Cyber Index PMI. Solo il 45% delle PMI intervistate riconosce il rischio cyber

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Cyber Index PMI ha l’obiettivo di promuovere la diffusione della cultura digitale tra le piccole e medie imprese italiane
•        Secondo il Rapporto, che ha coinvolto oltre 700 imprese, le PMI italiane raggiungono complessivamente un livello di consapevolezza in materia di sicurezza digitale di 51 su 100. Il 45% delle PMI intervistate riconosce il rischio cyber ma solo il 14% ha un approccio strategico in materia e la capacità di valutare il rischio cyber e di mitigarlo; il 55% è poco consapevole con un 20% che si può definire principiante
•        Cyber Index PMI è l’iniziativa promossa da Confindustria e Generali con il contributo scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e la partnership istituzionale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale
•        Continua il roadshow per diffondere la cultura del cyber risk: con la partecipazione delle associazioni industriali, delle PMI presenti su tutto il territorio italiano e la Rete di consulenti ed esperti Generali

I rischi cyber delle aziende di piccole e medie dimensioni

Il Rapporto Cyber Index PMI misura lo stato di consapevolezza in materia di rischi cyber delle aziende di piccole e medie dimensioni.
Cyber Index PMI, realizzato da Generali Confindustria, con il supporto scientifico dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano e con la partecipazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, evidenzia e monitora nel tempo il livello di conoscenza dei rischi cyber all’interno delle organizzazioni aziendali e le modalità di approccio adottate dalle stesse per la gestione di tali rischi.

Giancarlo Fancel Country Manager & CEO di Generali Italia ha dichiarato: “Consapevoli della nostra responsabilità sociale in qualità di primo assicuratore in Italia, vogliamo contribuire in maniera concreta a diffondere tra le imprese la cultura della cyber sicurezza, ad accrescere la consapevolezza della vulnerabilità rispetto al rischio informatico e a sottolineare l’importanza dell’adozione di adeguate soluzioni di protezione. Lo facciamo con iniziative concrete a livello nazionale e locale: oggi, infatti, presentiamo il Rapporto Cyber Index PMI 2023 e mettiamo a disposizione delle organizzazioni aziendali le nostre competenze e la nostra esperienza in tema di identificazione dei rischi cyber. Oltre a strumenti assicurativi innovativi, ci impegniamo a far sì che nel corso del tempo le PMI italiane siano sempre più consapevoli su un tema cruciale e sfidante per il nostro Paese, la nostra economia e la nostra società”.

Bruno FrattasiDirettore Generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha dichiarato: “Promuovere l’innovazione e favorire la trasformazione digitale delle PMI italiane significa anche metterle in condizione di saper gestire il rischio derivante dagli incidenti informatici. A ciò si aggiunge anche la sfida posta dall’affermarsi di tecnologie dirompenti come l’Intelligenza Artificiale e il quantum computing, con tutte le opportunità e rischi che ne conseguono. Il rapporto presentato oggi, a cui ACN ha fornito pieno supporto, fotografa una realtà ben nota del proliferarsi e inasprirsi delle insidie digitali. Ecco perché è fondamentale fornire alle aziende italiane strumenti di autovalutazione come il “Cyber index PMI” per comprendere il grado di maturità nell’affrontare la minaccia cyber e predisporre quindi opportune misure tecnologiche e organizzative per alzare il livello di protezione e stimare il cosiddetto rischio residuo”.

Agostino Santoni, Vice Presidente di Confindustria per il Digitale ha detto“I numeri dimostrano che la protezione dei dati è ormai un tema ineludibile. Dal 2018 al 2022 gli attacchi informatici a livello globale sono aumentati del 60% e, solo in Italia, nel corso del 2022, abbiamo registrato un incremento del 169% rispetto all’anno precedente. Nel settore manifatturiero abbiamo raggiunto la cifra record di +191,7% e la spesa in cybersecurity nel nostro Paese ha raggiunto 1.590 milioni di euro nel 2022, in costante crescita. È la dimostrazione di quanto stia aumentando la consapevolezza dei rischi legati alla sicurezza informatica, tanto che nella sfera imprenditoriale ormai è considerata un fattore strategico di competitività. Per questo Confindustria si è impegnata a sensibilizzare il proprio Sistema associativo sulla cybersecurity, con particolare attenzione alle PMI. Si tratta di un tema che l’attuale fase di transizione digitale ha reso ancora più urgente e, per gestire l’implementazione dei nuovi processi, va affrontato lavorando sulle competenze del capitale umano”.

Remo Marini, Group Head of IT & Operations Risk & Security di Assicurazioni Generali ha dichiarato: “Da anni assistiamo ad una crescita rilevante degli attacchi informatici e mai come oggi, il panorama delle minacce cyber, ulteriormente aggravato dal contesto geopolitico, rende ancora più urgente la necessità per le imprese di individuare le possibili fonti di rischio cyber, stimarne l’entità e, infine, lavorare alla loro mitigazione. In particolare, proprio le piccole e medie imprese risultano essere dei soggetti particolarmente vulnerabili e per questo occorre supportarle da subito: aumentando la loro consapevolezza in materia di rischi cyber, accrescendo il loro livello di maturità e di protezione e, fornendo loro gli strumenti assicurativi utili a mitigare il rischio residuo. In questa direzione si sta muovendo da anni il Gruppo Generali e il Cyber Index PMI ne è la prova tangibile”.

Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano ha affermato: “Il Rapporto Cyber Index PMI evidenzia complessivamente una situazione di scarsa consapevolezza dei rischi cyber, in uno scenario dove le PMI rappresentano il motore dell’economia del nostro Paese e sono partner strategici di grandi imprese in filiere di rilevanza nazionale ed internazionale. Le difficoltà a stanziare fondi e a internalizzare figure professionali dedicate rendono complesso identificare minacce e priorità di azione e spesso l’approccio al rischio cyber è solo di tipo artigianale. Solo il 14% dele organizzazioni si può considerare maturo, con un approccio strategico alla materia e in grado di mettere in campo le corrette leve di attuazione con iniziative che riguardano persone, processi e tecnologie.”

Quattro livelli di maturità per le PMI italiane: è quanto emerge dal Rapporto Cyber Index PMI 2023

Il dato principale che emerge dal Rapporto è la necessità di una maggior diffusione e promozione della cultura dei rischi cyber tra le organizzazioni aziendali di piccole e medie dimensioni. Le 708 PMI coinvolte nel Rapporto raggiungono complessivamente un valore di medio di Cyber Index a 51 su 100 (il livello di sufficienza è 60 su 100).
Cyber Index PMI è derivato da una valutazione su tre diverse dimensioni: l’approccio strategico, la capacità di comprendere il fenomeno e le minacce (identificazione), l’introduzione di leve per mitigare il rischio (attuazione). Il Rapporto evidenzia come, seppur vi sia una crescente attenzione sulla materia, manchi un vero e proprio approccio strategico che preveda la definizione di investimenti e la formalizzazione di responsabilità da parte della popolazione aziendale italiana, con un punteggio medio di 54 su 100. Sebbene le leve di attuazione siano maggiormente sviluppate, con un valore di 56 su 100, le PMI hanno difficoltà nello stabilire priorità, perché mancano le azioni di identificazione corrette che permettano di approcciare il tema in maniera più oculata e consapevole, punteggio medio di identificazione 43 su 100.
I rispondenti, rappresentativi dell’intera popolazione di PMI italiane, possono essere raggruppati in 4 livelli di maturità:
•        il 14% è considerato maturo: ha un approccio strategico alla materia, è pienamente consapevole dei rischi ed è in grado di mettere in campo le corrette leve di attuazione con iniziative che riguardano persone, processi e tecnologie
•        il 31% può essere definito come consapevole: è in grado di comprendere le implicazioni dei rischi cyber, ma con una capacità operativa spesso ridotta per poter mettere in campo le corrette azioni
•        il 35% è informato: non pienamente consapevole del rischio cyber e degli strumenti da mettere in atto, si approccia al rischio cyber in modo «artigianale»
•        il 20% può essere definito principiante: poco consapevole dei rischi cyber e con una quasi nulla implementazione delle misure di protezione
Il Rapporto non registra rilevanti differenze territoriali mentre il livello di maturità delle imprese è correlato con la dimensione aziendale: da un valore medio di 43 per le micro-imprese, a uno di 53 per le piccole e fino a 61 per le medie.
Il 58% delle PMI manifesta un’attenzione concreta attraverso un budget stanziato per la sicurezza informatica della propria azienda: tuttavia, nella maggior parte dei casi rientra nel più ampio investimento destinato all’IT, solo il 17% ne prevede uno ad hoc. In termini di mitigazione del rischio, il 57% ha una dotazione tecnologica per il monitoraggio delle anomalie; il 41% prevede contromisure per limitare l’esposizione degli utenti aziendali a rischi informatici, attraverso un’azione sul fattore umano, ovvero tramite policy comportamentali o iniziative di formazione degli utenti; infine, il 17% delle aziende intervistate ha già sottoscritto una soluzione assicurativa dedicata, mentre il 29% non è a conoscenza delle possibilità di copertura del rischio cyber.

Continua il roadshow di Confindustria e Generali per diffondere la cultura della cyber sicurezza tra le piccole e medie imprese italiane

Se è vero che parte delle PMI italiane hanno ben compreso l’importanza della sicurezza informatica e si stanno dunque attrezzando per affrontare uno scenario in continua evoluzione, le aziende che hanno dimensione ridotta complicano il percorso nel suo insieme. Vi è ancora, infatti, una quota significativa di aziende che faticano a gestire il rischio in maniera oculata e che ne sottovalutano i potenziali impatti. È necessario dunque un cambio di mindset rispetto alla gestione dei rischi cyber che deve essere interpretata come fattore abilitante della trasformazione digitale. Inoltre, valutando la centralità assunta dalla materia nel contesto sociale e globale in cui viviamo e con l’obiettivo di rendere resiliente l’economia del Paese, si sente il bisogno di un approccio sistemico in cui intervengano anche le istituzioni per definire opportunità di investimento comuni e rafforzare le infrastrutture aziendali.
Nell’ottica di aumentare la conoscenza su temi di rischi cyber e di attacchi informatici per le imprese, sono previsti incontri di formazione e workshop su base territoriale. Gli esperti di Generali e la rete agenziale coinvolgeranno, con la loro consulenza di valore, le imprese associate a Confindustria, per garantire una maggior consapevolezza dei rischi legati alla crescente digitalizzazione e per proteggere le imprese dal crimine informatico. La seconda tappa dell’iniziativa, dopo quella di Venezia Mestre, sarà il 26 ottobre a Parma e, nel corso dei mesi, proseguirà nel corso dell’anno coinvolgendo Firenze, Torino, Genova, Milano, Perugia e Bologna.
Per promuovere la cultura del cyber risk al grande pubblico, a partire da novembre sarà inoltre pubblicato sulle principali piattaforme audio il primo podcast di Generali Italia a tema Cybersecurity. Composto da 4 episodi, il podcast fa parte di “Semplice Come”, il progetto audio di Generali Italia lanciato nel 2017 per semplificare argomenti complessi.