Gender pay gap. Le donne guadagnano meno degli uomini, decisamente meno

Alessia Potecchi -
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Le donne guadagnano meno degli uomini, decisamente meno: le legge è uguale per tutti, i contratti pure, ma nel corso della loro vita lavorativa le carriere, le interruzioni, le scelte fatte o subite fanno si che questa parità sia solo apparente. Un rapporto diseguale con il reddito e con l’indipendenza economica accompagna le donne dall’infanzia alla pensione.

Gender pay gap

Si chiama Gender pay gap : è la differenza che corre, a parità di mansione, tra lo stipendio di un uomo e quello di una donna e da qualsiasi punto venga effettuato l’osservatorio il finale però non cambia : la busta paga delle donne è sempre più leggera.
I dati ISTAT ci dicono che l’occupazione femminile è cresciuta dello 0,2% rispetto alla fine dello scorso anno e dell’1,6% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Ma in un mercato del lavoro che secondo le statistiche è il migliore da 30 anni, le italiane arrancano ancora parecchio rispetto alla media europea. Le occupate sono arrivate si a 9,87 milioni recuperando il calo importante dovuto al Covid ma sono soltanto il 51,9% delle donne tra i 15 e i 64 anni contro il 69,7% degli uomini, con un grande divario tra nord e sud. Il tasso di occupazione femminile è migliorato rispetto alla fase più acuta della pandemia quando era calato nuovamente sotto la soglia del 50% ma comunque è ancora molto distante dal 62,7% della media europea e dalla soglia del 60% che secondo la strategia di Lisbona avremmo dovuto raggiungere entro il 2010.

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Il lavoro delle donne quando c’è è più precario di quello degli uomini e meno retribuito. La quota dei contratti stabili incide per il 20% su quelli maschili e per il 15% su quelli femminili. Sulla totalità dei nuovi contratti delle donne il 49% è a tempo parziale contro il 26,2% degli uomini. Precarietà e tempo parziale rendono inevitabili i contraccolpi sulle retribuzioni. Eurostat ci fotografa un Gender Pay Gap del 13% in media nell’Unione Europea con l’Italia che va dal 4,1% del Settore Pubblico al 16,5% del Settore Privato, le vette qui da noi si raggiungono nelle professioni scientifiche e tecniche 26% e in quello della finanza 22,9% che sono gli ambiti dove le donne sono di meno. Infine diseguaglianza chiama diseguaglianza, l’ultima rilevazione dell’INPS evidenzia come sul totale di 305 miliardi di euro di pensioni erogate, solo il 44% sia stato corrisposto alle donne, la differenza tra uomini e donne nel reddito da pensione è di oltre 6 mila euro.

La “segregazione occupazionale”

Spesso senza essere consapevoli delle conseguenze che ciò comporterà, le donne cadono nel tranello della cosiddetta “segregazione occupazionale”: scelgono cioè lavori più adatti alla loro situazione caratterizzati da retribuzione bassa e scarsa prospettiva di carriera, ma più compatibili con la gestione familiare perché magari garantiscono vicinanza a casa, orari di routine, assenza di trasferte. Il problema non è solo delle donne ma dell’intera economia e della possibilità di ripresa del Paese. Le donne non possono più essere il pilastro del nostro sistema di welfare, non possono più farcela. Non possono sostituirsi come prima all’attività dei servizi sociali e sanitari. Vogliono lavorare, vogliono realizzarsi su tutti i piani, vogliono avere figli che oggi spesso non riescono ad avere e vogliono realizzarsi anche sul lavoro.

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L’ambito economico, bancario e finanziario

Questo vale anche e soprattutto in ambito economico, bancario e finanziario, sono stati fatti certamente passi in avanti, penso per esempio agli obblighi di comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario che accrescono la consapevolezza e la trasparenza delle banche sui loro risultati e su come le risorse impattano sulle loro attività. In quest’ottica incoraggiare e valorizzare la partecipazione delle donne, rimuovendone anche gli ostacoli culturali che permangono nel settore, deve essere una priorità. I benefici in capo agli intermediari finanziari che creano un ambiente diversificato e inclusivo sono notevoli perché la diversità è un bene essenziale, specie negli organi di vertice, aumenta la creatività, le idee, evita l’appiattimento dei progetti e assicura un processo decisionale robusto.

La Legge Golfo Mosca

Con la Legge Golfo Mosca sono stati per la prima volta introdotti nel 2011 obblighi di parità di genere negli organi di amministrazione e delle
società quotate nei mercati regolamentati, le quote sono state poi prolungate e aumentate. La diversità di genere è un valore promosso anche dalla Banca D’Italia nelle disposizioni di vigilanza delle banche ed è stato introdotto l’obbligo per i board delle banche di avere una composizione diversificata nella sua accezione più ampia, non solo quindi in termini di genere ma anche di età, competenze e provenienza geografica. Questo tipo di iniziative sono in corso anche a livello europeo e internazionale, il G7 di recente è intervenuto proprio sul discorso della partecipazione femminile ai temi economici e per raggiungere questi obiettivi non basta il rispetto delle quote imposte dalla legge ma serve garantire parità di condizioni competitive tra i generi che richiede appunto di riequilibrare il GAP salariale ma anche di approntare un sistema di welfare adeguato perché le donne possano dedicare il tempo necessario alla loro carriera lavorativa.

La Gender Economics

Cito ancora qualche dato, come dicevo prima i Paesi dove vi è minore disparità di genere sono quelli più sviluppati, il Fondo Monetario Internazionale afferma che il tasso di occupazione femminile rappresenta uno stimolo fortissimo alla crescita del PIL e più precisamente aumenterebbe l’economia globale ben del 35%, un pensiero questo condiviso dalla Harvard Business School secondo cui una piena parità di
generi nel mercato del lavoro con una attenzione al campo economico e finanziario porterebbe nel 2025 ad avere un PIL globale annuo pari al
26%. La Gender Economics, l’economia di genere, è un filone di ricerca proprio atto a dimostrare che le politiche di genere influenzano l’andamento economico di un paese e su questo assunto si impegna a contrastare le diseguaglianze di genere per realizzare un cambiamento
globale. Questi sono i dati ma noi dobbiamo insistere che battersi per la parità di genere migliora la crescita, la società e crea un vantaggio
per tutti.

Il tempo guadagnato dalle donne è la via per evolvere la società, lì dove le donne hanno spazio aumenta il livello di istruzione e quello imprenditoriale, calano la violenza, la fame, la povertà, diritti femminili e società più sana viaggiano di pari passo. Quindi il lavoro, la carriera e gli spazi delle donne migliorano la vita di tutti facendo crescere comunità e paese intero. Lavoriamo su questo ma anche su un vero e proprio cambio di una mentalità che fa fatica a sradicarsi e a modificarsi, ci vuole una vera e propria azione educativa a partire dagli uomini.