Come investono i fondi pensione

-

Gli investitori istituzionali possono rappresentare uno dei soggetti finanziatori  che possono contribuire a riaccendere il motore dello sviluppo economico spento dalla crisi da Covid 19. Particolarmente allarmanti sono le stime del Fondo Monetario Internazionale secondo cui il ‘Great Lockdown’, la grande chiusura, costituisce la recessione peggiore dalla Grande Depressione degli anni 1930 e decisamente peggio della crisi del 2008.

La previsione espressa è di un -3% di riduzione del Pil  mondiale nel 2020 con una ripresa il prossimo anno del 5,8%. Nel nostro Paese il FMI intravede una riduzione del Pil del 9,1% con una ripresa nel 2021 del 4,8%. Tra gli investitori istituzionali rilievo particolare assumono i fondi pensione che hanno una gestione finanziaria tendenzialmente  stabile e orientata nel medio -lungo periodo.

Quali sono le “forze in campo” ?   Sulla base di stime preliminari della Covip, alla fine del 2019 le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari superano i 184 miliardi di euro, con una crescita di oltre il 10 per cento rispetto all’anno precedente; esse si ragguagliano al 10,4 per cento del PIL e al 4,1 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Come investono poi le forme pensionistiche complementari ?  Interessante idea può trarsi dal recente Bollettino statistico del Mefop. Al 30 settembre 2019 i fondi pensione negoziali investono il 19,9% in titoli di capitale e i fondi pensione aperti il 20,8%.

Andando alla ripartizione geografica i negoziali investono il 3,6% in Italia, il 24,1% in altri Paesi dell’area euro, il 7,7 in altri Paesi Ue, il 47,8% negli Stati Uniti, il 9% in altri Paesi Ocse, l’1,5% in altri Paesi non Ocse; i fondi pensione aperti per il 6,3% in Italia, il 37% in altri Paesi area euro, il 7,7% in altri Paesi Ue, il 37,9% negli Stati Uniti, il 4,6% in Giappone, il 5,6% in altri Paesi Ocse, lo 0,9 % in altri Paesi non Ocse.

Molto interessante poi la disamina della esposizione in titoli di capitale per settore di attività economica. In utilities è investito il 5% dell’investimento azionario dei fondi negoziali e il 4% degli aperti, in telecomunicazioni l’8% dei negoziali e il 9% degli aperti,   nel sanitario ll’11% dei negoziali e il 12% degli aperti , in real estate l’1% sia dei negoziali che degli aperti, in materiali il 6% di entrambi, in IT il 13% dei negoziali e il 15% degli aperti,  nel settore industriale il 12% dei negoziali e l’11% degli aperti, nel finanziario il 17% dei negoziali e il 16% degli aperti , in energia il 5% dei negoziali e il% degli aperti,  in beni di consumo ciclici l’11% dei negoziali e il 10% degli aperti.  Come viene sottolineato poi in un approfondimento pubblicato sul Blog del Mefop i titoli di debito sono gli strumenti finanziari maggiormente presenti nel patrimonio dei Fondi pensione italiani, con un peso in portafoglio decisamente superiore rispetto ai titoli di capitale.

L’esposizione complessiva in titoli di debito dei Fondi pensione negoziali (Fpn) è pari a 30,8 mld € (pari al 65,3% delle risorse in gestione), di questi circa il 60% è rappresentato da titoli emessi nell’Unione Europea (UE); le obbligazioni statunitensi e le Eurobbigazioni pesano, rispettivamente, il 20% e il 18,7%.

I Fondi pensione aperti (Fpa) detengono titoli di debito per un totale di circa 7,7 mld € (pari al 44,8% del patrimonio complessivo), la gran parte dei quali emessi nell’UE (il 78,7%). USA ed Eurobbligazioni, meno presenti nei portafogli rispetto ai Fpn, rappresentano complessivamente il 19,8% dell’esposizione totale nell’asset class.

I valori di home bias raggiungono livelli molto elevati (25,6% nei Fpn e 38,9% nei Fpa): si registra, dunque, una diffusa tendenza a sovra-pesare i titoli di debito italiani rispetto ai benchmark di mercato