Shock dell’offerta, stallo della crescita e sorprese sul fronte dell’inflazione

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Mi sento un po’ una Cassandra anche se da diverso tempo ripetiamo che l’inflazione sembra più tenace di quanto si pensasse all’inizio. Non crediamo che l’inflazione rallenterà bruscamente nel primo semestre 2022. Pensiamo invece di trovarci nella fase iniziale di quella che appare sotto ogni punto di vista una serie di effetti secondari, i quali tendono a essere più permanenti.

Inflazione trainata dalla domanda

Stiamo attraversando una fase di inflazione alimentata dalla domanda che probabilmente proseguirà anche nel 2022. Sonal conta sulle potenzialità dei risparmi dei consumatori statunitensi, che a suo avviso potrebbero cominciare a spendere di più all’inizio del prossimo anno. Nessun Paese ha eguagliato gli Stati Uniti nel mirabolante mix di sti­moli fiscali (senza precedenti) e politica monetaria espansiva.

Consegne fuori tempo

Lo shock dell’of­ferta che più alimenta l’inflazione, i colli di bottiglia lungo le filiere globali, sono sotto gli occhi di tutti. Sonal teme per l’imminente stagione dello shopping nata­lizio. Se le società non saranno in grado di soddisfare la domanda, potremmo assi­stere a un incremento dell’inflazione a un rallentamento della crescita.

Il rischio di inflazione potrebbe non essere transitorio come si pensava al principio, si teme un’inflazione fuori controllo?

Da diverso tempo ripetiamo che l’inflazione sembra più tenace del previ­sto. Penso che molte autorità in diverse parti del mondo, Fed compresa, siano state colte un po’ di sorpresa dalla mole di inflazione degli ultimi tempi. Oltre ai fattori transitori legati all’offerta, che erano previsti, nel caso degli Stati Uniti si è riscontrata un’inflazione trainata dalle misure di stimolo e dalla domanda.

Riteniamo che il tasso di inflazione si atte­nuerà nei primi due trimestri del 2022, forse attorno al 4%, e che si avvicinerà al 3% (o scenderà a livelli ancora più bassi) verso fine anno. La nostra view sulla durata delle pressioni inflazionistiche mi sembra tuttavia ancora contrarian.”

Che ruolo hanno i mercati del lavoro nelle vostre previsioni su inflazione e crescita?

Sembra che la giuria non abbia ancora emesso il verdetto sul mercato del lavoro solo perché si muove su un terreno completamente sconosciuto. Ci sono tan­tissimi disoccupati (quasi 8 milioni negli USA a fine settembre) ma c’è anche un maggior numero di nuovi posti di lavoro che restano vacanti. Quindi, a meno che non si pensi sia accaduto qualcosa di ter­ribile lo scorso anno che ha accentuato lo squilibrio tra domanda e offerta di competenze, probabilmente dobbiamo ammettere che il mercato del lavoro pre­senta trend alquanto bizzarri. La gente ha cambiato idea rispetto al lavoro? C’entrano qualcosa i risparmi accumulati? Le misure straordinarie di sostegno al mercato del lavoro adottate dai governi a fronte della pandemia volgono ormai al termine: ci saranno delle conseguenze?

Sicuramente il mercato del lavoro è una variabile delle previsioni di crescita, ma vi sono altri due fattori. Da un lato i casi di COVID-19 negli USA si sono più che dimezzati rispetto al picco di settembre;5 tale flessione depone a favore della tran­sitorietà del rallentamento della crescita nel terzo trimestre (forte decelerazione dei servizi). Dall’altro, i problemi dell’of­ferta limitano la produzione e potrebbero frenare la crescita. La stagione di shop­ping legato alle festività del quarto trime­stre sarà essenziale per le nostre previ­sioni su crescita e inflazione.