Rapporto annuale dell’ Adepp: va rivisto il regime fiscale delle Casse di previdenza

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E’ stato pubblicato il X Rapporto Adepp sui liberi professionisti,  categoria produttiva che rappresenta circa il 6 per cento dei lavoratori italiani .  Partendo dalla consistenza numerica dell’”universo” delle Casse di previdenza essa è pari a 1.672.000 iscritti con un incremento del 28 per cento in 14 anni.  La crescita del numero di iscritti, viene sottolineato, è dovuta in parte ai nuovi ingressi, in parte all’aumento dell’età di pensionamento e del numero di pensionati che continuano a svolgere l’attività lavorativa anche dopo il pensionamento.

I profili demografici:  per quel che riguarda l’analisi demografica , la maggior parte degli iscritti Adepp rientra nella fasce d’età 40-60 anni (circa il 53 per cento).  Si profila poi quel fenomeno che viene definito come «Silver Economy», per cui fatto 100 il numero degli iscritti al 2005 si nota come mentre gli iscritti attivi siano aumentati del 23 per cento quello dei pensionati attivi (che continuano ad esercitare la libera professione dopo il pensionamento) è aumentato di più del 100 per cento. Gli under 40 rappresentavano, nel 2005, quasi il 41% del totale degli iscritti. Tale quota è scesa costantemente negli anni arrivando a circa 28,1 punti percentuali nel 2019.  Si evidenzia ancora  una crescita pressoché costante negli anni della rappresentanza femminile tra i professionisti italiani. Le donne sono passate, infatti, dal 30% degli iscritti ad oltre il 40% degli iscritti in 13 anni. Le donne sono mediamente più giovani degli uomini (l’età media delle donne è di circa 45 anni, contro i 50 degli uomini). Le donne under 40 sono circa il 37% del totale contro il 22% degli uomini. Dal punto di vista geografico la regione con la maggiore percentuale di professionisti è il Lazio con 31 professionisti ogni mille abitanti. In generale, le regioni del centro Italia sono quelle con il maggior numero percentuale di professionisti

I dati reddituali:  andando ai profili economici il Rapporto sottolinea come il reddito nominale dei liberi professionisti è aumentato negli ultimi 14 anni del 2,4%.  Il reddito reale, deflazionato con IPCA, è sceso di quasi il 14%.  I liberi professionisti “under 40” guadagnano 1/3 dei loro colleghi over 50.  Le libere professioniste donne dichiarano il 45% in meno dei loro colleghi uomini. La media dei redditi tra le donne è di circa 24 mila euro mentre quella tra gli uomini di 43 mila euro. I professionisti nel sud Italia dichiarano poi un reddito del 50% inferiore ai colleghi del nord Italia mentre i professionisti del centro Italia dichiarano il 20% in meno. Anche a livello regionale vi è un significativo gender pay-gap. Al Nord la differenza uomo donna è del 46%, al Centro del 47% mentre al Sud del 43% . Decisamente elevate sono le differenze di reddito dei professionisti che si registrano nelle diverse regioni italiane. I redditi più alti vengono dichiarati dai professionisti uomini in Lombardia: circa 65mila euro annui. Quelli più bassi in Calabria dove una professionista dichiara poco più di 13mila euro

Patrimonio e asset allocation delle Casse:  negli ultimi sette anni il Patrimonio delle Casse di Previdenza ha registrato una crescita continua e costante passando dai circa 65,6 miliardi di euro del 2013 ai circa 96 miliardi di euro di fine 2019 con un incremento complessivo di 46 punti percentuali.  Tale incremento ha riguardato tutti gli anni in analisi con un tasso di crescita percentuale pari al 9,55% tra il 2013 e il 2014, al 4,96% tra il 2014 e il 2015 e al 6,05% tra il 2015 ed il 2016, 6,6% tra il 2016 ed il 2017, 2% tra il 2017 ed il 2018 e 10,33% nell’ultimo anno considerato. La crescita va analizzata alla luce di due fattori interconnessi ovvero, da un lato i contributi complessivamente incassati sono superiori alle uscite derivanti dalle prestazioni erogate – per un saldo positivo complessivo di circa 20,6 miliardi nel periodo di analisi – e dall’altro i rendimenti conseguiti sugli attivi che ammontano a circa 1,5% netto annuo in media tra il 2013 ed il 2019. Per quel che riguarda l’asset allocation le tre componenti predominanti sono i fondi di investimento mobiliari per una quota del 28%, altri fondi di investimento per il 21,3% e Titoli di Stato con una quota del 15,8%. Cresce poi la sensibilità all’investimento in strumenti ESG con circa 8 miliardi di euro ivi indirizzati e in forte crescita. In alcuni casi superano l’80% del capitale investito.

I profili fiscali:   il Rapporto sottolinea ancora la discrasia fiscale rispetto ai fondi pensione.  La prima differenza riguarda l’aliquota di tassazione dei rendimenti che per i fondi pensione è il 20 per cento e per le Casse il 26 per cento. La seconda differenza riguarda le modalità di imposizione fiscale delle prestazioni pensionistiche. Nel caso dei Fondi Pensione, la base imponibile della prestazione pensionistica (fase di erogazione) viene calcolata al netto dei rendimenti conseguiti. In questo modo, nella fase dell’erogazione viene tassata la sola parte della prestazione pensionistica relativa ai contributi versati; non vengono, quindi, tassati i rendimenti conseguiti (già tassati nella fase di maturazione). La base imponibile delle prestazioni pensionistiche delle Casse viene invece calcolata al lordo dei rendimenti conseguiti. In questo modo, viene assoggettata a tassazione sia la parte dei contributi correttamente non tassati nella fase del versamento che la parte dei rendimenti già tassati nella fase di maturazione. Quindi, gli Enti Previdenziali Privati e i propri iscritti subiscono una duplice tassazione sostanziale dei rendimenti, si rimarca. Una prima volta nella fase della maturazione e una seconda nella fase dell’erogazione delle prestazioni.