Effetto inflazione su Tfr e fondi pensione

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Uno dei grandi temi della previdenza complementare nel nuovo anno è rappresentato dall’effetto inflazione sulla rivalutazione legale del tfr che rappresenta per i lavoratori dipendenti un parametro di confronto implicito con i rendimenti dei fondi pensione. Secondo quelle che sono le recenti rilevazioni dell’Istat l’indice dei prezzi al consumo che si utilizza per la rivalutazione annua del Trattamento di fine rapporto ammontando a 9,974576 ricordando come ai sensi dell’art. 2120 cc il meccanismo prevede un tasso costituito dall’1,5% in misura fissa più il 75% dell’aumento dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo rilevato a dicembre dell’anno precedente; sulla rivalutazione si applica un’imposta sostitutiva del 17%.

In attesa dei dati di fine anno sui rendimenti dei fondi pensione è interessante riportare le ultime evidenze della Covip aggiornate a settembre scorso secondo cui i risultati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, sono risultati negativi e pari a -10,6 e a -12,2 per cento, rispettivamente, per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III essi sono stati pari a -12,4 per cento. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari allo 0,8 per cento.

Ampliando l’intervallo di osservazione da inizio 2012 a fine 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 4,1 per cento per i fondi negoziali, al 4,6 per i fondi aperti, al 5 per i PIP di ramo III e al 2,2 per cento per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,9 per cento annuo. Considerando nell’orizzonte anche i nove mesi del 2022, i rendimenti medi annui restano positivi: 2,7 per cento per i fondi negoziali, 3 per i fondi aperti e 3,3 per cento per i PIP di ramo III; sono pari al 2,1 per cento per i prodotti di ramo I. La rivalutazione del TFR nello stesso periodo è del 2,2 per cento.

Il tema appare di ancora maggiore rilevanza in un momento in cui si discute tra Governo e Parti sociali sul come rilanciare la previdenza complementare anche con una nuova campagna di conferimento del tfr ai fondi pensione con il meccanismo del silenzio assenso accompagnato da piani istituzionali di educazione previdenziale
Sperando che la fiammata inflazionistica si attenui notevolmente tornando a una situazione di normalità , va comunque considerato come sul piatto della bilancia andrebbe considerato anche che con il versamento del tfr si acquisisce nella gran parte dei contratti collettivi anche il contributo del datore del lavoro cui altrimenti si rinuncerebbe, che nel medio lungo periodo l’andamento dei fondi pensione dovrebbero essere positivo e che la tassazione dei fondi pensione è molto più vantaggiosa di quella del trattamento di fine rapporto (imposta sostitutiva del 15 per cento che si riduce dello 0,30 per ogni anno di durata superiore al quindicesimo con un minimo del 9 contro il regime di tassazione separata del trattamento di fine rapporto).