“Exhtinction – Chapter One: Zwergenn Dammerung”. Intervista a Max Papeschi

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Ieri, 19 gennaio 2023, la Fondazione Stelline di Corso Magenta 61 a Milano, ha aperto le porte a centinaia di persone, in occasione dell’Inaugurazione della nuova mostra di Max Papeschi. Si tratta di un progetto articolato, ideato con Flavia Vago, realizzata in collaborazione con AIIO e Michele Ronchetti e curato da Stefania Morici di ArtEventi. Come si evince dal titolo, l’idea è quella di raccontare una storia “a puntate”, di ispirazione cinematografica. Per essere precisi, il film “Alien” del 1979 diretto da Ridley Scott, è stato il punto di partenza per iniziare a strutturare un percorso di contrapposizione fra realtà e finzione, presente e futuro, tradizione e mutamento. Il tutto tradotto in una mostra irriverente e rivoluzionaria, soprattutto per il percorso dell’artista che per la prima volta approccia nuovi medium artistici, uscendo dalla fatidica “confort zone”… ammesso che un eversore ribelle come Max Papeschi ne abbia mai avuta una.

L’intervista

Ciao Max, oggi mi trovo in studio da te, perché mi piacerebbe tu mi raccontassi della tua ultima mostra “Extinction”. Di cosa parla? Cosa vuole raccontare e trasmettere ai visitatori?
“Ciao Carola! Come si deduce dal titolo, il tema fondamentale è l’estinzione della razza umana. Nel 2020, durante il lock down del periodo Covid-19, quando tutto era chiuso, io e Flavia Vago ci siamo fatti una domanda: se la razza umana si estinguesse adesso, che cosa rimarrebbe? Siamo partiti proprio da questa riflessione, che seppure estrema, pareva piuttosto plausibile e realistica al tempo, e abbiamo costruito una mostra pensata da una razza aliena, come primo reperto archeologico sugli umani estinti. L’elemento ironico della situazione risiede nel fatto che i dati che arrivano agli alieni sono frammentari e imprecisi e per questo motivo, l’umano viene ricostruito in maniera bizzarra: il corpo da guerriero Xi’an e la testa da gnomi. L’ispirazione viene da un viaggio che ho fatto con Flavia, a Creta, dove abbiamo visto che tutte le ricostruzioni erano arbitrarie e parziali. Ci siamo immaginati quindi, un enorme “lost in traslation” dove degli eventuali archeologi alieni, ricostruendo la razza umana, fanno una serie di errori e di ipotesi che rendono divertente la narrazione”.

La seconda parte del titolo “Zwergenn Dammerung”, cosa significa?
“È un gioco di parole. Siamo partiti da “Il crepuscolo degli Idoli” di Nietsche, del 1889 (titolo originale Götzen-Dämmerung) per arrivare a Zwergenn Dammerung, ovvero “il crepuscolo dei nani”. Nel testo, Nietzsche critica la cultura tedesca dell’epoca, descrivendola come grezza, lanciando frecciate di disapprovazione alle figure della storia occidentale quali Cesare, Napoleone, Goethe e molti altri personaggi, presunti rappresentanti di una decadenza culturale. Questo titolo, scelto per il primo capitolo, è formalmente il titolo dell’istallazione che occupa gran parte dello spazio. Oltre a questa però, c’è una seconda sezione, che invece è intitolata “Snow White Overdrive”, in riferimento libro Monna Lisa Cyberpunk (in inglese Mona Lisa Overdrive di William Gibson) esponente di spicco del filone cyberpunk sviluppatosi a metà degli anni 80 e precursore del presente che stiamo vivendo”.

Parlando di “primo capitolo”, si deduce quindi essere solo l’inizio di una serie di eventi… corretto?
“L’idea per come la abbiamo pensata, è una trilogia. Ciascun capitolo, rappresenta una delle peggiori caratteristiche dell’uomo, seppure ironizzando la situazione, come del resto sono solito a fare. Abbiamo scelto di partire proprio da questo aspetto – quello dalla Guerra -, perché ci sembrava emblematico e rappresentativo del periodo storico che stiamo vivendo: una razza umana perennemente in guerra dall’inizio della sua storia”.

Come si legge nelle locandine, nel comunicato e nei numerosi articoli che sono stati pubblicati, la mostra si svolge in Fondazione Stelline, in Corso Magenta 61 a Milano. Stiamo parlando di uno spazio piuttosto importante nel quale hanno esposto grandi maestri del Novecento, oltre che artisti contemporanei di fama internazionale… Come ti fa sentire?
“Bhe, mi fa sentire molto bene! E’ una grande responsabilità, ma dall’altra parte è anche un’occasione per presentare alla città, in uno spazio adeguato, un progetto che secondo me avrà un grande sviluppo… o almeno me lo auguro!”.

E cosa avete deciso di inserire fisicamente nello spazio a vostra disposizione?
“Fisicamente ci sarà appunto un vero e proprio esercito di terracotta, formato da 32 statue alte 1.80 m. Una mostra tridimensionale, grazie alla quale ho potuto confrontarmi con nuovi medium artistici e soprattutto, puntare su prodotti completamente inediti. Alla fine del percorso, invece, nella seconda sezione, quattro monitor espongono un’opera di Computer Graphic Animation: un’animazione digitale, lavorata successivamente da una intelligenza artificiale. E’ un programma nuovo, che fino a sei mesi fa non si sarebbe potuto utilizzare perché non esisteva. La vera sfida, infatti, è stata quella di lavorare con uno strumento talmente moderno, che mentre programmi la mostra, ti supera continuamente e quindi tu riesci a fare novità su novità, che fino alla settimana precedente non si potevano fare”.

Quindi da una parte vediamo un materiale classico come la terracotta, mentre dall’altra parte, l’uso dell’intelligenza artificiale. Da chi ti sei fatto aiutare?
“Questo lavoro è eseguito in collaborazione con Michele Ronchetti, che ha usato a sua volta dei papers di intelligenza artificiale. La cosa bellissima è che è un continuo work in progress in cui di settimana in settimana cambia la possibilità di utilizzo. Quindi tu ti trovi con un’opera che è stata modificata fino a quasi il giorno prima dell’inaugurazione, perché aveva delle capacità in più. È un terzo player”.

Ci sono degli ottimi presupposti per un grande successo…
“Speriamo!”

L’ultima domanda che ti vorrei fare in conclusione di questa intervista è la seguente: ti sembra possa essere un vero e proprio punto di svolta per la tua ricchissima carriera artistica, oppure tornerai subito ai tuoi prodotti più tradizionali?
“Sicuramente è un punto di svolta… positivo o negativo, lo scopriremo nei prossimi giorni e quindi su questo non ho certezze. Quello che è sicuro è che è un passo in avanti, su cui non ho intenzione di tornare indietro. Anzi, in futuro, con i prossimi capitoli faremo cose nuove e la sfida sarà proprio quella di utilizzare materiali e media diversi per non annoiare il pubblico e egoisticamente, non annoiare nemmeno me stesso”.

Quindi invitiamo tutti a visitare questo primo capito della mostra in Fondazione Stelline, curato da Stefania Morici e prodotta da ArtEventi, per poi scoprire quali saranno gli altri appuntamenti. Ci vediamo prestissimo!

EXTINCTION – Chapter One: Zwergenn Dammerung
Dal 20 gennaio al 19 febbraio
Fondazione Stelline, Corso Magenta 61, Milano
Una mostra di Max Papeschi
Ideata da Max Papeschi e Flavia Vago
Realizzata in collaborazione con AIIO e Michele Ronchetti
Mostra a cura di Stefania Morici
Con la consulenza speciale di Gianluca Marziani
Sound & Music di Fabrizio Campanelli
Produzione e organizzazione ArtEventi in collaborazione con Fondazione Stelline
Main sponsor ArTI e MiHub Agency
Special partner Gobbetto Resine e Relco Group
Con la collaborazione di Terzago Robotics e Terrecotte Ripabianca di Antonello Berti
Logistic partner: Italmondo Multidimensional Art: Maecenas
La mostra è patrocinata dal Ministero della cultura, dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano.