Come superare quota 100

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Una delle sfide più impegnative che il Governo Draghi deve affrontare sul fronte previdenziale è il come sostituire quota 100 a fine anno quando si concluderà il periodo di sperimentazione triennale di tale canale di pensionamento.

L’ Ottavo Rapporto annuale sul sistema pensionistico di Itinerari Previdenziali, recentemente pubblicato, propone una serie di interessanti riflessioni.

Partendo dalle previsioni, , sulla base dei dati comunicati dall’INPS per il terzo trimestre, nel 2020 sia per effetto di Quota 100 ma soprattutto di COVID-19, facendo una proiezione sui dati finali del 2020 delle duplicazioni e delle “cancellate”, il numero totale dei pensionati passerebbe dai 16.035.165 di fine 2019 a 16.135.000, un numero molto elevato, pari a circa 100.000 unità rispetto al 2019; considerando poi che i primi 4 mesi del 2021 non saranno certamente facili, è più che probabile un accesso importante ai provvedimenti di Quota 100 con un ulteriore aumento dei pensionati a circa 16.209.000, un valore che ci riporta al 2015. Solo nel 2022 esauriti gli effetti di Quota 100 e, si spera, di COVID-19 si assisterà ad una progressiva riduzione del numero delle prestazioni liquidate il che contribuirà a ridurre naturalmente i pensionati attorno a 16.179.000.

La pandemia aumenterà la “propensione al pensionamento” sia dei lavoratori dipendenti a causa della chiusura di molte attività sia dei titolari di partite iva, di autonomi e liberi professionisti rimasti senza lavoro. In questa condizione tutti quelli che raggiungeranno i requisiti previsti dal provvedimento e, in particolare, da Quota 100 si troveranno a scegliere se restare disoccupati e senza reddito una volta finita la cassa integrazione o i sussidi di disoccupazione, o utilizzare come “ammortizzatore sociale” proprio Quota 100. E tra zero reddito e prendere una pensione ridotta del 10% sicuramente sceglieranno quest’ultima, si osserva.

Considerando che nel 2021 scade Quota 100  il numero dei pensionati negli anni successivi è destinato a ridursi per arrivare nel 2026 ai livelli di poco superiori a quelli del 2019.

La spesa pensionistica rispetto al 2019 aumenta nel 2020 e 2021 per poi attestarsi su aumenti fisiologici a partire dal 2023 mentre le entrate contributive risentiranno nel 2020 del vistoso crollo degli occupati contribuenti per poi recuperare negli anni successivi.

Ovviamente il saldo previdenziale sconta l’incremento di spesa dovuto alla pandemia e a Quota 100, portandosi ai livelli più alti degli ultimi 32 anni e superiori a quelli raggiunti dopo la crisi del 2008 per poi recuperare e riportarsi sui livelli pre crisi dopo il 2026.

Quali sono le proposte ? Superare Quota 100 con una revisione definitiva della Riforma Monti-Fornero valida per almeno 10 anni con una totale equiparazione delle regole generali e delle tutele per i giovani che hanno iniziato a lavorare dall’1 gennaio 1996 eliminando le norme Fornero.

Si prevede ancor la istituzione di un “fondo di equità” per i contributivi, alimentato da subito con 500 milioni l’anno per finanziare le tutele pensionistiche (integrazione al minimo) per i giovani, a partire dal 2036.  Blocco per tutti i lavoratori dell’adeguamento alla speranza di vita del requisito di anzianità contributiva richiesto per la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi (1 anno in meno per le donne), con ulteriori riduzioni per precoci e lavoratrici madri.

Sembra ancora interessante il possibile utilizzo dei fondi esubero per lavoratori con problemi e reintroduzione delle forme di flessibilità già previste dalla Dini/Treu, consentendo quindi il pensionamento con 64 anni di età (adeguati) e 38 di contributi.

Last but not least si propone la riduzione del cuneo fiscale e contributivo attraverso strumenti mirati come il welfare aziendale, l’aumento del valore del buono pasto, l’introduzione del buono trasporto, del super ammortamento per gli autonomi, l’accesso facilitato agli asili nido con costi deducibili.