Le big tech perdono appeal tra i consumatori

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A livello globale, il valore di impresa complessivo delle quotate si è ridotto del 12% anno su anno da $137.000 miliardi a $120.000 miliardi. Da quanto è emerso dal report Global Intangible Finance Tracker, preparato da Brand Finance, emerge che il valore degli asset presenti nei bilanci è leggermente aumentato, mentre il valore immateriale non a bilancio è molto diminuito.

Il valore complessivo dei 500 principali trademark del mondo si è ridotto solo dell’1% nell’arco di un anno. Si tratta di una riduzione nettamente inferiore a quella registrata nei cali di borsa perchè un brand forte è un asset molto resiliente, meno soggetto alla congiuntura economica.
D’altra parte si sono comunque ridotti notevolmente i valori monetari dei trademark soprattutto delle big tech americane e cinesi, compensati dalla crescita dei brand delle banche, delle società di costruzioni, oil & gas, servizi commerciali, abbigliamento, alimentari e ristoranti.
Il trademark è uno dei principali asset intangibili delle imprese che mediamente pesa il 10% del valore di impresa, ma tra i 500 principali brand del mondo sale al 15% 20% e nel lusso in molti casi si avvicina al 50%. Questi i principali risultati del report Brand Finance Global 500 2023, con i maggiori brand del mondo ordinati per valore monetario generato dalla reputazione, in presentazione oggi al World Economic Forum di Davos.

Il marchio Amazon, con un valore di 299 miliardi di dollari in seguito ad una riduzione del 15%, quest’anno è il brand di maggiore valore al mondo grazie al sorpasso a scapito di Apple che, in seguito ad una perdita del 16%, scende ad un valore pari a 297,5 miliardi di dollari.

La riduzione a due cifre del valore di Amazon, Apple, Alibaba, Tmail, Taobao, eBay, Huawey, Xiaomi, WeChat, Tencent, Netflix, Sky è direttamente correlata dall’indebolimento di questi brand, cioè nella capacità di influenzare le scelte dei consumatori rispetto allo scorso anno. Dalle analisi di Brand Finance emerge che ad esempio Amazon ha avuto un calo della familiarità, della considerazione di acquisto, della raccomandazione, della reputazione complessiva e della fedeltà dei consumatori.

Massimo PIzzo managing director Italia di Brand Finance commenta: “Il crollo delle aziende tecnologiche non è solo dovuto a fattori come l’innalzamento dei tassi, l’inflazione, la guerra o l’energia: dalle nostre analisi risulta esserci un indebolimento dell’immagine e della reputazione di molti brand del comparto. Come se dopo la pandemia l’amore e l’entusiasmo per la tecnologia abbia perso vigore. Da anni non si vedono più innovazioni in grado di sedurre i clienti e i contenuti dei messaggi sono sostanzialmente sempre gli stessi. Anche la tecnologia, come le telecomunicazioni, rischia di diventare una commodity. Sembra chiaramente arrivato il momento anche per le big tech di mettere in discussione la propria strategia per non perdere ulteriormente il favore dei consumatori”.