Il lento percorso verso la normalizzazione delle banche europee

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Il quarto trimestre del 2020 ha visto un punto di inflessione negli utili delle banche europee. Pur con questi ultimi sotto pressione durante l’anno, la solvibilità delle banche ha battuto le aspettative e le proiezioni della Banca Centrale Europea. I dividendi agli azionisti dovrebbero aumentare nel corso di quest’anno, con la sospensione che sarà revocata nel settembre 2021. La solvibilità continua ad essere la nota positiva nei resoconti sugli utili delle banche. Sulla base del nostro campione, il CET1 medio è aumentato ancora nel trimestre, dal 13,4% pre-Covid-19 al 14,2%. Ancora più importante per gli obbligazionisti, l’eccesso di capitale rispetto ai requisiti è aumentato sequenzialmente a 18 miliardi di dollari, con un aumento vicino al 50% rispetto ai livelli pre-Covid-19. La resilienza delle banche è stata chiaramente superiore alle aspettative, superando le proiezioni della BCE nell’ambito dello scenario centrale nel quadro dell’analisi di vulnerabilità condotta nel luglio 2020, che presupponeva un calo del CET1 al di sotto del 13%.

Dato che le posizioni patrimoniali delle banche hanno superato sia gli obiettivi dei team di gestione che i requisiti normativi con un margine significativo nell’ultimo trimestre dello scorso anno, l’attenzione si è spostata sulle distribuzioni agli azionisti. Mentre i dividendi sono stati sospesi nel 2020 e sono stati imposti dei limiti fino a settembre 2021, oltre questo punto c’è una chiara volontà di restituire l’eccesso (oltre gli obiettivi di gestione) agli azionisti. In teoria, i dividendi dovrebbero essere dannosi per gli obbligazionisti riducendo il capitale in eccesso, ma la storia ora è cambiata.

Oggi la capacità di pagare dividendi riflette sia la tranquillità dei regolatori nei confronti dei modelli di business delle banche sia le prospettive economiche. Pertanto, dato che le restrizioni verranno eliminate, questo è un catalizzatore positivo, a nostro avviso, in quanto implica una maggiore certezza sulla ripresa, anziché sul continuo trattenimento degli utili da parte delle banche. Notiamo anche che la capacità di pagare i dividendi è positiva per le valutazioni azionarie e abbasserà il costo del capitale proprio delle banche, che crediamo sia di supporto per la capacità degli istituti di credito di raccogliere capitale laddove necessario, e quindi la resilienza del sistema finanziario. Un ulteriore segno di normalizzazione è la qualità degli asset, rimasta resiliente nel quarto trimestre, con le perdite su crediti che stanno tornando ai livelli pre-Covid-19. L’incertezza permane, con nuovi lockdown (soprattutto in Europa) bilanciati dai progressi del programma di vaccinazione e da nuovi dati favorevoli sulle infezioni. Le perdite su crediti del quarto trimestre sono aumentate rispetto al terzo, riflettendo la stagionalità e l’impatto delle banche che hanno modificato i loro scenari macro. Con un costo del rischio di poco inferiore ai 60 punti base, le banche hanno accantonato meno della metà rispetto ai livelli di picco nella prima metà del 2021, a 120 punti base dei prestiti.

Un tema chiave per gli investitori rimane il percorso futuro degli NPL. Con le misure di garanzia del governo ancora in vigore, che sostituiscono il reddito per gli individui e forniscono liquidità alle imprese, i tassi di insolvenza sono rimasti contenuti. La quota di sofferenze delle banche fino ad oggi non ha visto un impatto significativo, addirittura sono in modesto calo da settembre 2020 a un minimo del 2,8% secondo il quadro operativo dei rischi del terzo trimestre dell’European Banking Authority. Questo aumenterà inevitabilmente man mano che le misure di supporto per gli individui e le imprese si esauriranno, molto probabilmente nella seconda metà del 2021 e per tutto il 2022, anche se il quantum rimane incerto. Data la forte risposta dei governi, delle banche centrali e delle autorità di regolamentazione, vediamo un impatto più limitato rispetto ai cicli precedenti. Inoltre, c’è stato qualche movimento positivo sulla resilienza dei portafogli di prestiti delle banche. La maggior parte delle moratorie concesse ai clienti sono già scadute al quarto trimestre 2020, con la grande maggioranza dei clienti che hanno ripreso il normale programma di pagamento e con insolvenze molto limitate. Ad esempio, l’80% dei 112 miliardi di euro di moratorie concesse da Banco Santander è scaduto al 4° trimestre, e solo il 3% delle moratorie scadute è andato in sofferenza, in linea con il portafoglio prestiti complessivo. Questa tendenza è stata ampiamente coerente nel settore, con una sorpresa al rialzo per la qualità degli asset delle banche.

La resilienza delle banche rimane sostenuta da forti posizioni di solvibilità e dall’anticipazione delle future perdite di credito attese secondo le nuove norme contabili (IFRS 9), il che riflette la nostra conviction sul settore finanziario europeo. Mentre ci aspettiamo un certo aumento degli NPL fino a livelli gestibili, l’entità del front-loading degli accantonamenti nel 2020 dovrebbe portare a un calo degli LLP nel 2021. I vincitori relativi del 2020 sono le banche con un’esposizione limitata ai prestiti (orientate al wealth e all’asset management) o quelle con divisioni di investment banking più grandi, che hanno beneficiato della volatilità del mercato e di una maggiore attività del mercato dei capitali durante l’anno.

Le prospettive per la redditività del 2021 rimangono sfidanti, data la persistente incertezza rispetto al Covid-19 e la continua pressione sui margini di interesse netti delle banche a causa dei tassi bassi. Nel medio termine ci aspettiamo che i livelli di redditività del settore migliorino grazie a una combinazione di tagli aggressivi dei costi, fusioni e acquisizioni e altre misure strategiche adottate dalle banche per rendere i loro modelli di business adeguati alle esigenze future. Dal punto di vista degli obbligazionisti, la lezione fondamentale del 2020 è la capacità delle banche di rimanere redditizie nonostante uno scenario di stress test reale.