Il termometro della dispersione

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Un anno fa, di questi tempi, cominciava una fase di turbolenza, sia per i mercati che le aziende, data la contemporaneità di due fenomeni quali furono lo shock petrolifero da un lato e la crisi pandemica dall’altro. Da allora, con il sostegno da parte delle Banche centrali e dei governi, l’universo delle aziende si è notevolmente ripreso dalle fasi più acute della crisi.

Un modo per provare a valutare la volatilità attesa per le singole aziende passa attraverso l’esame della dispersione (nel nostro caso osserviamo la quota di mercato che scambia in un intervallo inferiore o superiore alla media di 100 punti base). E, da questo punto di vista, tutti i mercati high yield hanno recuperato i livelli registrati nella fase precedente alla crisi.

Dal punto di vista degli investitori tutto ciò porta a determinate implicazioni. Innanzitutto diventa ancora più importante l’attività di selezione dei singoli titoli – sia che si tratti di ottimizzare la corretta esposizione alla duration utilizzando il mercato dei CDS o che si tratti di assicurarsi come massimizzare il rendimento totale di un determinato titolo scegliendo il roll-down ottimale. Allo stesso tempo, in un contesto caratterizzato da tassi in aumento e da una differenza di grado di maturità del ciclo tra le differenti aree geografiche a livello mondiale (per esempio nel raffronto tra Stati Uniti ed Europa) è fondamentale essere in grado di affacciarsi sul mercato del credito adottando una prospettiva globale, prestando particolare attenzione all’esposizione geografica e valutaria.