Energia tra guerra e pace. La Adam Smith Society alla Fondazione Edison

Marco Rosichini -

La Adam Smith Society con l’Università Bocconi alla Fondazione Edison

Nell’iconica cornice della Sala degli Azionisti della Fondazione Edison la Adam Smith Society, in collaborazione con l’Osservatorio Green Economy – GREEN dell’Università Bocconi di Milano, ha organizzato una conferenza inerente un tema di bruciante attualità: le prospettive del comparto energetico alla luce del perdurante conflitto russo – ucraino.

Il conflitto russo – ucraino

Il momento storico è piuttosto delicato ed incerto: il razionamento del gas impone un cambio di strategia che, per essere realmente efficace, deve procedere necessariamente in sinergia con gli altri paesi europei, distinguendo le misure strutturali da quelle emergenziali ,  con un’attenzione particolare rivolta al mondo delle  energie rinnovabili ed innovative ( si pensi all’idrogeno ad esempio), e , in considerazione , soprattutto ,  delle implicazioni che il tema energetico pone nell’ambito delle relazioni geopolitiche. Di fronte a questo scenario, apparentemente desolante, il triangolo concettuale emanato dalla Commissione Delors nel 1995 , (ovvero i tre criteri dell’economicità , della sicurezza energetica e della protezione ambientale ) deve mostrare la sua unità concettuale d’azione non sacrificando alcun lato .

Nell’intervento di apertura Alessandro De Nicola, Presidente dell’Adam Smith Society, ha rimarcato la contraddittorietà insita allo stesso tema della guerra: da un evento non intenzionale, come la guerra per l’appunto, può corrispondere una risposta intenzionale nel segno di una maggiore autonomia energetica e dell’indirizzo di massicci investimenti nell’ambito delle energie rinnovabili.

Una prospettiva globale

Le risposte che si ricercano nella risoluzione di questi dilemmi debbono essere considerate attraverso una prospettiva globale che tenga in considerazione le dinamiche geo politiche. A tal proposito nel primo intervento della discussione Nathalie Tocci, Direttrice dell’istituto Affari Internazionali, ha posto l’accento sul fatto che il motivo per cui questo tema risulti così drammaticamente destabilizzante per le economie europee dipenda dal fatto che l’energia sia stata concepita soltanto in tempi di pace. Il concetto sotteso all’interdipendenza, non solo strategica, nelle relazioni internazionali corrispondeva difatti all’esigenza di utilizzare l’energia come fonte di mitigazione dei conflitti: non a totale garanzia di pace, ma, quantomeno, nella veste di regolatore delle relazioni di potere esistenti tra gli Stati. Gli esempi dei rapporti tra Russia e Ucraina, tra Algeria e Marocco hanno simboleggiato plasticamente gli obiettivi geopolitici di questa policy che, come risvolto negativo, ha trascurato totalmente il tema della sicurezza energetica. Il settore energetico quindi è stato scorporato, nel corso del tempo, dall’ambito delle relazioni internazionali tradizionalmente intese dotandosi di vita propria e, proprio in virtù di questo, presentandosi come una elevata fonte di instabilità e vulnerabilità. Vulnerabilità che è stata contenuta dal 2014 al 2021 per poi risvegliarsi improvvisamente in concomitanza dell’aumento dei prezzi. In questo, secondo la Tocci, risiede la ratio fondamentale dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin: il Presidente Russo ha sfruttato la contingenza della volatilità dei prezzi per predisporre la sua “operazione speciale”.

Le contraddittorietà della politica europea

L’impostazione storica dell’intervento è stata ripresa, con un approccio più realistico e critico, da Luigi De Paoli, ordinario di economia applicata all’Università Bocconi, il quale, tuttavia, ha messo in luce le contraddittorietà della politica europea che, nella sua elefantiaca volontà normativa, ha perso la bussola della solidarietà e dell’interesse generali degli Stati membri. Il professore in particolare ha criticato non solo la risposta europea con il Repower UE, ma anche l’atteggiamento della Germania che, per propria volontà (e quindi non per strategia russa), ha consegnato gli europei alle dipendenze energetiche della Russia. L’economista della Bocconi a conclusione del suo intervento ha auspicato un maggiore efficacia delle risposte europee calibrate sulle base delle contingenze economiche e sulla considerazione del sistema mondo nel suo complesso.

Gli operatori del settore

Nella seconda parte della discussione sono intervenuti gli operatori del settore. Stefano Besseghini, Presidente dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, collegato da Parigi, ha citato nel suo intervento da un lato gli strumenti finalizzati alla transizione energetica (dissociazione del prezzo dell’energia elettrica al prezzo del gas e rendimenti intramarginali); dall’altro le modalità per proteggere i consumatori dinanzi alla volatilità dei prezzi.

Molto breve, ma incisivo per la sua chiarezza, è stato l’intervento di Nicola Lanzetta, il quale ha auspicato un approccio meno ideologico nei confronti del tema energetico. Secondo il Direttore Italia del Gruppo ENEL il continente europeo necessita di una svolta con energie rinnovabili che consenta agli Stati europei di essere autori del prezzo e del quantitativo di energia che viene fornita.

Gli interventi di Federico Merola, Amministratore Delegato di Arpinge, e di Claudio Moscardini, Managing Director di Sorgenia, sono stati improntati alla declinazione del concetto di resilienza quale mezzo per raggiungere la sostenibilità energetica. Quest’ultimo, in particolare, ha sottolineato come la volatilità dei prezzi si sia tradotta in un rischio di risonanza. Per queste motivazioni il cambio di paradigma sul tema energetico deve essere radicale e maggiormente comunitario.

La discussione si è conclusa con l’intervento di Lorenzo Mottura, Head of Strategy , Corporate Development and Innovation del Gruppo Edison , il quale ha ribadito da un lato la necessità dell’investimento in infrastrastrutture ( un ‘extra costo che nel lungo termine porta benefici) che consentano di svincolarsi dall’oligopolio delle fonti attuali ; dall’altro  il concetto di non puntare solo su un lato del triangolo in quanto questo non consentirebbe il raggiungimento dell’obiettivo della resilienza .