La lenta e progressiva affermazione della guida autonoma

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Sarebbe un errore sottovalutare i massicci investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle imprese tecnologiche e dell’automotive intenzionate ad assicurare la propria supremazia nel campo della guida autonoma.  Sostenute dalle aziende tecnologiche, le attività di ricerca e sviluppo hanno visto un passaggio dal settore pubblico a quello privato nel campo dei finanziamenti e della ricerca dei talenti. In un solo decennio, la guida autonoma è diventato un luogo d’incontro delle iniziative di ricerca e sviluppo messe a punto dai colossi della Silicon Valley, dalle case automobilistiche tradizionali e dalle nuove potenze mondiali come la Cina. Si ritiene che almeno 16 miliardi di dollari siano già stati investiti in progetti di ricerca sui veicoli autonomi, con Waymo in cima alla lista con 3,5 miliardi di dollari di investimenti.

Attualmente è possibile usufruire di hardware e software per veicoli tramite piattaforme come Autopilot di Tesla, Drive Pilot di Mercedes e ProPilot di Nissan, sistemi che offrono un certo livello di autonomia, ma progettati per assistere il conducente e non per sostituirlo. Per un’autonomia completa come quella a cui abbiamo assistito nel film Minority Report di Spielberg, dovremo aspettare ancora degli anni. Gli attuali modelli di auto sono dotati di funzionalità come il controllo di crociera e/o il Lane Assist, che fanno parte di sistemi di supporto per il conducente noti come ADAS (Advanced Driver-Assistance System), in cui il conducente deve comunque monitorare l’ambiente di guida e può trasferire il controllo all’auto per un periodo di tempo limitato, e sono progettati principalmente per migliorare la sicurezza complessiva del conducente e rispettare gli standard normativi in materia di sicurezza sempre più rigorosi come il programma NCAP (New Car Assessment Program). Secondo le stime di Infineon, impresa leader nel campo dei semiconduttori per il settore automobilistico, le auto dotate di funzionalità ADAS rappresentano circa la metà di tutte le auto prodotte nel 2020. Entro il 2025, questa quota dovrebbe raggiungere il 73%.

Se si trasferisse completamente il controllo dell’auto alla tecnologia, sarebbe l’auto a controllare l’ambiente di guida. Si tratta di un futuro ancora difficile da immaginare, sia perché al momento assistiamo solo ad alcuni esperimenti con i robotaxi, sia perché le divergenze nelle previsioni riflettono la difficoltà nel fornire una valutazione accurata delle future opportunità di mercato offerte dai veicoli autonomi. Ad esempio, in termini monetari, le stime vanno da miliardi a migliaia di miliardi di dollari, a seconda delle fonti. Un’altra divergenza di vedute riguarda le tempistiche esatte, in cui la maggior parte degli esperti non prevede un’affermazione della guida autonoma prima della fine degli anni 2020.

Dal punto di vista dello sviluppo, inoltre, assistiamo a numerosi progetti pilota con i veicoli a guida autonoma, che però si svolgono in aree extraurbane e con condizioni meteorologiche stabili, come il servizio di trasporto a chiamata a guida autonoma di Waymo, ad esempio, disponibile nella periferia di Phoenix, in un’area di 130 km². Molto probabilmente, questi taxi non riuscirebbero a gestire il traffico nelle ore di punta a New York o a guidare in una strada islandese immersa nella nebbia. Ci sono numerosi ostacoli da superare: sensori che dovrebbero essere in grado di adattarsi alle condizioni climatiche avverse; sicurezza molto avanzata per evitare gli attacchi informatici alle auto; connettività in tempo reale, per permettere alle auto di reagire entro un millisecondo sulla base dei dati ricevuti dalle altre auto o da un’infrastruttura. Inoltre, è necessaria la collaborazione degli enti normativi e dei governi per cambiare i codici della strada e le infrastrutture stradali e le compagnie assicurative dovranno modificare le polizze dal punto vista delle responsabilità e delle richieste di risarcimento corrispondenti.

Sebbene sia necessario attendere ancora degli anni, i progressi tecnologici a cui abbiamo assistito nell’ultimo decennio sono stati immensi, e numerosi progetti attualmente in fase di sviluppo vanno al di là del concetto di mobilità personale. Ad esempio, Waymo, oltre a disporre della già citata flotta di 600 taxi autonomi che operano nell’area di Pheonix, collabora con UPS per le spedizioni dei pacchi a livello locale. Lyft ha fornito oltre 75.000 spostamenti in taxi a Las Vegas in collaborazione con Aptiv. Walmart e Domino’s Pizza stanno testando la consegna di prodotti alimentari con veicoli autonomi a Houston, in collaborazione con NURO. In Svezia, Coca Cola utilizza il sistema autonomo elettrico di Einride per trasportare merci nei magazzini del settore alimentare. L’azienda cinese produttrice di veicoli elettrici NIO sta collaborando con Mobileye di Intel per lanciare un servizio di robotaxi a Shangai. NAVYA e Air France offrono un servizio di trasporto autonomo dei bagagli nell’aeroporto di Tolosa.

Impatto sul settore auto

Nel complesso, la migrazione verso una maggiore autonomia rientra in una fase di ripensamento di più ampia portata che coinvolge il settore automobilistico da alcuni anni. In seguito al “Dieselgate” gli enti normativi considerano il settore come uno dei principali avversari nella lotta al cambiamento climatico. Sulla scia dell’irrigidimento delle verifiche alle emissioni a livello globale, le case automobilistiche sono state costrette a investire nell’elettrico e a fare meno affidamento sulla propria attività principale degli ultimi decenni. Inoltre, l’idea del possesso dell’auto è stata messa in discussione dall’affermazione di servizi di trasporto a chiamata e di condivisione come Uber, Lyft, Didi o BlaBlaCar. Infine, il settore automobilistico ha assistito a una forte convergenza tra le case automobilistiche tradizionali e le aziende tecnologiche, di pari passo con l’aumento della quantità di dati scambiati. Sebbene ci siano svariati esempi di partnership tra le due parti, l’equilibrio dei poteri è cambiato.

Opportunità di investimento

Con ogni nuovo modello di auto, vengono lanciate nuove e avvincenti funzionalità ADAS, in grado di offrire un’autonomia sempre maggiore ai conducenti, spostando l’equilibrio sempre più dal controllo umano al controllo da parte della macchina, grazie al miglioramento delle funzionalità di rilevamento, che implica la presenza di un numero maggiore di sensori nelle auto, oltre al miglioramento dei sensori dedicati a funzioni specifiche come la visione notturna, la visibilità in curva e la guida in condizioni climatiche avverse. Un esempio è rappresentato dagli ingenti investimenti nella tecnologia Lidar, sia dal punto di vista della ricerca e sviluppo che dalla prospettiva degli investitori. I sistemi Lidar a rotazione continua installati sui tetti dei veicoli autonomi inviano migliaia di pulsazioni laser al secondo. Queste ultime, a loro volta, si scontrano con gli oggetti che circondano l’auto e tornano indietro, offrendo una vista a 360 gradi dell’ambiente circostante quasi istantanea. In virtù di queste caratteristiche, Lidar è considerata una tecnologia fondamentale per la guida autonoma. In generale, i fornitori di semiconduttori per il settore automobilistico e, più nello specifico, di sensori (videocamere, radar e Lidar) dovrebbero trarre i maggiori vantaggi dall’attuale scenario.

A eccezione delle aziende che forniscono piattaforme hardware (per attività di rilevamento o elaborazione) per l’incremento dell’autonomia dei veicoli, la maggior parte della catena di valore della guida autonoma è ancora dietro le quinte dal punto di vista degli investitori. Più nello specifico, gran parte delle attività di ricerca e sviluppo viene svolta da imprese non quotate in borsa o da case automobilistiche, fornitori di livello 1 e aziende tecnologiche che, almeno per il momento, generano la maggior parte delle proprie entrate altrove.