Perché il conflitto fa muovere più i listini che le obbligazioni

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Ieri, con l’obiettivo di limitare il crollo del rublo e gli effetti del panico – come i grandi deflussi di capitale – la Banca centrale russa ha raddoppiato il tasso fondamentale dal 9,5% al 20%. Gli indicatori che suggeriscono come Putin avrebbe potuto preparare con attenzione l’economia russa a questo scenario di crisi non mancano. Tuttavia, la risposta forte e coordinata dell’Occidente ha già aggiunto una pressione significativa sull’economia russa e il suo mercato. In questo contesto, i beni rifugio stanno giocando il loro ruolo, con il marcato apprezzamento del dollaro e del franco svizzero nelle ultime 24 ore. Allo stesso modo, sempre nella giornata di ieri, i tassi d’interesse europei e statunitensi a lungo termine sono entrambi calati di 10 punti base.

Tuttavia, è degna di nota la reazione relativamente contenuta delle obbligazioni rispetto alle azioni dopo le escalation militari e verbali provenienti dal Cremlino. Questo si spiega probabilmente con le pressioni al rialzo in arrivo sul fronte dell’inflazione, in particolare per l’Europa, laddove le previsioni di inflazione per il 2022 sono già state riviste al rialzo a causa del rialzo dei prezzi dell’energia. Dai nostri studi emerge come uno shock del 15% sul prezzo dell’energia abbia un impatto medio di 0,2 punti percentuali su un periodo di 12 mesi sulla variazione dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato dell’Eurozona (HICP). Ci aspettiamo che queste pressioni continuino a sostenere i rendimenti a lungo termine nelle prossime settimane, ma, nel medio termine, le principali curve dei rendimenti dovrebbero continuare ad appiattirsi a causa del crescente rischio al ribasso per quanto riguarda le prospettive di crescita economica.