Inflazione galoppante. Potere d’acquisto degli stipendi? Sempre peggio. Il parere di Alessia Potecchi

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Ad ottobre l’inflazione è arrivata quasi al 12%, le retribuzioni contrattuali stanno crescendo invece dell’1%, questo significa che gli stipendi fissi stanno perdendo ben l’11% del loro potere di acquisto, un quadro economico che colpisce soprattutto le famiglie più povere, quindi è un’inflazione che sta allargando le diseguaglianze, che acuisce la crisi sociale, perdono potere di acquisto coloro che hanno redditi fissi, i lavoratori dipendenti perché le pensioni vengono poi adeguate all’inflazione.

Fonte ISTAT

Gli stanziamenti

Il Governo precedente ha stanziato 55 miliardi di euro per fare fronte a questa situazione che, sommati ai 15 miliardi che il nuovo ha a disposizione, arriviamo a 70 miliardi nel 2022. Il prossimo anno ci sarà ancora l’inflazione quindi sarà necessario un intervento altrettanto consistente, dobbiamo fronteggiare un pesante rallentamento dell’economia che  va verso la stagnazione e abbiamo il rischio che peggiorino gli indicatori occupazionali. Abbiamo un quadro di rialzo dei tassi di riferimento da parte delle Banche Centrali che appesantisce gli oneri sul Debito Pubblico italiano. Come si vede tutto questo sta restringendo di molto gli spazi di manovra per la prossima Legge di Bilancio e non vi è spazio per la Flat Tax completa, per le pensioni a 1000 euro come minimo e quota 41 per il pensionamento, tutte promesse che erano state fatte in campagna elettorale e che ora chi è al governo non pensiamo riesca a mantenere.

Intervista ad Alessia Potecchi, economista

“Noi dobbiamo partire dalla situazione economica e sociale  in cui ci troviamo. Ci vuole una forte risposta per proteggere il nostro sistema produttivo e fronteggiare una questione sociale e la lotta alle diseguaglianze che è già molto grave. Colpiscono anche i provvedimenti di carattere fiscale, si dà attenzione alla riduzione della tassazione nei confronti del lavoro autonomo e professionale che sta meglio, quelli con entrate tra 65.000 e 100.000 euro mentre i lavoratori dipendenti hanno solo il Fringe Benefit e il Welfare Aziendale. L’inflazione erode il potere di acquisto dei salari, quest’anno non è necessario intervenire con uno scostamento di bilancio, il prossimo anno occorre recuperare numerose risorse che il Governo deve trovare, ridestinando a famiglie e imprese le maggiori entrate, recuperando risorse dagli extra profitti come ci chiede anche l’Europa”.

Ma gli stanziamenti sembravano ingenti: invece non basteranno?

“I 21 miliardi stanziati per il prossimo anno sono solo un terzo di quello che il precedente Governo ha messo in campo contro il caro energia e non sono assolutamente sufficienti, con queste cifre e queste prospettive non possiamo parlare di Manovra di Bilancio ma ancora di un altro Decreto Aiuti, come quelli già approvati, che non vale certamente per un lasso di tempo limitato.  Per parlare di Finanziaria ci vuole ben altro, occorrono programmi concreti e incisivi per dare una spinta importante alla nostra economia e per affrontare la crisi sociale che stiamo vivendo: gli ultimi dati sulla povertà sono allarmanti.”

Che cosa la preoccupa di più?

“Non sento parlare di lavoro, di giovani, donne, che dovrebbe essere un tema di primo piano da affrontare, di taglio del cuneo fiscale, di salario minimo dopo l’accordo raggiunto a livello europeo, di potere di acquisto dei salari, di attenzione alla formazione, alla ricerca, alla transizione ecologica che impatta su settori fondamentali  del nostro sistema industriale con il problema delle ricadute occupazionali, non si parla di lotta e provvedimenti contro l’evasione fiscale. Dobbiamo realizzare una Riforma Fiscale seria, complessiva, una Riforma che si impegni ad abbassare il carico fiscale ai redditi medio bassi, e a chi fa e sviluppa impresa, una Riforma fortemente progressiva che riordini nel profondo il nostro obsoleto e confuso sistema di tassazione, una Riforma che punti alla semplificazione della normativa tributaria e che applichi alla lettera lo Statuto del Contribuente rinunciando alla retroattività delle norme per combattere davvero l’evasione fiscale di cui il nostro Paese è prigioniero”.

Qualche altro punto?

“Sì, in ultimo, attenzione a fare debito. La catastrofe del Governo di Liz Truss in Gran Bretagna ci porta a riflettere su questa questione, chi pensa di finanziare tagli di tasse o provvedimenti economici a debito è destinato a fallire.  E’ successo in Gran Bretagna in un Paese che non fa parte della zona euro e la cui Banca Centrale può in ogni momento decidere di acquistare titoli pubblici: a maggior ragione questo vincolo vale per un Paese come il nostro che fa parte della zona euro con le regole che governano la BCE e con un debito pubblico che è al 145% in rapporto al PIL”.

 

Credits foto di copertina: imelda-GcnPjvqRL18-unsplash