Le raccomandazioni previdenziali del Fondo Monetario Internazionale

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Tra i principali profili di attenzione del Rapporto sul nostro Paese elaborato dal Fondo monetario internazionale vi è quello demografico, considerando il processo di progressivo invecchiamento che caratterizza l’Italia. Al fine di fronteggiare gli effetti negativi del declino demografico sul Pil occorre porre in essere una strategia coerente per aumentare significativamente la produttività. Per questo sono ritenute essenziali riforme e investimenti per aumentare la produttività e ammodernare l’economia. All’allentamento delle pressioni demografiche potrebbe contribuire anche l’invertire la direzione della migrazione.

Uno dei principali riverberi dell’ “inverno demografico” è sul sistema pensionistico con riferimento al quale si sottolinea l’andamento della spesa previdenziale che sono pari mediamente al 16 per cento del Pil contro una media dell’area euro del 13 per cento. La spesa per le pensioni dovrebbe aumentare nei prossimi 25 anni man mano che il la popolazione invecchia, aggiungendo fino oltre due punti percentuali alla spesa e aumentando sostanzialmente il debito pubblico a medio-lungo termine, nonostante l’introduzione del metodo di calcolo contributivo che rappresenta in ogni modo un utile antidoto per il contenimento dell’onere previdenziale. La raccomandazione è quella di evitare nuove uscite anticipate.

Attingendo al recente Rapporto sulle tendenze della spesa pensionistica della Ragioneria Generale dello Stato va ricordato in ogni modo come nel nostro sistema vi siano due automatismi intrinseci del sistema i quali operano in modo coordinato al fine di preservare le condizioni di equilibrio finanziario e sostenere il livello delle prestazioni, in un contesto di invecchiamento della popolazione. Essi sono rappresentati dalla revisione biennale dei coefficienti di trasformazione, in funzione delle probabilità di sopravvivenza (e l’adeguamento dei requisiti minimi per l’accesso al pensionamento in funzione delle variazioni della speranza di vita.

Per comprendere come si evolverà il nostro ordinamento occorre attendere l’autunno per verificare quali sono le risorse finanziarie disponibili alla luce della Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanze. Tra le ipotesi di flessibilità in uscita di cui si discute emergono quota 96 (61 anni di età e 35 di versamenti) per i lavori gravosi e usuranti, quota 41 con calcolo integralmente contributivo del trattamento pensionistico e la proroga per un ulteriore anno di quota 103.