Le banche centrali dei mercati emergenti adottano politiche monetarie più severe in vista del tapering Fed

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Anche se la Fed non ha ancora avviato il suo tapering, molte banche centrali dei mercati emergenti stanno adottando politiche monetarie più severe con aumenti imprevisti dei tassi. L’ultima sorpresa è arrivata dal Cile la scorsa settimana: le banche centrali dell’America Latina sono state le prime, seguite da quelle dell’Europa centrale, mentre quelle asiatiche si sono rivelate più attendiste.

Il rapido rimbalzo dell’inflazione è la prima ragione alla base di tali mosse: l’inflazione è più volatile nei mercati emergenti e più sensibile all’aumento dei prezzi degli alimenti. In secondo luogo, le valute dei mercati emergenti hanno raggiunto livelli piuttosto bassi. Inoltre, questi aumenti dei tassi dovrebbero essere visti più come un processo di normalizzazione che come un nuovo ciclo di reale irrigidimento. Per esempio, il Selic del Brasile ha toccato il fondo al 2,0% e i rendimenti reali sono ancora negativi a 375 pb.

I mercati emergenti sono in una posizione migliore per affrontare il tapering statunitense. Ulteriori rialzi arriveranno, soprattutto in America Latina, mentre l’Asia dovrebbe rimanere più ai margini. È una delle prime volte in cui vediamo le banche centrali emergenti anticipare la Fed in modo così significativo, e questo dovrebbe fornire un po’ di supporto agli asset dei mercati emergenti nella seconda parte dell’anno. Il divario di crescita con gli Stati Uniti si sta chiudendo e il fabbisogno di rifinanziamento esterno è inferiore. Infine, la nuova allocazione dei DSP del FMI fornisce un cuscinetto tempestivo ai mercati emergenti più deboli, supportando le riserve valutarie.