Avremo presto la flat tax? Sarà meglio o peggio di adesso?

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Il programma comune della coalizione di destra, un elenco in 15 punti che stabilisce quali sono le priorità dei partiti della coalizione (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) non è ancora così chiaro: alcuni punti vanno approfonditi.

La flat tax: metà Italia sembra favorevole

Resta comunque centrale la proposta di una “Flat Tax”, ossia un’imposta unica che va a sostituire il meccanismo dell’IRPEF a scaglioni. Secondo i suoi sostenitori potrebbe stimolare l’occupazione e ridurrebbe l’evasione fiscale. Il Centro Destra però la propone in ordine sparso, Forza Italia con Berlusconi al 23%, Salvini con la Lega al 15%: la Meloni sembra frenare sulla proposta, anzi ha dichiarato che occorre fare “solo promesse realizzabili”. In effetti proprio lei in caso di vittoria delle destre si troverebbe come probabile capo del governo a dover poi mantenere anche le promesse elettorali più azzardate.

Molti sono i contrari

Gli altri partiti sono decisamente contrari: oltre al PD che si è sempre opposto, anche le formazioni di centro non appoggiano la proposta. Ad esempio, Giovanni Toti richiama l’attenzione su di un punto delicato: “Chi dice che taglierà tasse spieghi dove prendere i soldi”.

Il Movimento 5 Stelle, da sempre contrario alla patrimoniale, ancora deve esprimersi più compiutamente sull’argomento tasse. Comunque, a proposito della flat tax Conte ha dichiarato “E’ assolutamente irrealizzabile, una presa in giro”. Il Corriere della Sera ricorda che nel programma elettorale del M5s del 2018 si prevedeva la riduzione delle aliquote Irpef, l’azzeramento delle tasse per i redditi fino a 10 mila euro e la riduzione del cuneo fiscale e dell’Irap.

I rischi della flat tax

Escludendo l’ipotesi di introdurre la flat tax alzando altre tasse, scrive La Repubblica, l’unica leva possibile a parte il taglio della spesa è l’aumento del deficit. Cioè indebitarsi di più. Scelta che oggi, con rapporto/debito Pil oltre il 150%, rischia di rivelarsi molto pericolosa per i nostri Titoli di Stato.

Intervistiamo Alessia Potecchi, Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del PD di Milano Metropolitana

Intervista ad Alessia Potecchi

Come influenzerebbe la vita degli italiani l’applicazione di una flat tax?

“La Flat Tax è l’imposta ad aliquota proporzionale applicata, senza alcune eccezione, a tutti i redditi dei contribuenti. La flat tax cioè si  basa su un’aliquota unica sul reddito in sostituzione delle quattro vigenti oggi. La riduzione delle tasse così congegnata non è eguale per tutti. In sostanza rinnega il principio costituzionale della progressività (paga di più chi ha di più) e lo sostituisce con quello della proporzionalità (ognuno paga una percentuale identica indipendentemente dall’entità del suo reddito). Invece di tagliare le tasse alle famiglie, sostanzialmente le riduce in modo rilevante per i redditi alti”.

Qual è la principale pecca di questa proposta?

“E’ un sistema di tassazione incostituzionale perché il dovere di contribuire al sostentamento della spesa pubblica è metafora di un più complessivo dovere che ha alla sua base il principio della solidarietà come recita l’articolo 2 della Costituzione. Faccio un esempio pratico: un lavoratore dipendente che oggi, tenendo conto degli scaglioni, delle aliquote e delle relative deduzioni, sul suo reddito lordo medio basso paga l’8% di Irpef si vede schizzare la percentuale al 15% (aliquota proposta da Salvini) e ben al 23% nel caso della proposta di Berlusconi. Se invece ci troviamo davanti ad un lavoratore dipendente con un reddito alto che oggi paga il 32% di Irpef sul suo reddito lordo, questo si vede abbassare la percentuale delle imposte dovute sempre al 15% nel primo caso e al 23% nel secondo: ovviamente guadagnando a sua volta parecchio rispetto a quello che pagava prima”.

Mi sembra chiaro che in questo modo la flat tax andrebbe a peggiorare i rapporti fra le parti sociali.

“Sì, con la Flat Tax i redditi bassi non hanno alcun beneficio, mentre chi ci guadagna sono i redditi alti, che poi solo in minima parte reinvestiranno questi soldi in ciò che produce ulteriore ricchezza e crescita. I benefici dell’operazione, per capire, andrebbero per un terzo al 5% del totale dei contribuenti cioè a quelli con i redditi più alti”.

Quali altri aspetti negativi ci sarebbero?

“Ancora, la Flat Tax è difficilmente realizzabile anche dal punto di vista delle risorse, ha dei costi enormi che farebbero aumentare ulteriormente il nostro già altissimo debito pubblico. Il costo per l’aliquota del 15%, calcoli alla mano, si aggira intorno ai 50 miliardi di euro e per la proposta del 23% il costo si aggirerebbe intorno ai 20 -30 miliardi di euro ogni anno. Se non si vorrà aumentare a dismisura il debito, con il conseguente rischio di rialzo dei tassi, a fare le spese di questa situazione che va a crearsi con questo sistema fiscale saranno tutti gli altri cittadini che vedranno tagliati e ridimensionati i servizi principali per andare a compensare il minor gettito nelle casse dello Stato”.

Quali sono questi servizi su cui si andrebbe ad intervenire?

“E’ presto detto: scuola, sanità, università e campo sociale. Si dice con sussiego che ci sono molti Paesi che hanno adottato la Flat Tax. Non è un esempio convincente. Senza ironia, ecco un campionario dei Paesi che hanno la Flat Tax: Giamaica, Estonia, Lettonia, Lituania, Russia, Ucraina, Romania, Bulgaria, Mongolia, Mauritius, Macedonia, Albania, Kazakhistan, Bielorussia, Tobago ecc.
Non figurano nella lista né ci pensano la Germania, il Regno Unito, la Francia, gli Stati Uniti, il Giappone”.

Quale soluzione andrebbe invece adottata?

“La vera soluzione è quella di un fisco intelligente con la riduzione certa ed esigibile delle tasse sulle imprese, sull’innovazione, sulla formazione, sul lavoro per i giovani, sulle famiglie. Un progetto serio scaglionato nei tempi con una politica accorta di sviluppo, accompagnata da tagli agli sprechi e da una mirata politica di contrasto alla elusione e alla evasione fiscale.

Un fisco che vada incontro ai redditi medio bassi che sono quelli che stanno soffrendo di più la crisi energetica e l’inflazione. Bisogna che avvenga un vero processo di semplificazione e razionalizzazione e che soprattutto le norme dello Statuto del Contribuente vengano applicate rinunciando in termini definitivi a misure di retroattività delle norme. Ci dobbiamo rendere conto che dobbiamo superare definitivamente ogni contrapposizione tra amministrazione finanziaria e contribuenti: questo è necessario per svolgere un’azione concreta di contrasto all’evasione fiscale”.