Usa, trimestrali straordinarie ma rischio limiti alla crescita dell’azionario

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La scorsa settimana ha tracciato una linea guida piuttosto marcata per gli investitori vicini al mercato americano. Ad oggi, infatti, le società che hanno pubblicato i risultati trimestrali rappresentano circa l’86% della capitalizzazione totale del mercato americano. La fotografia è chiara, i risultati sono stati solidi e superiori alle attese, sia in termini assoluti che relativi.

Prendendo come riferimento l’aggregato dell’indice S&P500, ad esempio, la contrazione degli utili che si registra è solo del 3% sull’anno, rispetto al -7% prospettato dagli analisti. In particolare, è importante sottolineare la causa di questa sorpresa positiva, che deriva dalle vendite, +4% nominale a/a. I margini, seppur in contrazione per il terzo trimestre consecutivo, si sono anch’essi rivelati al di sopra delle attese, soprattutto nel settore tecnologico e in quello delle comunicazioni. Proprio di questi settori fanno parte le società a capitalizzazione maggiore, che quindi hanno un peso più grande negli indici e che quindi contribuiscono corposamente a sostenere il mercato generale.

L’idea diffusa tra gli esperti è che il ciclo di revisione al ribasso dei risultati volga ormai al termine, visti il numero e la qualità delle sorprese positive del primo trimestre dell’anno. Molti analisti stanno già rivedendo al rialzo le previsioni sugli utili del 2024, mentre per il 2023 le stime ancora tendono ad essere conservative, con la maggioranza che non si aspetta alcuna crescita negli utili.

L’incertezza legata alle politiche monetarie e ai tassi d’interesse sembra ormai essere un tema del passato, con il mercato obbligazionario che si muove su livelli di prezzo che implicano addirittura delle riduzioni dei tassi durante quest’anno. Tuttavia per alcuni l’altro grande spettro, quello della recessione, è del tutto vivo e persiste anche con risultati e vendite oltre le attese.

Moltissimi manager, difatti, hanno trattato questo tema nei report e nelle conferenze di questa earnings season, manifestando un’incertezza diffusa sul prossimo futuro. Il range previsionale è stato molto ampio, con manager che danno per certo uno scenario recessivo ed altri che alla peggio vedono soltanto una crescita più lenta.

Dal punto di vista dell’allocazione dei portafogli, gli strategist non sembrano particolarmente interessati alla potenziale recessione, poichè ritengono che essa sia già riflessa nei prezzi correnti dei titoli. Allo stesso tempo, portano all’attenzione altri punti, che potrebbero limitare i rialzi azionari. In particolare, le valutazioni sono sui livelli pre-pandemici, e soprattutto i tassi di interesse privi di rischio – i rendimenti dei titoli sovrani – sono aumentati sensibilmente. Questo non solo rende meno appetibile l’acquisto di azioni con gli attuali risk-premia, ma innesca anche importanti deflussi dall’azionario verso i titoli del mercato monetario, che difatti hanno raccolto investimenti record.

In generale, il consenso di analisti e strategists è che il mercato azionario americano si trovi, e continuerà ad essere, in un range di prezzi generalmente corretto. Non si intravedono pericoli straordinari all’orizzonte, ma è probabile che alcune insidie limiteranno i rialzi.