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Viareggio rende omaggio a D’Annunzio e Viani e alla loro “eterna inquietudine”

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Riceviamo dalla testata ilbuongiorno.com e pubblichiamo volentieri questo articolo

Dopo l’inaugurazione della mostra di Lorenzo Viani avvenuta qualche mese fa a Villa Mirabella presso il Vittoriale degli italiani – e che ad oggi è stata visitata da 150mila persone – si è aperta lo scorso 9 luglio quella di Gabriele D’Annunzio alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (GAMC) di Viareggio, completando così il progetto Lorenzo Viani, Gabriele d’Annunzio eterna inquietudine del quale chi scrive è l’ideatrice.

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Gabriele D’Annunzio

L’inquadratura di un sala della mostra

Se nell’immaginario collettivo le Alpi Apuane con i loro marmi rievocano alla mente il nome di Michelangelo Buonarroti, le spiagge, il mare e le pinete della Versilia ricordano quello di Gabriele D’Annunzio. Le ragioni di questa mostra sono dettate dal fatto che nessun altro luogo, a parte Firenze, è stato così intensamente amato e vissuto dal poeta come il territorio compreso tra Bocca d’Arno e la Versilia. Qui frequentò assiduamente le spiagge di San Rossore e scrisse le prime Laudi dell’Alcyone. Assieme a Eleonora Duse soggiornò in località il Secco, tra Viareggio e Motrone, ai tempi in cui tutta la fascia costiera fino alla foce del Magra era una spiaggia incontaminata davanti al grande polmone della pineta che si dirada verso l’interno, quando il mare e cielo si riempiono di vapori lattiginosi e giocano coi riflessi azzurrini e argentei delle Apuane. Qui D’Annunzio, potendo cavalcare liberamente tra la sabbia e le onde, vide la Versilia nella sua nudità e la fece parlare nelle sue poesie come nei suoi indimenticabili versi de La pioggia nel pineto, composta tra il luglio e l’agosto del 1902 appartenente all’Alcyone assieme a tante altre liriche come Il Gombo dove è evidente l’idea di onorare l’eredità shelleyana e di celebrare i luoghi del mito: Tre dissi quivi immenseparole il Mistero del Mondo / per Mare, pel Lito per l’Alpe, visibile / enigma divino / che inebria di spavento / e d’estasi l’anima umana / cui travagliano il peso / del corpo e il travaglio dell’ale.

Il percorso espositivo fra abiti e accessori appartenuti a D’Annunzio

«Quell’epifania avvenuta sulla spiaggia tirrenica ha sacralizzato quei luoghi e ne ha rilevato la natura e la funzione numinosa – commenta così la poesia Umberto Sereni nel catalogo della mostra alla Galleria di Arte Moderna – il Gombo acquisisce l’identità di un santuario di culti orfico-prometeici e la Versilia (..) viene vissuta come il luogo prediletto dal mito».
A Viareggio, infatti, era morto l’8 luglio del 1822 uno dei più celebri poeti romantici Percy Bysshe Shelley al quale d’Annunzio si sentiva debitore come si legge in una pagina dei suoi Taccuini datata Pisa – San Rossore 15 gennaio del 1896. «La pineta del Gombo. Tutta la spiaggia arenosa è cosparsa di alghe morte, dalle radici contorte e nodose. Il mare grigio romoreggia. Una solitudine immensa, quasi terrificante. Da lungi le montagne di Carrara con la cima suprema di Monte Pellegrino coperta di neve. Un sole declinante indora la macchia dei pini e l’arena umida. Tutto il gran cielo è puro, lontanissimo. E il cadavere di Percy Shelley approda, d’improvviso, sotto i miei occhi. La mia ombra si disegna lunghissima sulla sabbia into something rich and strange».

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Oggetti e profumi della collezione del Vittoriale

Lorenzo Viani

Sempre a Viareggio nasce, il 1 novembre del 1882, Lorenzo Viani con il quale d’Annunzio condivise vari momenti della sua vita (come si vede nella bellissima foto di Mario Numes Vais scattata il 14 luglio del 1907) e con cui realizzò il volume Vogliamo vivere (1922), dedicato al legionario Alceste de Ambris e il numero unico di P.B. Shelley, in occasione del centenario della morte del poeta britannico.

A Viareggio non è mai stata organizzata una mostra dedicata al grande romanziere, poeta, drammaturgo, patriota interventista fiumano, e artista Gabriele D’Annunzio. Egli incarna, in una Italietta Giolittiana a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, a volte nei modi più spettacolari ed esuberanti, la crisi delle certezze del Positivismo e il rifiuto della massificazione della società borghese. Fin dalla giovinezza D’Annunzio seppe far coincidere la fase dell’estetismo con il principio della “vita come opera d’arte”.
Mediante il percorso espositivo nelle sale della galleria viareggina il visitatore può percepire “la vita inimitabile” del poeta ammirando gli oggetti che gli appartennero, i documenti, le lettere, le poesie e le foto, al Vittoriale, della Prioria e dello Schifamondo, la nuova ala progettata nel 1926 dallo stesso D’Annunzio e dall’architetto Giancarlo Maroni.

La sala della mostra con un ritratto di Eleonora Duse

Dopo la delusione subita dello scacco fiumano, il Vate si dedicò a realizzare un luogo che potesse accogliere, come egli disse: “i resti dei miei naufragi”. Il Vittoriale degli Italiani è in effetti, “il testamento di un uomo in pantofole, come di un soldato e di un raffinato collezionista”. La mostra realizzata dal Comune di Viareggio, dalla Fondazione il Vittoriale degli Italiani mediante il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca – che rimarrà aperta fino al 15 Ottobre – è a cura di Giordano Bruno Guerri e dell’architetto Paolo Riani che ha altresì realizzato il progetto espositivo assieme a Laura Mirabelli, oltre al catalogo (Corsiero Editore) con grafica di Andrea Lancellotti e saggi di Alessandra Coppa, Veronica Ferretti, Giordano Bruno Guerri, Paolo Riani e Umberto Sereni.

Viareggio rende omaggio a D’Annunzio e Viani

Immagine di apertura: l’ingresso della mostra su D’Annunzio alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio

  • tutte le foto del servizio sono di Pietro Riani

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