli investitori dovranno essere disposti a pagare ancora di più per il potenziale di crescita. Se l’azienda non soddisfa le aspettative future si rischiano violenti ribassi. Ecco perché cerchiamo di farci un’idea il più possibile realistica del futuro potenziale degli utili di un’azienda. Solo se la crescita di fatturato, utili e cash flow ipotizzata nel nostro scenario di base supera ampiamente le aspettative già scontate nella quotazione azionaria, il titolo offre ancora abbastanza potenziale e sufficiente “margine di sicurezza” per il caso in cui fossimo stati troppo ottimisti.