Dalla Fed nuova e (forse) ultima stretta, ma crescita e inflazione sono ancora un’incertezza

Tony Rodriguez Head of Fixed Income Strategy di Nuveen -

La Federal Reserve ha proseguito, e probabilmente concluso, il suo ciclo di rialzi, aumentando i tassi di altri 25 punti base. L’intervallo per il tasso di riferimento è così salito al 5,00% – 5,25%.

La Fed ha utilizzato la sua dichiarazione programmatica per segnalare la fine imminente di questo ciclo di inasprimento. L’istituto non prevede più che “potrebbe essere opportuno un ulteriore irrigidimento delle politiche”, ma afferma che “monitorerà attentamente le informazioni in arrivo”. La nuova formulazione del comunicato rispecchia fedelmente il testo del giugno 2006, che ha segnato l’ultimo rialzo dei tassi di quel ciclo di inasprimento.

Nella conferenza stampa, il presidente Jerome Powell ha assunto un atteggiamento leggermente da falco, pur continuando a parlare di una fine dei rialzi dei tassi. Powell ha lasciato intendere che ulteriori strette potrebbero essere giustificate se l’inflazione dovesse rimanere persistente e se le tensioni nel settore bancario dovessero moderarsi senza ulteriori difficoltà.

Ciononostante, il mercato continua a prevedere quasi tre tagli dei tassi da 25 punti base nel corso di quest’anno, senza ulteriori rialzi rispetto ai livelli attuali. Interrogato sullo scollamento tra la retorica della Fed e quanto prezzato dal mercato, Powell ha affermato che, secondo le proiezioni del FOMC, non sarà opportuno tagliare i tassi quest’anno.

IL CONTESTO ECONOMICO È FORTE MA SI STA INDEBOLENDO

Nelle sei settimane successive all’ultima riunione della Fed, i dati economici sono stati ampiamente positivi. La crescita del PIL degli Stati Uniti nel primo trimestre ha deluso in termini di dato headline, con un tasso annualizzato destagionalizzato di crescita del +1,1% su base trimestrale, ma i dati di dettaglio sono stati solidi. Anche gli altri dati economici a più alta frequenza sono stati per lo più solidi. Il mercato del lavoro statunitense continua a creare posti di lavoro a un ritmo robusto e la spesa dei consumatori rimane resistente. L’industria manifatturiera è un’area di debolezza, dove le condizioni operative continuano ad indebolirsi e l’attività è in contrazione.

L’inflazione ha continuato a salire e l’inflazione PCE core ha accelerato nel primo trimestre. Inoltre, l’inflazione salariale rimane vicina ai massimi recenti. Prevediamo che sia l’inflazione dei prezzi che quella dei salari si modereranno nel resto dell’anno, ma la persistenza di pressioni al rialzo potrebbe compromettere la possibilità che la Fed smetta di aumentare i tassi.

Queste pressioni inflazionistiche sono compensate dalla continua incertezza del settore bancario. I titoli delle banche regionali sono scesi di circa il -30% dalla fine di febbraio, il che probabilmente si tradurrà in una riduzione del volume dei prestiti. Questa tendenza peserà sulla crescita futura, vanificando in parte il lavoro di inasprimento della Fed.

In definitiva, lo scenario economico vede al contempo sia una forte crescita nominale sia significativi rischi al ribasso. Riteniamo che la Fed deciderà di tenere i tassi fermi nei prossimi trimestri, per valutare l’impatto di questi shock sulle prospettive di inflazione e occupazione.

COSA FUNZIONERÀ PER GLI INVESTITORI?

Con la fine dei rialzi dei tassi da parte della Fed e l’incertezza del contesto economico, la volatilità rimarrà probabilmente elevata. La buona notizia è che, storicamente, i rendimenti di mercato tendono a essere positivi dopo la fine dei rialzi dei tassi da parte della Fed. Il reddito fisso, la cui performance è stata trascinata al ribasso dall’aumento dei tassi, dovrebbe registrare un ampio rimbalzo nel resto dell’anno, quando i rendimenti inizieranno a diminuire in modo più significativo.

Continuiamo a privilegiare un orientamento verso i segmenti di qualità più elevata nel reddito fisso, dove il rapporto rischio/rendimento è più interessante. Alcune aree dei mercati dei titoli preferred e CMBS, che finora si sono indeboliti, stanno diventando interessanti.

Per quanto riguarda le azioni, riteniamo che gli investitori debbano rimanere cauti. Privilegiamo un posizionamento difensivo, con un’enfasi sulle infrastrutture e sui titoli dividend growth. Entrambi i settori tendono a registrare buone performance durante i rallentamenti economici e dovrebbero essere ben isolati dall’inflazione persistente.

Nei mercati dei capitali privati, preferiamo allocare i nostri investimenti in asset class che producano reddito e che siano potenzialmente in grado di proteggere dai ribassi. In particolare, vediamo opportunità interessanti in aree selezionate del credito privato e del real estate.