Come sarà il 2021 delle Borse

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Nel prossimo anno Cina e Stati Uniti al galoppo, mentre l’Europa accelererà nel 2022. Ecco l’asset allocation strategica migliore e i potenziali rischi per i mercati.

Un Pil reale in crescita del 4,6% negli Stati Uniti, del 3,7% nell’Eurozona e addirittura dell’8% in una Cina che non ha smesso di correre nemmeno nell’anno del coronavirus. L’Outlook 2021 di AXA IM prevede per il prossimo anno un vigoroso rimbalzo delle maggiori economie mondiali, seguito da una crescita meno accentuata nel 2022 (con l’eccezione dell’eurozona, dove il percorso sarà inverso). Anche se purtroppo la chiusura del gap di reddito provocato dal coronavirus non sarà altrettanto fulminea, e bisognerà aspettare fino al 2023 o al 2024 prima di tornare nei binari del trend pre-pandemia.

Gli Stati Uniti

Ma andiamo con ordine. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, la previsione di AXA IM (+4,6%) si rivela migliore di quella del consensus generale (+3,6%): perché tanto ottimismo? La recessione è stata violenta ma concentrata in un trimestre con politiche di stabilizzazione che oltreoceano hanno funzionato molto bene sia sul fronte dei prestiti che su quello delle erogazioni a fondo perduto, aiutando le aziende non solo a restare in piedi ma anche a guadagnare flessibilità. Il rimbalzo statunitense del prossimo anno dovrebbe poi decelerare nel 2022, mettendo a segno comunque una crescita del Pil reale ancora di tutto rispetto (+3,7%).

La Cina

Il Dragone, unica grande economia mondiale a chiudere l’anno del coronavirus in crescita (+2,3%), si prepara a un 2021 spettacolare: secondo le stime di AXA IM metterà a segno un balzo del Pil dell’8% (contro un consensus leggermente inferiore a 7,9%), per poi stabilizzarsi nel 2022 a +5,5%. Con la sconfitta della pandemia l’economia cinese è rimbalzata molto in fretta al punto da rendere possibile anche un’inversione di tendenza della politica economica e fiscale di Pechino, con un potenziale contenimento della spesa infrastrutturale. Ma la Cina è solo la punta di diamante di una corsa degli emergenti (+5,5% medio) che nel 2021 contribuiranno alla crescita mondiale più dei Paesi sviluppati (+4,6%).

L’eurozona

Diversa è la situazione nell’eurozona, dove AXA IM stima per l’anno prossimo un aumento del Pil reale meno esplosivo delle previsioni generali (+3,7% contro il +5,5% del consensus medio) ma un’accelerazione nell’anno successivo (+4,4%), quando il resto del mondo tirerà il fiato. Nel Vecchio continente il piano Next Generation Ue e il Bilancio comune sono infatti destinati a dispiegare i loro effetti sulla crescita solo dal 2022.

L’euroinflazione

L’area euro resta poi alle prese con aspettative sull’inflazione in calo, un nodo che costringerà la Banca centrale europea (Bce) a completare la nuova policy review per formulare una strategia più adatta a questo contesto.

Qualcosa non funziona nella trasmissione della politica monetaria ed è possibile che Francoforte adotti una strategia non differente da quella di Washington, perché le due economie sono collegate tra loro e il mutamento di review della Federal Reserve (Fed) costringe la Bce a tenerne conto.

I flussi di investimento

Interessante poi l’analisi dei flussi di investimento mondiali: da maggio è gradualmente tornato l’appetito al rischio ma sull’obbligazionario, non sull’azionario dove gli acquisti più decisi sono arrivati solo dopo l’esito delle presidenziali americane e gli annunci sui vaccini. I portafogli iniziano il 2021 carichi di fixed income e non ancora del tutto investiti in equity, mentre i flussi di acquisto sulle commodities registrati da maggio sono in buona parte legati ai metalli preziosi.

L’asset allocation per il 2021

Quale l’asset allocation strategica più corretta per cogliere al meglio il rimbalzo dell’anno prossimo? AXA IM è positiva praticamente su tutto: sull’azionario – con una politica ultra espansiva delle banche centrali che tiene a bada le conseguenze della seconda ondata del virus su economie e utili societari – ma anche sui titoli di Stato statunitensi, supportati da una Fed che promette flessibilità fino all’intero 2023.

I rischi

Il quadro macroeconomico generale resta positivo anche se uno dei rischi a livello mondiale potrebbe essere rappresentato da un ritorno dell’inflazione. Se la crescita globale dovesse rivelarsi più vigorosa del previsto, i prezzi di materie prime come metalli industriali o petrolio partirebbero al rialzo, trascinando con sé l’inflazione attesa e creando incertezza in particolare per le obbligazioni nominali, ossia quelle non indicizzate al carovita.

Restano infine le incognite sugli sviluppi della pandemia, sugli aiuti europei del piano Next Generation Ue, sulle tensioni sociali negli Stati Uniti. Ma le Borse al momento snobbano i rischi, nella certezza che – se qualcosa dovesse andare storto –  le banche centrali non resterebbero con le mani in mano.