La svolta UE alla prova delle elezioni tedesche
L’Unione europea (UE) sembra essere uscita da una lunga fase di dogmatismo fiscale e orientarsi progressivamente verso politiche orientate alla crescita. La sospensione del Patto di stabilità e crescita, che in alcune fasi ha creato difficoltà alle economie più in affanno, è stata fondamentale per far ripartire l’economia nonostante la pandemia. Come indicato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, si tratta di un sistema di regole che andrà rivisto e reso più adeguato al contesto attuale.
Anche la costruzione del Recovery Fund, che ricordiamo essere finanziato con obbligazioni emesse dall’Unione europea, denota una svolta dell’Europa, che ha accettato di emettere 800 miliardi di debito comune (includendo il fondo SURE), un obiettivo irraggiungibile prima della pandemia. La disponibilità della Germania e il ruolo di Angela Merkel sono stati fondamentali per ottenere questo risultato.
Il 26 settembre gli elettori tedeschi torneranno a votare per il prossimo governo e per il prossimo cancelliere, che dovrà raccogliere l’eredità di Angela Merkel dopo ben 16 anni.
Normalmente le elezioni tedesche non rappresentano un fattore di particolare preoccupazione per i mercati perché il sistema elettorale – sistema proporzionale con sbarramenti e correttivi maggioritari – favorisce la stabilità.
Durante la campagna elettorale ci sono stati diversi colpi di scena. Il partito di maggioranza di centro destra CDU/CSU ha visto la propria popolarità diminuire a causa della pandemia e dell’ascesa prima dei Verdi e poi dell’SPD. Al momento, CDU/CSU e SPD vengono indicati entrambi a circa il 23% e i Verdi al 18%.
L’impressione è che l’andamento dei sondaggi sia guidato soprattutto dalla popolarità dei rispettivi leader Armin Laschet (CDU/CSU), Annalena Baerbock (Verdi) e Olaf Scholz (SPD). Tra questi è soprattutto Scholz che risulta avere maggior presa sulla pubblica opinione, è ben conosciuto e apprezzato come Ministro delle Finanze e sembra aver consolidato la propria posizione negli ultimi dibattiti televisivi.
L’esito delle elezioni rimane incerto e ad oggi nessun partito ha la certezza di entrare nella prossima coalizione di governo. Anzi, sembra probabile che, per la prima volta dal dopoguerra, si renda necessaria la partecipazione di tre partiti per formare una coalizione di governo.
I tempi di formazione del governo dopo le elezioni non saranno rapidi. Mediamente, dal 1991 ad oggi ci sono voluti 61 giorni per formare un governo e nel 2017 si è arrivati a 171 giorni. Probabilmente il nuovo governo non si insedierà prima della fine dell’anno. Non bisogna quindi aspettarsi una reazione immediata delle borse dopo le elezioni.
Venendo alle possibili politiche economiche del nuovo governo, ciò che emerge in tutti i programmi elettorali è la volontà di combattere i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di CO2. Inoltre, tutti i partiti propongono una fiscalità meno rigorosa (con diverse sfumature) e maggiori investimenti per favorire la conversione verde. Politiche fiscali più espansive in Germania dovrebbero avere risvolti positivi per l’intera Unione.
Per i mercati e per gli altri Paesi europei, ciò che conta maggiormente sarà l’atteggiamento del nuovo governo tedesco nei confronti dell’Unione europea. Sicuramente la Germania confermerà il proprio impegno nei confronti della UE, ma il risultato delle elezioni potrebbe influire sulla rapidità con la quale ci si muoverà verso un’ulteriore integrazione.
Ci si può attendere una revisione del Patto di stabilità e crescita che sposti il baricentro dalla disciplina fiscale allo sviluppo. Anche se l’emissione di eurobond o la trasformazione del Recovery Fund in una struttura permanente non sembrano probabili nel breve termine, le elezioni tedesche dovrebbero comunque confermare la svolta della UE o, addirittura, potrebbero portare a una più rapida integrazione.
Che cosa significa tutto ciò per un investitore europeo? Si tratta sicuramente di un quadro che suggerisce di rimanere investiti sul mercato azionario, dove i nostri settori preferiti sono quelli più ciclici, come energia e finanziari, unitamente alla farmaceutica, che offre potenziale di recupero insieme a un profilo difensivo. Inoltre, queste elezioni confermeranno l’importanza della sostenibilità come strategia di crescita delle imprese e degli investitori nei prossimi decenni.