Obbligazionario, il fascino dell’Estremo Oriente

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Lo stimolo fiscale messo in campo dal Giappone è deludente. Misure di questo tipo dovrebbero contribuire ad accelerare la crescita, tuttavia le dimensioni e il mix delle componenti di spesa diretta suggeriscono che l’impatto sarà modesto e non sufficiente a portare ad un periodo prolungato di reflazione o ad un’ulteriore debolezza dello yen. Lo stimolo è destinato principalmente alle infrastrutture (quindi ha un impatto limitato sull’inflazione), e il settore corporate probabilmente accantonerà la maggior parte della liquidità derivante da queste misure. Il desiderio della Bank of Japan di rendere più ripida la curva continua a non realizzarsi.

L’inflazione rimane ostinatamente bassa. Il mercato non è convinto dallo stimolo fiscale, e anche le compensazioni per bilanciare l’aumento dell’IVA che ha avuto effetto il 1° ottobre 2019 sono disinflazionistiche, poiché i prezzi dell’istruzione sono stati ridotti per attutire l’impatto degli aumenti fiscali. Inoltre, la parte anteriore della curva si è spostata verso l’alto più velocemente rispetto alla parte più lunga, in quanto gli investitori hanno scontato la possibilità di ulteriori tagli dei tassi di interesse. Riteniamo che tali tagli manchino di efficacia. Spingere i tassi in territorio ancor più negativo non si traduce in un abbassamento dei tassi dei prestiti, anzi, può danneggiare il settore finanziario. In un sistema in cui la maggior parte del credito è creato dalle banche, un intervento di questo tipo può fare più male che bene.

Lo yen è poco costoso in termini di valutazioni, ed è sostenuto dagli investitori giapponesi che continuano a guardare verso l’esterno in cerca di attività a più alto rendimento. Se il sentiment del rischio globale rimane solido, i flussi in uscita impediranno probabilmente un significativo apprezzamento dello yen. Tuttavia, in un evento risk-off, la valuta potrebbe rafforzarsi materialmente.

Visti i rendimenti bassi o addirittura negativi in gran parte dell’universo obbligazionario dei mercati sviluppati, vale la pena guardare oltre i G3. Le obbligazioni sovrane asiatiche stanno progressivamente diventando una parte più significativa dell’universo obbligazionario globale: il peso dell’Asia ex Giappone nel Bloomberg- Barclays Global Treasury Index investment grade è di circa il 6,5% e comprende sette mercati. Tradizionalmente, la Corea del Sud è stata la componente più importante di questo sottoindice regionale. I cambiamenti nei rendimenti delle obbligazioni coreane sono stati storicamente abbastanza correlati con i movimenti dei rendimenti dei Treasury – e le obbligazioni coreane vengono ora scambiate a rendimenti più bassi rispetto agli Stati Uniti.

Tuttavia, in un significativo sviluppo del mercato, Bloomberg ha aggiunto le obbligazioni cinesi onshore ai suoi indici nel secondo trimestre del 2019. Per quanto il peso della Cina sia attualmente pari a circa il 2,5% dell’indice globale*, questo aumenterà progressivamente nel corso del 2020 fino a raggiungere un valore intorno al 6%.

I rendimenti obbligazionari statunitensi sono aumentati nel quarto trimestre del 2019, rimanendo tuttavia inferiori di oltre l’1% rispetto ai rendimenti dei titoli decennali cinesi e malesi. Anche durante il rally dei Treasury del 2019 si è registrata una risposta più moderata in questi due mercati obbligazionari asiatici locali. Empiricamente si possono vedere i potenziali benefici di diversificazione derivanti dagli investimenti in questi due mercati, dato che non ricalcano i movimenti dei rendimenti dell’obbligazionario statunitense.

Se guardiamo ai principali mercati obbligazionari mondiali i paesi con rendimenti obbligazionari superiori a zero sono relativamente pochi. Lo stesso indice globale Bloomberg-Barclays Global Treasury Index ha attualmente un rendimento inferiore all’1%*. I titoli di stato malesi hanno registrato un rialzo nel 2019, ma continuano ad offrire rendimenti ben al di sopra di molte alternative; un titolo di stato malese con rating A e scadenza decennale rende il 3,4% – mentre persino i titoli greci a 10 anni con rating inferiore all’investment grade rendono solo l’1,4%.

Una crescita globale modesta ma positiva, in particolare per il settore manifatturiero e il commercio, dovrebbe essere ampiamente favorevole alle prospettive di questi due mercati obbligazionari asiatici. Dato che la ricerca di rendimento da parte degli investitori continua, questi mercati dovrebbero trarne vantaggio. In termini di posizionamento, entrambi i mercati sono generalmente sottoinvestiti dagli investitori stranieri – fornendo potenzialmente un ulteriore contesto tecnico positivo.