2021: un primo bilancio

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Nel fare un bilancio delle prime settimane del 2021 va segnalato che in alcuni casi le cose non sono andate come ci si aspettava. Alcuni attivi di rischio sono in una fase di stallo, alla ricerca di un catalizzatore che possa spingerli di nuovo al rialzo.

Fondamentali

Poiché la ripresa economica dipende prevalentemente dal successo della campagna vaccinale, i primi dati di Israele che indicano una notevole riduzione del tasso di contagio sulla scia delle immunizzazioni sono indubbiamente un segnale positivo. Tuttavia desta preoccupazione la dichiarazione di Moderna secondo cui il suo vaccino, pur efficace contro la variante sudafricana del virus, non funziona altrettanto bene contro altre varianti. Intanto, i problemi sul fronte delle forniture dei vaccini hanno raffreddato le aspettative europee di una ripresa delle attività. I mercati hanno anche digerito le recenti dichiarazioni meno accomodanti delle Banche Centrali. Ai continui tentativi della Banca del Giappone di irripidire la curva dei rendimenti nipponici si sono aggiunte le dichiarazioni della Banca Centrale Europea che ha sottolineato come la dotazione del suo programma di acquisti per l’emergenza pandemica non debba essere necessariamente utilizzata appieno se le condizioni finanziarie permangono favorevoli. La Bank of Canada ha invece segnalato la sua apertura nei confronti del tapering. A gennaio, intanto, gli indici dei responsabili degli acquisti hanno confermato il rallentamento nella maggior parte delle economie sviluppate, sulla scia di un’altra tornata di misure di lockdown. Gli Stati Uniti, tuttavia, continuano a fare eccezione. Nonostante le preoccupazioni per gli andamenti futuri, l’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale proietta la crescita globale nel 2021 al 5,5%, ossia 0,3 punti percentuali in più rispetto alle precedenti previsioni. Questa revisione al rialzo riflette gli effetti positivi attesi dalla campagna vaccinale e l’ulteriore sostegno che dovrebbe arrivare dalle misure politiche, ad esempio dal pacchetto di stimoli fiscali da 1,9 miliardi di Dollari proposto negli Stati Uniti dal presidente Biden.

Valutazioni quantitative

Nonostante fosse opinione diffusa, a inizio anno, che il contesto fosse propizio agli attivi di rischio, ad oggi alcuni mercati obbligazionari non hanno generato i rendimenti che ci si sarebbe aspettati. Ad esempio, non si è realizzata una delle migliori idee emerse dal nostro Investment Quarterly di dicembre, focalizzato sul debito emergente: di fatto, da inizio anno i titoli di Stato in valuta forte hanno conseguito rendimenti negativi. In taluni casi i rendimenti attesi sembrano essere stati anticipati alla fine del 2020, mentre anche il mercato sembra aspettare un catalizzatore in grado possa spingere al rialzo gli attivi di rischio.

Fattori tecnici

Con gli investitori a caccia di rendimento, la domanda di credito è stata vigorosa. Da marzo 2020, ogni mese i fondi statunitensi Investment Grade hanno registrato sottoscrizioni per un totale di 165 miliardi di Dollari. A gennaio, tuttavia, gli afflussi sono scesi a 9,2 miliardi di Dollari, da una media mensile del quarto trimestre di 13,3 miliardi. Inoltre, gli afflussi di gennaio non hanno tenuto il passo con gli alti livelli di offerta generati da emittenti che continuano a sfruttare le favorevoli condizioni di finanziamento per collocare capitale a costi contenuti. A gennaio, le società statunitensi Investment Grade hanno già emesso debito per un valore superiore a 110 miliardi di Dollari. Ciò detto, i primi segnali di indigestione cominciano a fare capolino. (Tutti i dati sono aggiornati al 26 gennaio 2021).

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Poiché una parte dei rendimenti attesi quest’anno è stata anticipata alla fine del 2020, era forse inevitabile che gli attivi di rischio non riuscissero a confermare la corsa al rialzo. Anche alcuni recenti avvenimenti, ad esempio il maggiore livello di offerta, l’orientamento meno accomodante delle Banche Centrali e nuove ondate e varianti del virus, hanno giocato a sfavore. Riteniamo, tuttavia, che alla fine la domanda di attivi di rischio prevarrà. L’orientamento delle Banche Centrali segnala di continuare ad utilizzare politiche fiscali a sostegno, piuttosto che un cambiamento di rotta. Nel contempo, l’attività economica dovrebbe migliorare a mano a mano che verranno alleggerite le misure di lockdown, soprattutto se la campagna vaccinale avesse il successo ottenuto finora da Israele. Nel complesso, nutriamo ancora un certo ottimismo sugli attivi di rischio, convinti che ci siano tuttora ampi margini.