Rapporto sulle pensioni 2022: andrà molto peggio per i risparmiatori dell’UE

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Da 10 anni BETTER FINANCE, associazione a tutela dei risparmiatori con sede a Bruxelles, rappresentata a Milano da “New Savers”, indica i rendimenti netti reali (spesso scarsi) dei risparmi a lungo termine e degli accantonamenti pensionistici in un gran numero di Paesi dell’UE.

La situazione è in forte peggioramento, e mentre un paio di anni di scarse prestazioni dovute alla pandemia possono essere compensati, lo stesso non si può dire per gli ultimi 22 anni nel loro complesso. Dall’inizio del terzo millennio le assicurazioni sulla vita unit-linked francesi hanno perso l’8,4% del valore reale dei contributi, mentre un lavoratore lettone iscritto a un fondo pensione professionale (pillar II) ha guadagnato un misero +1% di rendimento netto reale cumulato negli ultimi 19 anni.

Si potrebbe obiettare che quando i mercati vanno male, lo fanno anche i risparmi pensionistici. Tuttavia, i lavoratori svedesi iscritti al fondo pensione aziendale predefinito (AP7 Safa) dal 2001, hanno goduto di una moltiplicazione di cinque volte (+482%) dei loro investimenti. Qualcosa può funzionare bene, allora, per chi sa fare il proprio lavoro.

Quali sono i fattori principali di questi risultati scarsi?

Inflazione: il nemico nascosto, ma visibilissimo.

Nel corso degli anni, l’effetto cumulativo dell’inflazione nell’UE27 ha fatto sì che 100 euro nel 2000 valessero solo 64 euro nel 2021, spiegando i rendimenti netti reali troppo spesso scarsi su cui BETTER FINANCE attira l’attenzione ogni anno. Nel 2021 la situazione è peggiorata e l’inflazione ha iniziato a salire alle stelle, raggiungendo il 10% a settembre 2022. E per il momento non si ferma. Qualcuno prevede ottimisticamente che l’inflazione dell’Eurozona diminuirà gradualmente dal 6,78% nel quarto trimestre di quest’anno al 3,94% nello stesso trimestre del prossimo anno. Non crediamoci troppo, il 2023 non ci porterà fortuna. In qualsiasi caso sarà ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della BCE. Del resto, l’inflazione è stata finora sottovalutata per tutti e tre i trimestri: 3% anziché 7,4%; 6% anziché 8,6%; 7,3% invece del 10%. E anche peggio da qui a dicembre 2022.

Commissioni
È un compito quasi impossibile aggregare dati completi e comparabili su costi e oneri nei sistemi pensionistici che analizziamo. La maggior parte dei nostri dati proviene da autorità di vigilanza che segnalano solo i rendimenti netti, il che rende difficile la valutazione dei rendimenti lordi. Tuttavia, rispetto ai rendimenti del mercato dei capitali, che non comportano costi, solo quattro dei 41 enti analizzati nel rapporto hanno sovraperformato i mercati dei capitali dell’UE.

La “repressione finanziaria” tassa i risparmi di oggi e le pensioni di domani
Ancora più dannoso dell’inflazione per i risparmiatori dell’UE è la “repressione finanziaria”. Questo è il modo in cui gli economisti chiamano le politiche pubbliche che incanalano i risparmi verso i finanziamenti del governo e assicurano che i tassi di interesse nominali siano mantenuti al di sotto o molto al di sotto dei tassi di inflazione. L’entità della repressione finanziaria può essere illustrata dalla differenza tra l’inflazione e il tasso di interesse nominale della Banca centrale. Negli ultimi dieci anni, l’UE è entrata in un’era di repressione finanziaria, che quest’anno sta raggiungendo i massimi storici.

BETTER FINANCE stima in via prudenziale che l’impatto della repressione finanziaria sui risparmiatori dell’Eurozona nel 2022 si attesti a una perdita reale di circa un trilione di euro, dal momento che la grande maggioranza dei risparmi finanziari delle famiglie dell’UE è collegata direttamente o
indirettamente ai tassi di interesse nominali: quando questi sono al di sotto o molto al di sotto dell’inflazione, i loro rendimenti netti crollano.
Questo è in particolare il caso delle assicurazioni regolamentate a lungo termine e prodotti di risparmio previdenziale, in quanto soggetti a regole che esentano il debito sovrano dai requisiti di solvibilità.