Il Welfare aziendale come volano per la ripartenza

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Il welfare aziendale nell’anno eccezionale del Covid 19 ha perfezionato il proprio percorso di crescita e , in prospettiva, si candida a rappresentare una utile leva per favorire la ripresa economica. Emerge dal recente 4 Rapporto Censis Eudaimon che rappresenta uno degli appuntamenti più attesi del settore.

Va ricordato come per  welfare aziendale si intenda quell’insieme di iniziative, nella maggior parte dei casi condivise con le rappresentanze sindacali, per attivare piani  che mirano alla creazione e alla diffusione di benessere, al miglioramento della qualità della vita dei dipendenti e dei loro familiari attraverso un pacchetto di benefit di varia natura.

Tra i  diversi servizi di welfare aziendale vi sono la previdenza complementare, la sanità integrativa,  coperture per la non autosufficienza, offerte per la famiglia, promozione di iniziative di studio e tempo libero.  Il welfare aziendale si pone in integrazione con le prestazioni del Welfare State , migliora il clima aziendale e si propone di incrementare la produttività del lavoro, tutti aspetti ritenuti meritevoli dal legislatore che riconosce pertanto una serie di agevolazioni fiscali e contributive.

Nel 2020, sottolinea il Rapporto Censis Eudaimon, sul piano istituzionale, c’è stato il raddoppio del limite per l’esenzione fiscale su beni e servizi di welfare aziendale e sono migliorate la conoscenza e la sua buona reputazione con quasi 8 lavoratori su 10   che vorrebbero conservare e/o potenziare e/o introdurre nella propria azienda servizi e prestazioni di welfare aziendale.

L’approfondimento si pone poi in ottica prospettica  sottolineando come il welfare aziendale si possa a ragion veduta candidare per un ruolo importante nelle sfide del post Covid-19. In primo luogo può generare valore economico per aziende e lavoratori. Si stima in 53 miliardi di euro il valore economico del welfare aziendale se fosse esteso a tutte le imprese del settore privato. Infatti, ipotizzando di estendere risparmi fiscali e incrementi di produttività attesi rilevati dalle aziende best in class a tutte le imprese private, il beneficio complessivo per le aziende sarebbe pari a 34 miliardi di euro. 19 miliardi di euro sarebbe invece il valore monetario dei servizi e delle prestazioni di welfare aziendale erogate ai lavoratori. Ossigeno prezioso per i bilanci aziendali (7 su 10 hanno avuto cali nel fatturato) e aumento retributivo indiretto importante per i lavoratori, sottolinea il Rapporto.

Va poi sottolineato il contributo a tenere insieme comunità aziendali in cui è forte la paura di tagli ai posti di lavoro e/o alle retribuzioni e in cui coesisteranno diversificate modalità di organizzazione ed erogazione del lavoro.

Il welfare aziendale può poi promuovere un upgrading della social reputation aziendale tra i lavoratori e nelle comunità. Infatti, nei mesi della pandemia, il 62,4% dei lavoratori ha apprezzato le iniziative delle aziende italiane per promuovere il benessere delle comunità di riferimento. Nella competizione che si annuncia, la social reputation sarà uno degli asset più importanti.

Sono questi i tre ambiti in cui si ritiene che il welfare aziendale può essere utile, efficace, riconoscibile. Occorre però che sappia  rassicurare i lavoratori dandogli un senso di appartenenza ad una comunità in cui si possano finalmente sentire riconosciuti e apprezzati e garantire una personalizzazione dell’offerta di servizi e prestazioni, ad integrazione reale di quel che i lavoratori trovano nel welfare sul territorio. Poter contare su un dispositivo che in azienda rileva i propri fabbisogni e poi mette a disposizione qualcosa in più o di diverso da quel che il lavoratore può trovare o acquistare da sè, è la chiave per una nuova stagione del welfare aziendale ad integrazione del welfare sui territori, che renderebbe trasparente al lavoratore il valore dell’appartenenza ad una comunità aziendale.