Il dibattito sulla decarbonizzazione si fa sempre più caldo

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Dalle preoccupazioni per la mancanza di anidride carbonica per le bevande gassate o la produzione di proteine, al panico per i rifornimenti di benzina, è chiaro che le autorità politiche e regolamentari da un lato e i commercianti e i consumatori dall’altro si stanno scontrando su un tema importante come quello delle emissioni di carbonio.

Dopo un anno di eventi meteorologici devastanti in tutto il mondo (incendi nel circolo artico, siccità nella Taiwan subtropicale e gelate potenti nel polveroso Texas) le condizioni metereologiche estreme stanno diventando sempre più dirompenti per la fragilità del pianeta, per il benessere delle persone e anche per i profitti delle aziende, con la resistenza operativa delle imprese messa a dura prova.

Con l’avvicinarsi della COP 26 (UN Climate Change Conference), i riflettori sono sempre più puntati su questi temi. A seguito di un rapporto incriminante dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) e di un dibattito all’assemblea generale delle Nazioni Unite, la parola decarbonizzazione è sulla bocca di tutti.

Possiamo vederlo nel prezzo dell’anidride carbonica. Il costo della compensazione di una tonnellata di emissioni di anidride carbonica ha raggiunto i massimi da sempre – 64 euro/tCO2 al momento in cui scriviamo – mentre lo scorso anno aveva a malapena superato i 30 euro/tCO2. Le emissioni di anidride carbonica stanno rapidamente diventando un costo punitivo del business, non un suo effetto collaterale.

I governi stanno mantenendo le loro posizioni e tutti gli occhi sono puntati su quali leader globali di grande peso confermeranno la loro presenza alla COP 26 che si terrà a Glasgow a novembre. È importante la dichiarazione di cooperazione tra i due maggiori responsabili delle emissioni: gli Stati Uniti e la Cina. John Kerry si è recato in Cina per mediare su quella dichiarazione – i leader cinesi voleranno nel Regno Unito per confermare il loro impegno alla decarbonizzazione globale?

Mentre il mercato si sta muovendo per offrire una maggior trasparenza, valutiamo gli strumenti che abbiamo a disposizione, con una certa cautela. Nell’applicare i singoli punteggi aggregati di valutazione dei titoli si deve tener conto che mancano di precisione e, come avviene quando si adottano strumenti poco raffinati, in particolare per lavori complessi, possono portare conseguenze non volute. Come gestori cerchiamo di concentrarci sui risultati raggiunti nel mondo reale piuttosto che su punteggi aggregati o metriche, soprattutto se costruiti su performance passate e su serie di dati non aggiornati. I mercati dei capitali sono in fase di transizione e abbiamo bisogno di un quadro d’investimento che guardi al futuro.

Il modo in cui le aziende ad alta intensità di anidride carbonica affrontano la transizione verso la riduzione delle emissioni è una questione profondamente strategica, sia per quanto riguarda i loro prodotti e servizi sia per il modo in cui operano. Quando si guarda a questo in un contesto di investimento, dobbiamo considerare i diversi ambiti delle emissioni di anidride carbonica, dove appaiono nella catena del valore, e quali saranno le implicazioni dei vari percorsi di transizione verso le basse emissioni di anidride carbonica sulle entrate di un’azienda, sui costi, sul posizionamento competitivo e infine sulla licenza ad operare.

Quando consideriamo cosa farà un’azienda, come investitori abbiamo bisogno di analizzare la strategia aziendale. Prendere un impegno verso il net zero o allinearsi all’Accordo di Parigi è un primo passo importante, ma affinché una società possa convincerci davvero vogliamo che presenti piani dettagliati, credibili e irreversibili su come raggiungeranno una decarbonizzazione sostenibile. Questi elementi dovrebbero preferibilmente essere sostenuti da obiettivi a breve, medio e lungo termine sul fronte delle emissioni stesse e da traguardi strategici e di allocazione del capitale che intendono raggiungere. Senza tutto ciò, questi impegni rischiano di essere promesse vuote, facilmente reversibili dai consigli di amministrazione e dagli amministratori delegati che verranno nominati in futuro.

Cercare di capire e quantificare i potenziali impatti futuri della politica climatica sulle operazioni e sull’offerta di una società o sulla domanda dei suoi prodotti è complesso, soprattutto in assenza di una standardizzazione della misurazione e di un’armonizzazione degli standard di reporting.

In definitiva, ciò che cerchiamo è la riduzione delle emissioni. La credibilità del piano di transizione verso basse emissioni di anidride carbonica di un’azienda è incorporata nella misura in cui la stessa intende proseguire lo status quo e utilizzare meccanismi di compensazione e cattura del carbonio per raggiungere i suoi obiettivi di riduzione, non da ultimo data la vasta superficie che sarebbe necessaria per fornire le compensazioni attraverso il rimboschimento. Come investitori diamo la priorità alla riduzione delle emissioni nel mondo reale come il percorso più diretto e affidabile per l’allineamento a un mondo a basse emissioni di anidride carbonica. Ci aspettiamo che questo sia una parte importante del dibattito politico.

Ci aspettiamo che le informazioni sul rischio climatico diventino più diffuse e standardizzate, e che sempre più società facciano disclosure. In combinazione con la direzione politica più chiara che ci aspettiamo nei prossimi anni, questo dovrebbe permettere agli investitori di essere più fiduciosi nell’internalizzare i costi del cambiamento climatico nei loro modelli di valutazione e vedere gli effetti diretti del pagamento del carbonio sulla base dei costi di un’azienda.

Essere preparati sul fronte dei portafogli e delle asset class a questi inevitabili sviluppi politici è un fattore chiave per i rendimenti a lungo termine. In qualità di gestori è importante far comprendere ai nostri clienti che l’allocazione del capitale può giocare un ruolo cruciale nel guidare il cambiamento verso un mondo migliore, e come i loro risparmi producano risultati nel mondo reale – per il pianeta, per le persone e per il profitto.